Cultura e Spettacoli

Dio salvi il teatro

Cosa non si faceva in passato per non far morire un teatro. Si poteva arrivare a mentire, a vestirsi da fantasmi… (vedi oggi). In ‘Signori in carrozza!’, un bel testo di Andrej Longo, un povero attore della Brindisi dell’ultimo dopoguerra prova a far rivivere il devastato Teatro Verdi, destinato ad essere abbattuto. Perciò con l’inganno (la bufala della ripristinata Valigia delle Indie che farà scalo a Brindisi prima dell’imbarco) attira nel capoluogo due compagnie di poveri guitti per un provino. La più valida delle due salirà sul piroscafo per allietare i passeggeri fino a Bombay. Costrette alla guerra dei poveri, le due compagnie si sfidano in una gara di bravura, ciascuna sfoderando i numeri migliori prima che l’improvvisato impresario dichiari il pari ex aequo. Poi, messo alle strette, l’uomo vuota il sacco : nessun imbarco, nessun ingaggio. Lui voleva solo che attori tornassero a calcare le assi di quel glorioso palcoscenico, per strapparlo alla morte, niente di più. Ma perché le due compagnie non si fermano? Potrebbero fondersi e dare vita a un gran varietà… La proposta viene accolta e lo spettacolo (vero) si chiude con la prova della passerella dello spettacolo fittizio. Quanti applausi venerdì scorso al Traetta dove la Compagnia Gli Ipocriti ha fatto tappa. ‘Signori in carrozza!’ è teatro allo stato puro. Una cosa frizzante, schietta, immediata. Il testo di Longo non fa da cornice a una galleria dell’avanspettacolo. Piuttosto, macchiette, canzoni e balletti sono le inevitabile ‘stazioni’ di un abile percorso drammaturgico. Al gran lavoro di Longo corrisponde quello di Paolo Sassanelli che, regista in campo, gestisce bene – e non era facile – una folla al giorno d’oggi di dimensioni bibliche (tredici attori tredici). Il resto lo fanno la bella scenografia di Luigi Ferrigno e il talento in scena di Giovanni Esposito ed Ernesto Lama. Spettacolo completo, ‘Signori in carrozza’ esemplifica senza salire in cattedra che quella scenica è arte ‘semplice’, nel senso che per migliorare i costumi non servono contorsioni del pensiero, modernità tirata per i capelli, effetti speciali o segni criptici. Bastano testo, interpreti, regia e contorno (luci, scene, costumi), purché ciascuna di queste cose sia degna del suo nome. Ma parliamo di merce sempre più rara in tempi in cui molti (troppi) s’improvvisano teatranti e l’arte scenica involve in esercizio narcisistico per figure deplorevoli. Hanno meritato applausi anche Margherita Vicario, Marit Nissen, Ivano Schiavi, Sergio Del Prete e gli orchestrali Salvatore Cardone, Ruben Chaviano, Luca Giacomelli, Emanuele Pellegrini, Luca Pirozzi e Raffaele Toninelli. Collaborazione di Salvatore Cardone, Moris Verdiani e Carlotta Bruni.

Italo Interesse 


Pubblicato il 24 Marzo 2015

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