Cultura e Spettacoli

Di quale veleno morì Bona Sforza?

Pare non esistano dubbi sul fatto che Bona Sforza, Regina di Polonia e Duchessa di Bari, sia morta avvelenata. Il male “improvviso e oscuro”, manifestatosi negli ambienti del nostro Castello il 19 dicembre  1557 trovò impotenti i medici di corte (a ben poco valgono salassi, clisteri e rudimentali lavande gastriche quando di mezzo sono certe tossine ). In quanto tempo l’amatissima figlia di Isabella d’Aragona se ne andò? Se resta imprecisato il momento di quel 19 dicembre in cui la duchessa di Bari cominciò a star male, è invece documentato che la sera dello stesso giorno l’inferma si riprese e, dando del “traditore” al presunto avvelenatore (Gian Lorenzo Pappacoda, suo segretario personale), richiamò i notai e “si risolse di far un altro testamento… mediante il quale dichiarò il primo testamento nullo et contra sua volontà stipulato”. La duchessa si era ben ripresa quando, improvvisa e inattesa, la morte sopravvenne. Fu per somministrazione di una seconda dose di veleno? Ci pare improbabile. Dopo l’esternazione di Bona (quell’accusa di tradimento rivolta al Pappacoda) ognuno teneva d’occhio l’altro. Nessun avvelenatore avrebbe avuto vita facile una seconda volta. Probabilmente quel ritorno di salute di Bona fu l’ultimo colpo di coda di un organismo in lotta contro un veleno non ad effetto rapido, tuttavia irresistibile. – Gli avvelenatori avevano tutto l’interesse che l’ammalarsi della duchessa fosse tutt’altro che fulmineo al fine di sviare facili sospetti (e difatti i medici di corte inizialmente diagnosticarono un attacco fulminante di febbre malarica, un caso molto frequente nella Bari del tempo, dato che poco a nord dell’abitato, alla foce del torrente Picone, si estendeva una vasta palude) – Alla luce di queste considerazioni, quale il veleno più adatto? Frughiamo fra i veleni impiegati nel Rinascimento. La cicuta è ben solubile in alcool , perciò poteva essere propinata a Bona insieme al vino ; ma ce  ne vuole molta (750 mg) per uccidere un uomo, cosa che avviene nel giro d’un paio d’ore e con effetto paralizzante ; troppi indizi per non destare sospetti. L’aconite, allora ? Ne sono sufficienti 5mg per far morire un uomo in meno di sei ore e con perdita di coscienza (tutt’altro che il caso di Bona, come si è visto). Veniamo alla Belladonna : i sintomi insorgono rapidamente e la morte interviene per paralisi dopo quasi due giorni (la sfortunata duchessa di Bari spirò nella metà del tempo).  Allora non resta che l’acqua ‘tofana’, cioè la soluzione di arsenico in acqua (il nome di questa soluzione viene da quello della romana Giulia Tofana, un’avvelenatrice seriale del XVII secolo). L’acqua tofana svolge un’azione abbastanza lenta e presenta il vantaggio di essere inodore e insapore ; come tale si presta ad essere ingerita senza sospetti come acqua di cottura di cibi o come tisana. 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 26 Febbraio 2016

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