Cultura e Spettacoli

Dedicata a San Vito? Dicono

 

Chi percorra la Tangenziale in direzione sud potrà notare sulla propria destra, all’altezza dello stadio San Nicola, una chiesetta ornata di campanile che emerge isolata in mezzo ad erbacce, macerie e rifiuti. Il fabbricato è l’ultima testimonianza del dimenticato Villaggio dei Profughi di Torre Tresca. Tale villaggio nacque nell’ultimo dopoguerra come ‘evoluzione’ di un campo di prigionia italiano per prigionieri alleati. A Torre Tresca (dal nome della contrada dove il Campo aveva sede) andò ad abitare chi per via della guerra aveva perso la casa. Questi infelici affollarono il Villaggio sino alla metà degli anni Sessanta. Poi, poco alla volta, i residenti vennero trasferiti nel Centro di Edilizia Popolare, in seguito ribattezzato Quartiere San Paolo. Esaurita la sua funzione, quel complesso di baracche e capannoni venne livellato dai bulldozer. Una decisione giustificata da ragioni igieniche. In realtà a motivarla era stata l’ansia collettiva di dimenticare. A Torre Tresca aveva avuto luogo il tentativo di fuga di due prigionieri britannici, conclusosi con la morte di uno di questi. L’episodio, rimasto oscuro nella dinamica, a conflitto finito offrì il destro alla rancorosa Autorità britannica di inchiodare al banco degli imputati e “per crimini di guerra” il Generale Nicola Bellomo, comandante del Campo all’epoca dei fatti. Benché innocente, Nicola Bellomo venne fucilato l’11 settembre 1945. Le sue spoglie riposano nel Sacrario dei Caduti d’Oltremare. Tornando alla nostra chiesetta, che fu costruita tra il 1948 e il 1950, essa fu l’unico fabbricato risparmiato dalle ruspe. Tuttavia, abbandonata a sé stessa, la costruzione andò rapidamente in degrado, divenendo luogo di ritrovo per vagabondi e nomadi. Si provò a restaurarla nell’idea di restituirla al culto, ma, isolata com’era, si prestava ai bisogni di tossici, ladruncoli (si noti nell’immagine l’opera di parziale spoliazione del materiale lapideo che ricopre la facciata) e persino di satanisti, come testimoniato da graffiti inequivocabili lasciati sui muri interni. Fu così che nel 2007 l’area venne recintata ed affidata all’allora Corpo Forestale dello Stato in vista  della costruzione della sede provinciale di quella forza di polizia. La sede non venne mai eretta. Rimase la recinzione ad avvolgere in un abbraccio che sa d’irreale la chiesetta di Torre Tresca. L’abbiamo chiamata così, avendo in contenuta considerazione la voce di popolo che vorrebbe quel piccolo luogo di culto dedicato a San Vito. Se tale si-dice risponde a verità, la conferma dovrebbe essere negli archivi della Curia, dove vengono conservati anche gli atti di consacrazione degli edifici religiosi.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 20 Settembre 2019

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