Cronaca

Decaro sindaco “fuor di misura”. A quando le scuse anche alla Città?

L’avvocato barese Michele Laforgia, fondatore e leader dell’associazione politico-culturale di sinistra “La giusta causa”, oltre che amico e stimatore del Primo cittadino di Bari per sua stessa ammissione, è notoriamente il legale di fiducia del sindaco Antonio Decaro. Però, lo stesso Laforgia, mercoledì scorso con un proprio post su Facebook, è divenuto il principale e più qualificato accusatore di Decaro per le modalità adottate da quest’ultimo nel fare osservare le recenti regole governative anti-Covid 19. Infatti, partendo proprio da dette modalità, Laforgia ha scritto su Facebook: “devo dire che non condivido il suo modo di far osservare le regole di distanziamento sociale”. “Regole – ha anche sottolineato il penalista – che rispetto e che tutti dobbiamo rispettare, obbedendo senza eccezioni alle prescrizioni delle autorità.” Ma Laforgia, prima di passare al vero e proprio  “j’accuse” nei confronti dell’illustre cliente, gli concede un’altra “lisciatina”, forse, di prassi più che di circostanza, affermando: “comprendo anche che un Sindaco si senta chiamato a dare il buon esempio, verificando in prima persona il comportamento dei ‘suoi’ cittadini. Lo comprendo, anche se non lo condivido del tutto, perché il potere pubblico va esercitato con pudore e misura”. Ma poi il noto penalista, senza esitazione alcuna, manifesta la propria accusa a Decaro, sia pure sotto mitigata forma, e dichiara: “dissento apertamente quando si traduce nel mettere alla gogna, a reti unificate – il video è ormai dappertutto, reti nazionali comprese – un anziano che si recava, sbagliando, a pranzare dalla figlia”. Perché ha spiegato Laforgia, rivolgendosi direttamente al suo accusato: “se vuoi fare il padre morale della cittadinanza – e ammesso che questo sia il ruolo di un Sindaco – fai spegnere la telecamera e lo accompagni a casa, o vai a fare, privatamente, il cazziatone alla figlia. Ma esporre un anziano al pubblico ludibrio non va bene. E spero che Antonio se ne renda conto e riconosca che in questa occasione, sia pure a fin di bene, si è fatto prendere la mano”. E la reprimenda, forse, avrebbe potuto  pure fermarsi qui. Perché già abbastanza pesante, se si considera tutto ciò che potrebbe emergere da una presunta e possibile violazione della privacy (effettuata per giunta in presenza di agenti di Polizia locale), abuso di potere, etc. Invece no. Laforgia nello stesso suo post aggiunge un’altro velata accusa, forse addirittura più grave della precedente per un sindaco che, con simili iniziative, mira verosimilmente a farsi passare nell’immaginario collettivo come “campione” di efficientismo. Infatti, il benevolo “accusatore” del sindaco Decaro  nel prosieguo aggiunge  testimonianza su fatti che (se non propriamente sotto l’aspetto giuridico, quantomeno per quello politico-amministrativo) sullo stesso Primo cittadino lascerebbero molto desiderare, poiché denotano distrazioni e, quindi, omissioni nella vigilanza dell’Autorità comunale su un sito importantissimo della città, qual è il Policlinico di Bari.  Ma vediamo cos’altro dice Laforgia nel post. “Sanzionare con 533 euro un comportamento di questo tipo è semplicemente ridicolo. Le sanzioni devono essere proporzionate alle trasgressioni, anche nello stato di emergenza: altrimenti dovremmo fucilare seduta stante tutti coloro che si mettono alla guida ubriachi, o circolano con una mano sul volante, la sigaretta in bocca e il cellulare nell’altra. Stamattina, peraltro, mi è capitato di dover andare al Policlinico, dove, a parte l’assenza di qualsiasi distributore di detergente per le mani, ho constatato con i miei occhi numerosi ‘assembramenti’, anche nei pressi della caffetteria interna, misteriosamente aperta. Non credo di dover sottolineare che gli ospedali sono i luoghi a maggior rischio di contagio, a Bari come in tutta Italia, e che proprio dagli ospedali sono partiti i primi focolai dell’infezione, mietendo vittime anche fra medici e infermieri. Ecco, se proprio vogliamo dare il buon esempio dovremmo partire da lì, non dagli anziani che circolano per strada, magari perché, a differenza nostra, sono soli e non hanno una casa confortevole in cui stare”. Ma è nella parte finale del post che giunge, forse, l’affondo (morale e politico) più duro dell’avvocato Laforgia a Decaro, ma non solo a lui! “C’è una retorica del popolo irresponsabile – dichiara il penalista – che non mi piace e con cui non sono d’accordo”, perché “non è per colpa della ‘gente’ che ci troviamo nei guai, non è la ‘gente’ ad aver disarmato la sanità pubblica, sottovalutato l’epidemia in Cina, girato spot per invitare Milano e Bergamo a non fermarsi, proseguito i campionati di calcio negli stadi sino a marzo inoltrato, omesso di distribuire mascherine nelle fabbriche e negli ospedali prima che diventassero introvabili, sottovalutato il pericolo del contagio nelle case di riposo per anziani (e, tuttora, nelle carceri)”. “La ‘gente’ tutto sommato – conclude Laforgia – è rimasta a casa, come dimostrano i grafici degli spostamenti registrati da Google e le curve dei ricoveri e del contagio negli ultimi giorni. E continuare a prendersela con la ‘gente’ è un modo per nascondere le colpe e i ritardi di chi aveva la responsabilità di pensarci prima e il potere per agire preventivamente”. “Certo, – ha commentato da ultimo l’accusatore mediatico di Decaro – non è tempo di polemiche. Ma neppure per portare il cervello all’ammasso”. Anche perché sarebbe politicamente paradossale se Laforgia avesse polemizzato diversamente da come ha fatto con il protagonista dell’episodio predetto, considerato che lui stesso lo scorso anno è stato uno dei “grandi” elettori di Decaro, tanto da fare addirittura una lista civica (ndr – “Bari bene comune”) a sostegno della riconferma. Ma questo è tutto un altro discorso. Ciò che invece ora rileva è che Laforgia con il suo post ha ricordato, in sintesi, al suo cliente (sindaco ed amico) ciò che era scritto anticamente sul tempio greco di Apollo a Delphi, ovvero: “Nulla fuor di misura”. Oltre che verosimilmente, in concreto, a non essere soltanto un sindaco “da spot” televisivi. Il risultato immediato del post di Laforgia – come è forse già noto – è stato quello di produrre “doverose” scuse da parte di Decaro all’anziano signore multato in corso Mazzini. “Ma quando – ha esclamato ironicamente (ma non troppo!) qualche barese – il Sindaco si scuserà anche con la cittadinanza, per gli spot simili messi in onda da circa in mese?” Di certo il tempo per la propaganda e l’autopromozione personale verrà. Ed è allora che Decaro, oltre alle “commedie” da “asilo” della politica, potrà addirittura farsi girare un film promozionale. E magari dal suo amico produttore cinematografico, nonché patròn del “Bari calcio”, Aurelio De Laurentiis. Invece, in questo tempo di drammi e fatti tragici – ad avviso di molti – è solo il momento di agire concretamente e possibilmente in silenzio. E, se questo suggerimento proprio non dovesse riuscirgli al sindaco Decaro per le sue prossime ed eventuali uscite, non sarebbe male se per i suoi prossimi “spot” personali, oltre che farsi consigliare dalle società di comunicazione e promozione politica, consultasse anche il proprio avvocato.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 10 Aprile 2020

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio