‘Dentro’ echeggiano le voci peggiori
Quali voci ci echeggiano ‘dentro’? Più facilmente cattive che buone. I fantasmi che ci agitano la coscienza ci mal dispongono verso il prossimo. La maldicenza, la calunnia e l’odio ne sono conseguenza. In ‘Le voci di dentro’ la tragedia della famiglia Cimmaruta, che coinvolta da una truce fantasia di un loro vicino di casa si ritrova improvvisamente lacerata, fotografa bene questa nostra vulnerabilità, limite strutturale che l’imbarbarimento sociale in atto sta esaltando. Si dia del pedofilo, del terrorista, del delatore a qualcuno ; difficilmente l’accusa cadrà nel vuoto. Bene che vada, sullo scagionato graverà la mal’ombra di una diceria. Calunniate, calunniate, qualche cosa resterà, diceva Bacone (la stessa citazione è erroneamente attribuita a Voltaire). La calunnia è “un’auretta assai gentile” che finisce col deflagrare “come un colpo di cannone” (e questo è Don Basilio in ‘Il barbiere di Siviglia’). Quando Eduardo scrisse ‘Le voci di dentro’ era il 1948. Mai avrebbe potuto immaginare che un caso tanto paradossale e perciò estremo fosse destinato a diventare ordinaria amministrazione in una società prevenuta e maldisposta, feroce e meschina. Tanto basta a fare di quel lavoro un’opera di dolorosa attualità. Motivo in più per recarsi a teatro ed apprezzare un allestimento come quello che ha fatto il tutto esaurito al Petruzzelli fino a ieri sera. Per dare più vigore al suo allestimento, Toni Servillo rinuncia ad ogni orpello. Scarno perciò lo spazio scenico, questo praticabile trapezoidale proteso verso la platea sul quale più di un tavolo, qualche sedia e un mobiletto da cucina non si vede. Accentuano tale sensazione di essenzialità tinte chiarissime e l’impiego prevalente della luce piena. Immersa in una lucentezza neutra che dà di limbo, l’azione – sempre fluida ma con qualche enfatizzazione di troppo – fa risaltare la parola. E il valore del testo, questo meccanismo perfetto che non sa cosa sia il superfluo, è venuto in luce in modo addirittura abbagliante. Molto attesi nei panni dei fratelli Saporito, i Servillo non hanno deluso le attese. All’altezza della situazione anche il cast. Grande entusiasmo in platea, a parte qualche mugugno per le voci non sempre nitide. – Prossimo appuntamento con la stagione del Piccinni al Petruzzelli, lunedì 17 febbraio con Valter Malosti che mette in scena ‘Maddalene’, un testo di Giovanni Testori che accompagna il cammino pittorico della Maddalena, da Duccio a Bacon con il ‘contrappunto’ di Verdi, Cecil de Mille e Wanda Osiris. – Per la prossima stagione, Emiliano ha fatto sapere, si annuncia un cartellone ancora più ricco con Emma Dante (‘Le sorelle Macaluso’), Pierfrancesco Savino (‘Servo per due’) e Michele Placido (‘Re Lear’).
Italo Interesse
Pubblicato il 28 Febbraio 2014