Cronaca

Depositati alla Corte di Cassazione i sei quesiti “No triv”

Sono stati depositati oggi (ndr – ieri per chi legge) a Roma in Corte di Cassazione i sei quesiti referendari proposti da ben dieci consigli regionali, tra i quali c’è quello pugliese, per la dichiarazione di ammissibilità del referendum popolare abrogativo dell’articolo 35 del Decreto “Sviluppo” e di parti dell’articolo 38 del Decreto “Sblocca Italia”. Infatti, come è noto, la Carta costituzionale italiana all’articolo 75  prevede che la consultazione referendaria possa essere richiesta, oltre che da almeno 500mila elettori, anche da almeno cinque consigli regionali. Obiettivo che per quanto attiene ai citati quesiti, che nello specifico riguardano l’autorizzazione del Governo alle perforazioni in mare per la ricerca di idrocarburi, è stato addirittura doppiato di numero per le Assemblee regionali richiedenti il referendum. Le altre nove Regioni che insieme alla Puglia recentemente hanno deciso il ricorso alla richiesta di referendum, per dire “No” alle trivellazioni in mare a meno di 12 miglia dalla costa, nell’ordine sono:  Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise,  Sardegna e Veneto. Per il presidente del consiglio regionale pugliese, Mario Loizzo, la scelta assembleare del 22 settembre scorso di contrastare la decisione del governo Renzi  sul tema delle perforazioni marine “Non è una sfida al Governo centrale, ma una mano tesa a collaborare per difendere la bellezza, l’ambiente, l’attrattività turistica delle coste dell’Adriatico e dello Ionio, l’economia marinara, la pesca. Anche Roma avrà verificato che è giunto il momento di dare un segnale di attenzione alla straordinaria sensibilità espressa in tante regioni del Paese e che ha visto la Puglia pronunciarsi in maniera chiara e unitaria a favore del referendum abrogativo No triv”. Ed in tal senso va anche  l’ordine del giorno approvato all’unanimità dall’Assemblea regionale pugliese nella seduta del successivo 29 settembre, che prevede una campagna di sensibilizzazione da promuovere per interessare e informare i cittadini che saranno chiamati alle urne sui quesiti referendari “No triv”. Anche il senatore pugliese Dario Stefano di Sel, nonché coordinatore alle ultime regionali della civica “Noi a sinistra per la Puglia”, a seguito della consegna presso la Cassazione delle deliberazioni che chiedono un referendum abrogativo da parte dei 10 Consigli Regionali, ha commentato: “I cittadini ora hanno finalmente la possibilità di esprimere il loro parere rispetto a una scelta del Governo che noi abbiamo criticato fin dall’inizio. La partecipazione democratica che può offrire un referendum è lo strumento migliore per risolvere questo quadro di criticità tra le scelte operate a Roma e le esigenze reali dei vari territori”, dando evidentemente per scontato l’ammissibilità a referendum di tutti e sei i quesiti presentati. “Lo Sblocca Italia – ha spiegato Stefàno nel commento – rischia di creare una prassi pericolosa secondo la quale si possono operare, d’ora in poi, scelte strategiche importanti, senza aver bisogno del parere delle Regioni, ovvero dei territori e delle comunità su cui si abbattono. Questa iniziativa da parte di 10 consigli regionali è un passaggio chiave perché serve a riaffermare un diritto: poter esprimere un giudizio sulle decisioni che impattano sulla vita dei cittadini e riguardano da vicino i territori”. E, proseguendo, il senatore pugliese di Sel ha aggiunto: “Abbiamo abbondantemente superato – conclude Stefàno – la soglia minima, fissata a 5 assemblee regionali, prevista dalla nostra Costituzione per la richiesta di abrogazione e questo credo sia un dato affatto trascurabile, già sufficiente a riaprire un confronto e a far cambiare idea al Governo sulla scelta relativa alle trivellazioni nei nostri mari”. “Ma se così non fosse – ha concluso Stefano – una grande partecipazione democratica a questa iniziativa referendaria sarà sicuramente la soluzione migliore per rimediare alle ingiustizie prodotte dalle scelte superficiali della politica”. Ora, con il deposito in Cassazione dei questi, l’iter per il referendum abrogativo è avviato. Però, non è detto che, nel caso la Corte dichiari l’ammissibilità degli stessi, alla fine la consultazione referendaria comunque si svolga. Infatti, il governo nazionale ha tempo fino a prima dell’indizione della consultazione popolare per cambiare eventualmente idea e, quindi, modificare o annullare le norme ammesse dalla Cassazione a referendum. In tal caso la “questione no triv” potrebbe essere superata ed il referendum annullato. Ed anche nel caso in cui il referendum si tenga, l’esito auspicato dalle 10 Regioni promotrici, ossia l’abrogazione delle norme o parti di esse che autorizzano le perforazioni marine per la ricerca di idrocarburi, non è affatto scontato. Infatti, come è noto, il referendum per avere efficacia abrogativa dovrà registrare un numero di partecipanti al voto che devono essere almeno la metà più uno degli aventi diritto. Quindi, al momento l’unica certezza è che l’iniziativa del consiglio regionale pugliese, unitamente a quella analoga intrapresa dalle altre nove Regioni, ha avuto come effetto quello di richiamare l’attenzione dei cittadini sul problema. Con la speranza che anche l’attuale inquilino di Palazzo Chigi, Matteo Renzi, si sensibilizzi in tal senso e sul tema riapra il dialogo con tutti i soggetti territoriali interessati direttamente dagli eventuali e potenziali danni che le perforazioni in mare potrebbero provocare all’ambiente ed alle aree frontaliere i punti di ricerca.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 1 Ottobre 2015

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio