Il sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro, ha partecipato ad Ancona all’Assemblea annuale di Anci Marche dove, tra le questioni affrontate nell’intervento, il Primo cittadino barese ha lamentato la disparità attualmente esistente tra i consiglieri regionali ed i sindaci di Comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti, ai fini della candidabilità al Parlamento. Disparità che, secondo Decaro, solleverebbe un possibile tema di “dignità” istituzionale per i sindaci. Infatti: ha esclamato Decaro: “Non cerchiamo privilegi, vogliamo essere trattati come le altre figure istituzionali”. Per poi aggiungere che “i sindaci sono il crocevia tra i problemi vecchi e nuovi e l’avamposto ai quali si rivolgono tutti i cittadini per i problemi anche che non sono di competenza del Comune”. Ma per accennare alle questioni che verosimilmente più gli interessavano personalmente, Decaro nell’intervento finalizzato ad affrontare la “dignità” istituzionale dei sindaci ha cominciato col dire: “Non parlo degli stipendi che ci hanno aumentato senza che lo avessimo chiesto” e proseguendo affermare: “ma ad esempio non si capisce perché un sindaco di un Comune con più di 15mila abitanti non possa candidarsi al Parlamento, se non dimettendosi prima, e possa fare solo due mandati da sindaco nonostante sia l’unico rappresentante istituzionale ad essere eletto direttamente dai cittadini. Non è così per i consiglieri regionali, né per i parlamentari”. Temi, quello della candidabilità al Parlamento e possibilità di terzo mandato consecutivo per i sindaci, a cui il presidente barese dell’Anci è evidentemente interessato in prima persona, poiché – come è noto – il suo secondo mandato di sindaco di Bari scadrà nella primavera del 2024 e, restando invariata la legge in vigore, Decaro non potrà riproporsi per una terza volta di seguito alla guida del Comune capoluogo. Ma forse non è soltanto questo il “problema” personale di Decaro, perché nel 2024 in concomitanza con le amministrative baresi ci sarà il rinnovo dei rappresentati nazionali per il Parlamento europeo, quindi il Primo cittadino di Bari potrebbe tentare la sua permanenza sulla scena politica con la candidatura al Parlamento di Bruxelles. Però, probabilmente, non sarebbe questa la massima aspirazione politica di Decaro. Infatti, le sue aspirazioni per il dopo Palazzo di Città potrebbero essere sicuramente altre. Ossia un ritorno al Parlamento nazionale, che – come si ricorderà – nel 2014 Decaro aveva lasciato, dopo l’elezione a sindaco, per incompatibilità, oppure potrebbe ambire nel 2025 a succedere a Michele Emiliano nella carica di presidente della Regione Puglia, qualora quest’ultimo dovesse decidere di non riproporsi. Però, per entrambi questi traguardi ci sono per Decaro delle situazioni oggettive che gli impedirebbero di poter programmare con certezza il futuro della sua carriera politica. Infatti, per una sua eventuale candidatura a governatore non vi è certezza che Emiliano nel 2025 non si ripresenti, considerato che la legge elettorale pugliese non prevede per il governatore un divieto di terzo mandato consecutivo. Ed il presidente Emiliano ha già fatto sapere che tale ipotesi non sarebbe per lui da escludere a priori. Quindi, l’altra possibile aspirazione di Decaro, ossia il ritorno a Roma da parlamentare, sarebbe per lui concretizzabile nel 2023, ciò un anno prima della scadenza del suo secondo mandato da sindaco. Però, stante alla normativa in vigore, Decaro per potersi candidare nel 2023 alla Camera o al Senato dovrebbe dimettersi almeno sei mesi prima delle politiche, se la Legislatura in corso andrà a termini alla scadenza naturale, Invece, in caso di scioglimento anticipato, le dimissioni da sindaco dovranno essere date in concomitanza con l’accettazione della candidatura. Quindi, Decaro se vorrà essere candidato alle prossime politiche in ogni caso dovrà abbandonale la carica di sindaco in anticipo e, quindi, di conseguenza farebbe sciogliere il Consiglio comunale barese almeno un anno prima del termine naturale del 2024. E, forse, proprio conseguentemente a tale ultima ipotesi, il Primo cittadino barese si è lamentato, nel suo recente intervento all’Assemblea marchigiana dell’Anci, della disparità normativa esistente per la candidabilità al Parlamento tra sindaci ed altre figure istituzionali. Insomma, ancora una volta Decaro da presidente dell’Anci ha dimostrato di essere forse più attento alle prerogative personali dei sindaci nel rapporto con altre istituzioni, piuttosto che ai problemi di gestione dei Comuni e, quindi, dei cittadini nel contesto ordinamentale regionale e nazionale. Però, le “priorità” personali dei sindaci – a detta di qualche bene informato – “non sono di certo una novità nell’Anci dell’era Decaro”. Peccato, però, che al sindaco di Bari e presidente Anci finora nessuno abbia suggerito di leggersi gli atti parlamentari, preliminari all’approvazione della normativa che ha reso incandidabili al Parlamento i sindaci dei Comuni con popolazione maggiore ai 15mila abitanti, oppure spiegato le reali ragioni per cui detta incandidabilità, in permanenza di mandato, è stata introdotta ed ha tutt’oggi una sua ragion d’essere. Valida, a maggior ragione, anche con i sindaci eletti direttamente.
Giuseppe Palella
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