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Decaro pur di non tagliare gli sprechi introduce un’altra tassa

Tanto tuonò che …alla fine anche a Bari sarà introdotta la tassa comunale di soggiorno. Infatti, dopo il recente aumento della Tari e tutte le altre imposte e tassi comunali ai massimi consentiti delle tariffe, dal prossimo gennaio arriverà anche la tassa di soggiorno per coloro che verranno a pernottare in uno degli alberghi, b&b o case vacanza cittadine. Secondo i dati in possesso dell’Assessorato comunale, da giugno ad agosto di quest’anno nelle strutture di soggiorno del capoluogo pugliese sono transitate 435.443 presenze e considerando che nella scorsa estate la media di pernottamento in tali strutture baresi è stata di due giorni ed ipotizzando che la media dell’imposta di soggiorno in via di introduzione si aggiri sui due euro, il Comune di Bari incasserebbe più di due milioni e mezzo di euro di tasse da soggiorno. Risorse che – assicura l’Amministrazione barese ora che si accinge ad introdurre tale balzello – saranno impiegate per finanziare iniziative proprio a favore del settore turistico. Salvo, poi, a vedere se, una volta introdotta, la tassa di soggiorno sarà effettivamente utilizzata unicamente per migliorare e potenziare l’attrattività turistica cittadina, oppure finirà nel calderone comunale di spesa, per far fronte in maniera indistinta anche degli sprechi che nel Palazzo cittadino di corso Vittorio Emanuele abbondano soprattutto per far fronte ai lauti costi degli amministratori comunali e financo municipali, oltre che per il sostegno alle consuete “congreghe” clientelari della politica ed agli “amici degli amici” del sindaco di turno e dei suoi sodali. Infatti, a Bari anche gli oneri di urbanizzazione dovrebbero essere risorse a destinazione vincolata e, quindi, essere destinati unicamente per spese riguardanti il miglioramento del tessuto urbano cittadino, a cominciare dai servizi necessari al potenziamento degli impianti di acqua e fogna, gas e pubblica illuminazione, oltre agli interventi di arredo urbano e di ben tenuta di vie e marciapiedi. La realtà barese, invece, è ben altra poiché buona parte delle risorse provenienti dagli esosi oneri urbanistici spesso l’Amministrazione comunale li usa per fare altro. Infatti, ci sono intere zone della città, dove negli ultimi anni dal Comune sono stati incassati milioni di euro provenienti da oneri edilizi per le urbanizzazioni primarie e secondarie, ma che sono ancora prive di adeguate condotte di acqua e fogna o di impianti efficienti per la pubblica illuminazione. Da non dimenticare, inoltre, che a Bari i costi per imprese e cittadini per tutto ciò che ruota introno al comparto urbanistico, a cominciare dalle semplici certificazioni di destinazione in Prg dei suoli, che risultano enormemente superiori a quelli di Comuni anche viciniori al capoluogo. Basti penare – ad esempio – che i diritti fissi comunali per un certificato di destinazione urbanistica a Bari è addirittura quattro volte maggiore di un’identica certificazione conseguita per un suolo ricadente nel Comune di Bitonto. Ma a Bari, nonostante oneri urbanistici alle “stelle” ed imposte e tasse comunali quasi sempre al massimo consentito dal Legislatore, la “Cassa” cittadina ha bisogno evidentemente anche della facoltativa “tassa di soggiorno”, che dal 2023 dovrebbe procurare al Comune – secondo i dati dell’Amministrazione Decaro – un ulteriore gettito annuale di circa due milioni e mezzo di euro. Però, sarebbe bene che l’Amministrazione barese, oltre a dire in anticipo qual è la previsione di entrata per il Comune da questo nuovo ed ulteriore “balzello”, dicesse anche qual è il programma di spesa (come annunciato dall’assessora al Turismo di Decaro, Ines Pierucci) in favore della ricettività turistica cittadini, a fronte di questa risorsa aggiuntiva per l’Amministrazione del capoluogo. E ciò al fine di poter poi verificare, da parte dei baresi, se effettivamente la “tassa di soggiorno” sarà utilizzata per il comparto, come attualmente dichiarato, oppure servirà solo “a far cassa” al Comune, per coprire altri “buchi” di Bilancio, come sovente accade per gran parte degli oneri urbanistici che pur sono, in teoria, a destinazione vincolata. In definitiva, il sindaco Decaro, in circa otto anni di amministrazione, finora ha solo introdotto incrementi di aliquote ed aumenti dei tributi locali, ma nessun taglio di spesa per i costi dei politici comunali anche quando questi ultimi sono facoltativi, come nel caso dei finti ed inutili Municipi di decentramento. Ed a Bari dal 2023 una tassa interesserà anche gli “ospiti” che nella nostra città da sempre danno da vivere agli operatori turistici e commerciali di altri settori. C’è solo da augurarsi che il nuovo “balzello” (che si sarebbe potuto tranquillamente evitare sforbiciando gli sprechi per i politici comunali) non si trasformi in un boomerang per il commercio barese e, in particolare, per gli operatori alberghieri, di b&b e case vacanza che, oltre ad aumentare le tariffe per la sola tassa di soggiorno comunale, dovranno necessariamente aggiungere qualcosa in più per i costi contabili e gestionali della stessa.

 

Giuseppe Palella

 

 


Pubblicato il 22 Novembre 2022

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