Cronaca

Dilagano i contagi anche nelle carceri

Monta la paura anche nei nostri istituti di pena dei contagi da Sars/Cov2-19 che da alcune settimane stanno rialzando pericolosamente la testa. “Complice la variante Omicron, dilagano i contagi da COVID-19 nel Paese e nelle carceri, dove i positivi al virus fra i detenuti sono circa novecento e circa un migliaio quelli fra gli operatori, con focolai di vastissime proporzioni, come presso la Casa Circondariale di Verona, dove secondo le nostre informazioni sarebbero circa centoquaranta fra i reclusi e una trentina fra la Polizia penitenziaria gli affetti da Coronavirus. Ciononostante, nelle carceri si continua a combattere il nemico invisibile che ha potenziato enormemente le proprie armi con strumenti divenuti ormai inefficaci, come fossimo difronte alla prima sequenza del virus isolata a Wuhan. Non è richiesto ‘green pass’ (neppure quello semplice) a utenza e visitatori, fra cui detenuti e rispettivi familiari che si recano a colloquio, avvocati, eccetera e non esiste dotazione di mascherine FFP2, oramai obbligatorie; insomma, niente di niente. Per tali ragioni abbiamo indirizzato una nota al Direttore generale del personale, Parisi oltre che ai capi di DAP e DGMC, Petralia e Tuccillo, anche ai Ministri della Salute e della Giustizia, Speranza e Cartabia, con la quale abbiamo richiesto l’aggiornamento del ‘Protocollo Quadro per la Prevenzione e la Sicurezza nei luoghi di lavoro in ordine all’emergenza sanitaria da Covid–19’ risalente al 23 ottobre 2020”, spiega tutto d’un fiato De Fazio, segretario Uilpa/Polizia Penitenziaria. Che prosegue: “stanti i proverbiali ritardi della politica e dei Governi per ciò che concerne le questioni carcerarie, non possiamo far altro che affidarci alla sensibilità dimostrata dai Vertici dipartimentali, soprattutto in tema di politiche di contrasto al COVID-19, per cercare di arginare gli effetti di questa quarta ondata della pandemia. Attraverso l’aggiornamento del Protocollo sanitario, pensiamo che si possano prevedere misure e accorgimenti adeguati alla contagiosità della nuova variante, dotando anche tutti coloro che vivono o operano in carcere di mascherine FFP2”. Insomma, adesso servono provvedimenti specifici in tal senso, anzi, per essere più chiari, un pacchetto di norme specifiche per affrontare la complessiva emergenza penitenziaria, che è ormai di dimensioni straripanti. Ma andiamo nella nostra Puglia, dove bisogna correre ai ripari per dare una sterzata all’interno del carcere di Taranto prima che accada qualcosa di irreparabile e drammatico. In questo caso è il Sindacato di Polizia Penitenziaria ‘Sappe’ del segretario Federico Pilagatti a descrivere gli episodi di violenza (ormai diventati molto frequenti) partiti dal 2 Gennaio con ben quattro detenuti risultati positivi al covid prontamente  isolati. Ma questa è stata la  scintilla che ha fatto scoppiare i primi episodi di violenza con gli altri detenuti della sezione che,  dopo essere stati  messi in quarantena, hanno inscenato una protesta molto accesa. Protesta che è proseguita il 3  con alcuni detenuti (tra i quali qualcuno affetto da patologie psichiatriche) che senza motivo ha sfondato con alcune brande  fatte uscire dalle stanze, alcuni vetri blindati di un cancello di sbarramento che, divide dall’ingresso in altri reparti. <<Anche in questo caso la pazienza e la professionalità del comandante e dei  poliziotti di Taranto che non hanno risposto alle provocazioni, ha fatto si che si ristabilisse la calma>>, precisano i rappresentanti delle divise grige. Eppure in questo momento il carcere di Taranto ospita il doppio dei detenuti, con i poliziotti (già in carenza di organico) decimati da malattie e covid: nel carcere jonico la percentuale dei contagiati è di nuovo in salita, con una ventina di detenuti positivi, in attesa d’avere i risultati di altri tamponi. Inutile dire che anche in questo caso da dipartimenti e ministeri non arrivano risposte, confermando come ripetono i sindacati interni “”…l’incapacità da parte dell’amministrazione penitenziaria  di garantire un minimo di sicurezza all’interno del penitenziario che poi, si rifletterebbe negativamente anche sul territorio.

Francesco De Martino


Pubblicato il 6 Gennaio 2022

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