Detenuto georgiano prende a pugni un agente, ma oramai non fa più notizia
Nell’attesa che tra i vertici ministeriali e del dipartimento qualcuno prenda finalmente atto dell’emergenza carceri in Puglia, si susseguono gli atti di violenza ai danni degli agenti penitenziari. L’ultimo in ordine di tempo risale a mercoledì pomeriggio, verso le diciotto, allorquando un detenuto di origini georgiane di circa quarant’anni, appena giunto nel carcere di Bari proveniente dalla casa circondariale di Foggia, rivolgendosi all’ispettore responsabile senza alcun motivo, sferrava un pugno che, fortunatamente, non lo colpiva in pieno volto. Nella colluttazione che ne è seguita per bloccare il detenuto, sono rimasti coinvolti altri due agenti che subito dopo hanno dovuto far ricorso alle cure del pronto soccorso presso il Policlinico Consorziale di Bari con prognosi di venticinque, sette e quattro giorni. Si è inoltre saputo che lo stesso detenuto avrebbe compiuto analoghi gesti di violenza nel carcere di Foggia da dove, come detto, proveniva, laddove era riuscito nell’intento di colpire con un pugno ben assestato un poliziotto penitenziario. Il detenuto era stato tradotto in carcere per furti in appartamento, facendo parte di una nutrita banda che si era specializzata in questo tipo di reato, razziando e violando le case di molti cittadini nel capoluogo dauno. <<Sono proprio questo tipo di reati che ingenerano nella gente paura e sfiducia poiché vanno a violare le mura domestiche dove invece dovrebbero sentirsi al sicuro. Purtroppo questo ennesimo episodio di violenza la dice lunga sullo stato delle carceri pugliesi diventate ormai un contenitore di violenza e degrado. Ormai la prepotenza, l’arroganza, l’insofferenza dei detenuti al rispetto delle norme che regolano la vita all’interno delle carceri diventa sempre più evidente e preoccupante, e nonostante ciò non si prendono provvedimenti>>, ripete Federico Pilagatti, segretario del sindacato autonomo che rappresenta gli agenti penitenziari. E per il sindacalista autonomo non aiuta certo questo ‘buonismo’ dilagante che vorrebbe trasformare le carceri da penitenziari ove chi sbaglia e fa del male agli altri deve scontare una giusta pena anche per rispetto delle vittime di tali reati, a laboratori aperti a tante iniziative che ingenerano tra una parte consistente di detenuti (a cui non interessa il reinserimento), strafottenza e prepotenza. Quei provvedimenti invocati dal SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria che qualche mese fa e precisamente il 5 novembre 2018 ha manifestato a Bari in occasione della presenza del capo del DAP Basentini. A quest’ultimo è stato in quell’occasione rappresentato i sconfortanti numeri delle carceri della regione Puglia con 3600 detenuti con 2300 posti e con almeno 500 agenti diminuiti negli ultimi quindici anni. Peraltro i poliziotti hanno le mani legate pure per difendersi in quanto i detenuti hanno la licenza di “picchiare”, dimenarsi, aggredire senza alcun limite, mentre loro sono obbligati a porre in essere una difesa passiva, tesa a cercare di contenerli poiché non li possono toccare nemmeno con un dito, altrimenti scattano denunce per violenza con le varie Bernardini ma anche “ Iene” e varie associazioni, pronte ad additare la polizia penitenziaria al pubblico ludibrio. E invece bisognerebbe dotare i tutori di sicurezza e ordine di maggiori mezzi, come spray urticanti o pistole elettriche, da utilizzare come deterrente. Certo, per potersi difendere dalle aggressioni come quella dell’altro ieri nell’istituto circondariale del capoluogo, fortunatamente senza conseguenze gravi per gli agenti penitenziari coinvolti.
Antonio De Luigi
Pubblicato il 19 Aprile 2019