Di Gioia: “Sono incompatibile con Emiliano”. Ma se ne accorge solo ora?
Nel suo ultimo giorno da assessore regionale all’Agricoltura Leo Di Gioia ha voluto fare il punto su quanto ha provato a fare nei quattro anni in cui é stato componente della giunta di centrosinistra guidata da Michele Emiliano. Il responsabile regionale dimissionario del comparto primario della Puglia ha dichiarato di essere consapevole che “le deleghe ricevute sono state un privilegio”, ma ha pure sottolineato che esse “hanno bisogno di legittimazione politica e negli ultimi periodi ci sono stati alcuni problemi” che – a detta dello stesso Di Gioia – hanno segnato l’epilogo di un rapporto “vissuto con un presidente carismatico, esuberante, prestante ma ingombrante e che ha elementi caratteriali incompatibili con la mia delega e il mio modo di gestirla”. Infatti, la sua ultima conferenza stampa da assessore all’Agricoltura di Emiliano è stata una sorta di riassunto degli ultimi sei mesi che sono sembrati un tentativo di recuperare “la condivisione” su una materia che “ha bisogno di essere governata con costanza e non con la estemporaneità”. Come si ricorderà, Di Gioia si era già dimesso una prima volta lo scorso metà gennaio, ma poi Emiliano gli aveva riaffidato la delega e lui aveva accettato di rientrare in giunta. Ora, però, le dimissioni pare che siano irrevocabili per Di Gioia che ha cercato di chiarire la sua ulteriore permanenza da assessore dopo la sua prima uscita. L’ormai ex assessore, inoltre, ha elencato i temi fondamentali che sono stati in questi anni al centro di polemiche e liti. Vale a dire il Psr (Piano di sviluppo rurale), i consorzi di bonifica e soprattutto l’Arif (Agenzia per le attività irrigue e forestali). Infatti, a decretare questa seconda volta le dimissioni “irrevocabili” – a detta di Di Gioia – sono state le nomine da parte della giunta dei due sub commissari di tale Agenzia. “A mio parere – ha affermato l’assessore dimissionario – l’Arif andava ricostruita in toto, con professionalità riconosciute e non può continuare a essere una struttura a sé stante rispetto all’assessorato, non può da tre anni non presentare il bilancio e incamerare soldi”. E Di Gioia ha continuato la sua reprimenda elencando le pecche del Psr e dei consorzi di bonifica. “Su alcune vicende amministrative non ci prendiamo da un po’ – ha poi affermato riferendosi al Presidente regionale – non condivido la sua idea di annullare alcuni bandi del Psr e non condivido il metodo di lavoro”. Ma ora che succede per il politico Di Gioia? “Farò il consigliere regionale disciplinato ma libero da condizionamenti” – ha risposto in maniera decisa l’ex assessore, che umanamente ha dichiarato di provare “un grande affetto per Michele” e di essere ancora “convinto che lui è un valore per la nostra regione, ma ci sono elementi di incompatibilità nelle modalità di espletare la mia delega e la sua”. Affetto corrisposto dal governatore (come da quest’ultimo dichiarato a margine di presentazione del reparto di radiologia pediatrica dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bari, rispondendo sull’abbandono dell’ assessore regionale all’Agricoltura), ma che evidentemente non è servito ad evitare le dimissioni del Di Gioia. Ora il futuro di Di Gioia dovrebbe essere già tracciato dal rapporto di amicizia instaurato con il ministro per le Politiche agricole, il leghista Gian Marco Centinaio, e dal sostegno elettorale dato alle scorse Europee al candidato Massimo Casanova del partito di Matteo Salvini. Infatti, a tal proposito Di Gioia ci ha tenuto ad evidenziare: “I miei valori sono di centrodestra e questo lo sapeva Vendola quando mi ha chiesto di fare l’assessore al Bilancio e lo sapeva Emiliano”. Quindi, per l’ex assessore di Vendola prima ed Emiliano dopo, “dire ora che vengo dal centrodestra è improprio, perchè sono stato candidato (ndr – con il centrosinistra) in una civica del Presidente”. “L’ambiguità – ha detto poi Di Gioia – è che noi non siamo una coalizione ideologicamente coesa, ma costruita sul carisma, sulla personalità di Emiliano, che ha scritto un programma nelle sagre e che ha chiesto a noi non da dove venivamo, ma dove volevamo andare tutti insieme”, precisando che “a queste condizioni, ho lavorato con tanto impegno, prendo atto delle critiche che sono arrivate dalle associazioni e ne farò tesoro per il futuro” e chiedendo “scusa a quegli agricoltori che pensano che la colpa di alcune disfunzione siano della politica”. Infatti, ha proseguito Di Gioia: “io obiettivamente dico che ci sono problemi burocratici e molte insufficienze del personale che si occupa di questa materia”, dimenticando forse che comunque l’assessore, in quanto responsabile politico della struttura, ha gli strumenti ed il dovere di correre ai ripari quando si presentano inefficienze di natura burocratica per il funzionamento ottimale della macchina tecnico-amministrativa. Di Gioia ha concluso la sua conferenza di addio all’assessorato affermando: “Resto a disposizione e non sarò io a far mancare i numeri in Consiglio regionale”, perché a suoi dire “dovrebbero preoccupare coloro che hanno votato contro, in modo palese o segreto, tutte le volte che potevano e poi hanno fatto la morale ideologica a me”. Ed è proprio su quest’ultima dichiarazione che forse sarebbero da ricercare i motivi politici “inconfessabili” dell’uscita di scena da assessore di Di Gioia. Infatti, l’affondo finale del Di Gioia riguarda sicuramente più i colleghi di maggioranza che gli avevano presentato la mozione di sfiducia per le sue simpatie leghiste che il presidente Emiliano, del quale solo ora stranamente (dopo ben quattro anni di collaborazione piena in giunta) ha scoperto le incompatibilità caratteriali. Ma se così è realmente, perché non credergli?
Giuseppe Palella
Pubblicato il 5 Luglio 2019