Diego Fusaro a Modugno per le sue “Impressioni di Settembre”
Grande partecipazione di pubblico presso la biblioteca comunale
“Il fiore assoluto dell’individuo non è dentro di lui; è nell’umanità intera”, scriveva Hegel. Di questo intimo, salvifico ed ‘eterno’ collegamento ci parlano i gesti, l’autenticità, il rispetto e l’umanità con cui Diego Fusaro, noto saggista e filosofo accoglie il suo pubblico. Il professore è stato ospite lo scorso giovedì scorso della rassegna letteraria “Impressioni di Settembre”, presso la biblioteca comunale di Modugno. Calorosa e partecipe l’accoglienza di un pubblico accorso numeroso all’ evento, a testimoniare il forte interesse verso le tematiche trattate e discusse dall’autore attraverso i vari testi pubblicati, che si sono articolate in un interessante confronto aperto su questioni di attualità che influenzano il nostro presente e il futuro della società: geopolitica, mondialismo, bioetica e filosofia. Dopo il saluto istituzionale del sindaco di Modugno Nicola Bonasia, Diverse le tematiche affrontate nel corso della serata sapientemente moderata da Marino Pagano, giornalista, docente e divulgatore, che ha preso in esame la produzione di un pensatore libero e ‘liberante’, nella sua introduzione, riferendosi alle numerose opere scritte dall’autore e alle materie da lui trattate ad ampio respiro, combattendo quel conformismo di maniera che spesso intacca o tenta di intaccare il diritto al pensiero critico, e che ha il dovere di porsi in maniera dialogica nei confronti della realtà esistente, figlia di una storia che è senz’altro parte di noi, ma che punta a contemplare anche il futuro, per porne hegelianamente in luce le contraddizioni e i problemi pratici. Il pensiero di Fusaro va contro i dogmi della contemporaneità, un neoliberismo progressista su cui concentra la sua attenzione, ponendo l’accento sulla necessità di una concezione più proficua della storia. La riflessione stimolata dalle domande di Pagano parte innanzitutto dall’ approfondire il concetto di divulgatore, che non è soltanto colui che in apparenza diffonde, ma un profondo conoscitore delle materie in questione. Filosofia e capitalismo , Il futuro è nostro, Pensare altrimenti, “Glebalizzazione: la lotta di classe al tempo del populismo”, sono solo alcuni dei libri scritti da Fusaro sulle tematiche più disparate e più dibattute del nostro tempo. Nella visione generale l’ordine dominante non reprime, oggi, il dissenso, ma opera affinché esso non si costituisca. Fa in modo che il pluralismo del villaggio globale si risolva in un monologo di massa. Perciò dissentire significa opporsi al consenso imperante, per ridare vita alla possibilità di pensare ed essere altrimenti. Il pensiero unico politicamente corretto, ma eticamente corrotto, che ha potuto affermarsi oggi, secondo Fusaro, sta dominando ogni latitudine, ed è difficile identificarne una singola causa specifica. Si può provare però a identificarne quell’ humus di carattere culturale, economico, sociale e politico che ne ha reso possibile l’istituirsi. Il pensiero unico rappresenta la grande superstruttura, come direbbe Gramsci, che giustifica i rapporti di forza dell’odierna condizione neoliberale, quella serie di prospettive e di visioni articolate in forma pseudo-scientifica e sedimentate nell’immaginario collettivo, che non hanno altro compito fuorché quello di promuovere l’adattamento alla società così com’è, un vero e proprio feudalesimo tecnicizzato. Per comprendere a fondo cosa sia il pensiero unico bisogna comprendere quale sia la società su cui esso trova terreno fertile per svilupparsi. L’odierna società appare sempre più simile a un nuovo feudalesimo tecnicizzato, in cui il vecchio ceto borghese è precipitato in un abisso, per dirla alla Jack London ,che va a formare una massa non coerente e non cosciente: un popolo degli abissi pilotizzato che compone la stragrande maggioranza della popolazione, mentre una sparuta élite di neo liberali sono al comando, come i grandi esponenti dell’aristocrazia finanziaria neoliberale. Facendo un paragone con la società feudale, i laboratores di oggi sono i lavoratori precari mentre i bellatores sono coloro che, in maniera autocratica, sfruttano il lavoro altrui, senza contribuire alla produzione di valore, ma anzi sottraendola alla società, come il sistema bancario e finanziario per esempio, conducendo una lotta di classe univoca dall’alto verso il basso, persi nelle loro battaglie che, fin dal ‘89 conducono contro chi non si pieghi alla loro volontà, in virtù dei valori di un Occidente, che forse sarebbe meglio chiamare ‘Uccidente’. Un’altra categoria di oggi è quella degli oratores, che rappresentano un clero di tipo inedito: giornalisti approssimativi, accademici e conduttori televisivi. Il nuovo clero non ha nulla a che vedere con il vecchio, anche perché quello che era il Dio dei cieli è diventato Dio dei mercati, unica divinità ammessa e concessa. Usando come metafora quella dell’antro platonico, Fusaro spiega che il ruolo degli oratores diviene determinante nel far sì che gli incatenati laboratores invece di cooperare e ribellarsi per uscire dalla propria condizione di schiavitù, finiscono per confermarla e adorarla, e per essere disposti a lottare anche strenuamente per essa. L’espressione pensiero unico fu introdotta per la prima volta in Francia dal sociologo Pierre Bourdieu, poiché ogni epoca è stata sempre caratterizzata da un pensiero dominante che aveva il suo antagonista, ma dagli anni ‘90 abbiamo assistito all’affermarsi di un pensiero a cui si è adeguata anche la mappa mundi dei dominati. Viviamo in un tempo in cui i lavoratori sono costretti ad adattarsi alle condizioni più disumane e precarie mai esistite, mentre domina la visione che l’occidente sia il migliore dei mondi possibili, poiché al di là dei nostri confini regna l’inferno. Una sorta di meccanismo perverso che impedisce agli incatenati nella caverna di Platone di riflettere e rendersi conto della propria schiavitù. Un metodo atto a santificare lo status quo imperante impedendo la salvifica consapevolezza. Ma quale può essere il ruolo del filosofo in tutto questo? La filosofia oggi è il luogo del rischio assoluto, che può essere una critica radicale della falsità dell’universo in cui siamo immersi, oppure una sua giustificazione ideologica, che è sempre la verità presentata come non verità, in realtà la giustificazione dello stato delle cose a beneficio solo di un gruppo particolare. La verità invece riguarda ciò che è universale e non ha connotazioni di parte. Nella Scienza della logica Hegel sostiene che il filosofo debba occuparsi di ciò che è eternamente vero, posizione che poi contraddice in altre sue opere, sostenendo che la filosofia deve occuparsi dei propri tempi storici. Come possono coesistere queste due posizioni antitetiche? Il nostro mondo è il processo in cui la verità si realizza, quindi in un certo senso l’eterno di cui parla Hegel. L’essere per Hegel è un processo temporale in cui la verità assume forme. Ecco quindi che il ruolo del filosofo deve essere quello di occuparsi del proprio tempo storico, cogliendone gli aspetti di eternità. Rendere l’umanità sempre più consapevole di se stessa e della sua posizione del mondo, cogliendo ciò che di eterno, di vero e universale vi è nel proprio tempo storico. Andare in cerca nell’accadere di quella che è la sua parte più profonda. Attuare una critica costruttiva del falso, in nome della ricerca della verità e del bene comune.
Rossella Cea
Pubblicato il 21 Settembre 2024