Dietro l’angolo, l’amore
Per strano che possa sembrare, chi presenta un disturbo dello spettro bipolare, ovvero chi in modo patologico oscilla fra eccitamento e depressione, può intrigare, può addirittura attrarre, persino sedurre. Il difficile, per chi se ne innamora, è fare breccia nel cuore di questi soggetti. Ne sa qualcosa Maurizio, uno dei protagonisti di ‘C’erano un colombiano, un russo e una bipolare’. Nel testo di Ileana Pepe (che ne è anche regista), il timido e disastroso giovanotto per conquistare Mary, questa bella ma sfuggente e imprevedibile ragazza innamorata del cinema d’essai, chiede aiuto ad Andrea, checca-filosofa, nonché barese doc, al servizio della stessa Mary. L’aiuto di Andrea si rivela però un boomerang. Ugualmente Maurizio riuscirà nel suo intento, ma solo per caso, a sorpresa… Reduce da un certo successo presso il Piccolo Teatro, questa commedia ‘psico-comica (così alla sua autrice è piaciuto battezzarla) ha raccolto consensi anche al Purgatorio. Un risultato da attribuire ad una scrittura spassosa e che, pur a fronte di un intreccio piuttosto lineare, sonda bene humus sociale e abissi psicologici. Sicché all’esuberanza di Andrea corrisponde l’immediatezza sanguigna del popolino, il dimesso profilo di Maurizio è tipico riflesso del sogno piccolo borghese dell’amore per sempre, mentre nella sfuggente irrequietezza di Mary è ravvisabile una certa volubilità radical-chic. Geometrica la regia : monologhi si alternano a duetti distribuiti nell’ordine delle tre combinazioni possibili. Ai duetti corrispondono picchi nel ritmo, mentre si rifiata quando in scena è solo Andrea. A vestire i panni di Andrea è Lorenzo D’Armento, il quale facendo mostra di grande duttilità (e non era facile), coniuga la naturale imponenza scenica con la ‘morbidezza’ imposta dalla parte, morbidezza peraltro espressa sempre con misura, senza scadere nella macchietta o cascare nelle trappole che in questi casi il ricorso alla baresità può tendere. Un personaggio gustoso e credibile. Maurizio Della Villa disegna invece e col necessario vigore una figura a doppia faccia : mogia e a bassa autostima quando nei propri panni, pimpante e prorompente quando travestita (da russo, da colombiano…). Infine Ileana Pepe, che ritaglia per sé il ruolo più complesso. Sfruttando la snella e leggiadra figura, la Pepe frizza piacevolmente nei momenti di eccitazione, meno bene riuscendo là dove il personaggio dovrebbe, di colpo, cadere in una malinconia anomala. Poco male, potendo ascriversi il merito d’aver firmato un allestimento gradevole e ben equilibrato, come significato dall’entusiasmo della platea del teatro Purgatorio.
Italo Interesse
Pubblicato il 31 Gennaio 2017