Cultura e Spettacoli

Diario di un tartamante

Già al suo incipit la terza età si manifesta prodiga di sorprese, non tutte felici. Fra le novità liete può rientrare – per le ragioni più svariate e che possono andare dalla sopravenuta solitudine alla stanchezza verso il prossimo – la (ri)scoperta del rapporto col mondo animale. Questa breve rivoluzione dell’animo indirizza ora verso il cane, ora verso il gatto, il canarino, il coniglietto… Spirito originale, Daniele Giancane (classe ’48) elegge a compagna del cuore una placida Testudo hermanni hermanni, la comune tartaruga di terra. Diventa così un ‘tartamante’, termine che invano si vorrà cercare sul Devoto Oli. Il rapporto con questo rettile antichissimo e misterioso (cui il Nostro ha regalato come habitat il giardinetto di casa) lo afferra subito. Daniele annota tutto su un taccuino che in breve si affolla di osservazioni e spunti meditativi. Poteva tanto materiale in mano a un inguaribile della poesia come lui non tradursi in silloge? ‘Canti della tartaruga ‘, un fresco-di-stampa targato EVA, è ode pacata e gonfia di gratitudine. Il primo sentimento è di stupore dinanzi a quest’essere “col volto di vecchio capo indiano”, lo sguardo “inebetito”, l’aria “frastornata”, la testa “rugosa e impertinente” e “qualcosa d’infantile” in “quegli occhi sempre un po’ obliqui, un po’ lunari”. Poi lo stupore evolve in tenerezza al verso inatteso, questo “verso roco, breve e ripetuto, un suono parente a nessun altro”. Più avanti la meraviglia cede il posto alla devozione, perché il rapporto che la tartaruga intrattiene col Tempo, il legame col Mito e questo suo essere scampata alle feroci vicissitudini della Storia odorano d’eternità : “Tu sei l’alba del mondo, il ricordo di ere remote”. La tartaruga è la dimostrazione che il Tempo è “un pregiudizio”. L’atteggiamento devozionale apre la strada a brillanti intuizioni :  “Tu sai come si vive … c’è un po’ di materno in te / sarà la tua atavica pazienza /della genitrice che attende che il figlio si maturi… sei la grande madre”. E poi la tartaruga è filosofa, giacché “dentro quel carapace antico”  serba la saggezza del mondo, al quale guarda “con un sorriso di compatimento”. Questo rapporto quotidiano, silenzioso e intenso, amorevole e discreto schiude infine le porte della Conoscenza : “La tua corazza è il cielo stellato della sera… ma il corpo tuo è la terra… sei cielo e terra insieme : tu sei l’unità del mondo”. ‘Canti della tartaruga’ è silloge breve: appena venticinque, brevi ‘annotazioni’ pervase da un sentire placido e grato, tenero e appena umido di pianto. Un sentire nel quale, pur nell’echeggiare di un sospiro amaro, si agita ancora una speranza indomita.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 1 Dicembre 2016

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