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Decaro tira un sospiro di sollievo dopo il ripensamento di Di Rella

Può tirare un sospiro di sollievo il Primo cittadino di Bari, Antonio Decaro (Pd), dopo la riconferma di Pasquale Di Rella (Pd) sullo scranno più alto dell’aula “Dalfino”. E, soprattutto, dopo che sono riusciti a convincere quest’ultimo a ritornare sui propri passi. E, quindi, a non tener fede alla irrevocabilità delle dimissioni presentate la scorsa settimana. Infatti, lo scoglio più difficile da superare sembrava proprio la determinazione dimostrata inizialmente da Di Rella a voler sedere tra i banchi dell’aula “Dalfino” da semplice consigliere, per poter essere libero di prendere posizione sulle diverse questioni che interessano la Città e “servire meglio  – come dichiarato su Facebook dalla moglie Angela De Manna – le cittadine ed i cittadini baresi”. Però, alla fine, la premiata ditta “Decaro & C.” è riuscita nell’obiettivo di re-ingabbiare Di Rella nel recinto delle logiche di maggioranza e giochi di partito ed a farlo rientrare nei ranghi, in modo da non creare ulteriori problemi ad un sindaco ed a una maggioranza politica che – a giudizio di più di un addetto ai lavori dello stesso schieramento – “fanno acqua da tutte le parti!”.  Usare il plurale, per indicare i protagonisti che hanno convinto Di Rella a mettere la retromarcia sulle dimissioni da presidente del consiglio comunale, è d’obbligo. Infatti, a detta degli stessi bene informati dello schieramento di maggioranza, persuadere Di Rella non è stato facile. Ma non è stato neppure opera impossibile visto come sono poi andate le cose, perché a convincerlo di risedersi nuovamente sulla poltrona che aveva appena lasciato non è stato certamente il sindaco Decaro da solo, ma sono quasi sicuramente intervenuti altri persuasori. O, forse, meglio dissuasori, che hanno poi indotto il Presidente del consiglio dimissionario a recedere dal proposito. E tra coloro che sono intervenuti su Di Rella c’è verosimilmente il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano (Pd) che, oltre ad avere un feeling particolare con il principale sponsor del Presidente dimissionario, l’imprenditore barese Nicola Canonico, di Di Rella conosce bene pregi, difetti ed ambizioni, avendolo avuto al proprio fianco al Comune di Bari, prima da assessore al Personale e, poi, da Presidente del consiglio per l’intero secondo mandato da sindaco. Per cui, ancora una volta, dovrebbe essere stato proprio Emiliano a togliere al sindaco “renziano” Decaro, nonché neo presidente dell’Anci, le castagne dal fuoco con Di Rella, ma soprattutto ad evitare che con l’abbandono della presidenza del consiglio da parte di quest’ultimo si aprisse una fase incontrollabile all’interno della maggioranza di centrosinistra a Palazzo di Città. Ma per scongiurare tale ipotesi non è escluso che Decaro abbia chiesto aiuto anche a qualche autorevole esponente nazionale della corrente renziana, oltre che al segretario del Pd pugliese, Marco Lacarra, che non a caso si è recato personalmente in Aula ad assistere al dibattito di lunedì sera che ha preceduto la rielezione di Di Rella. Quali sono state le possibili lusinghe politiche (o, a voler essere meno materialisti,  argomentazioni) che hanno convito il Presidente dimissionario a farsi rieleggere? Non è certo difficile immaginarlo ed azzardare ipotesi al riguardo. Infatti, è noto da tempo negli ambienti del Pd barese che Di Rella sta ormai stretto a livello comunale e già nel 2013 ha ambito ad un ruolo da parlamentare, candidandosi alla Camera nelle liste del Centro democratico di Bruno Tabacci. Per cui non è da escludere che Decaro, tramite i vertici romani dell’area renziana, abbia fatto balenare a Di Rella l’ipotesi di una candidatura ad elezione quasi certa (perché gradita a Renzi!) nella locale lista del Pd alle prossime elezioni politiche. Ma ancor più alettante per Di Rella potrebbe essere stata l’ipotesi di una sua successione a Decaro come candidato sindaco, alle prossime amministrative baresi che – stante a quanto si dice in giro – potrebbero verificarsi anche in anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato nel 2019, perché non è un mistero per nessuno ormai che lo stesso Decaro non vede l’ora di ritornare a Roma da parlamentare, candidandosi alla Camera alle prossime politiche. Quindi, è possibile che proprio su quest’ultima ipotesi possa essere stato il governatore Emiliano, insieme al segretario regionale Lacarra, a farsi garante con Di Rella di una sua candidatura a sindaco di Bari per un anticipato “dopo Decaro”. Ma queste sono solo ipotesi. Quel che è certo, invece, è che per ora, con la re-neutralizzazione di Di Rella alla presidenza dell’aula “Dalfino” il sindaco ha preso tempo, scongiurando una possibile scomposizione del mosaico che lo tiene “in vita” nell’Aula del consiglio comunale barese. Usque tandem? (Fino a quando?). Questo è da vedere, sia perché i malumori che serpeggiano all’interno della maggioranza barese non ruotano unicamente intorno alle ambizioni ed ai desiderata del Presidente del consiglio comunale, ma vi sono anche altri autorevoli “calibri” politici che non intendono di certo fare più da spettatori alla carriera politica di Decaro, né di altri a cui quest’ultimo possa aver promesso future progressioni di carriera politica, al sol fine di evitare che il “puzzle” si scomponga e lui cada precipitosamente nel vuoto politico da cui, per altro, è rapidamente sorto; sia perché lo scenario politico nazionale e, in particolare, pugliese potrebbe comunque cambiare dopo l’esito del referendum costituzionale della prossima domenica. Di Rella, quindi, è stato forse un po’ troppo frettoloso sia nelle dimissioni che nel ritiro delle stesse. Difatti, agli occhi dei comuni cittadini baresi, se le motivazioni con cui ha giustificato le dimissioni sono apparse condivisibile e ben comprese e, quindi, dai più giustificate positivamente, non altrettanto può dirsi del suo ripensamento, che è apparso poco convincente e forse anche elettoralmente dannoso per un suo quasi certo tentativo di futura scalata politica. Quindi, l’unico ad essersi avvantaggiato, per ora, dal ritiro delle dimissioni di Di Rella pare che sia soltanto il sindaco Decaro. Un sindaco che – a quanto si dice in giro – non fa mistero della sua insofferenza in quel ruolo e che, non avendo al momento alternative a lui più consone, ha fatto di tutto nella recente “vicenda Di Rella” per non sfigurare più di quanto non abbiano fatto le motivazioni addotte dallo stesso Di Rella sia prima, a giustifica delle dimissioni, che dopo, a giustifica del loro ritiro. In definitiva,  la “mediocrità” di cui parla il noto editorialista Sergio Rizzo nel suo ultimo libro dal titolo “La Repubblica dei brocchi” anche a Bari non è sicuramente un’eccezione.

   

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 30 Novembre 2016

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