Cronaca

Discarica Martucci: “Niente appello? Noi lottiamo lo stesso”

Niente da fare: la Procura barese ha deciso di non interporre appello dopo la sentenza di primo grado di assoluzione dei dodici imputati accusati di aver inquinato il territorio conversanese della discarica Martucci. La delusione di comitati, associazioni, semplici cittadini e ambientalisti (i pochi rimasti) si tocca con mano, specie perché lo scopo di fare giustizia, dal loro punto di vista impugnando la sentenza del giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Bari, l’avevano seguita e curata come e più d’ogni altro. <<Dedicando tempo e profondendo tutto l’impegno perché anche attraverso questa via si potesse giungere alla verità>>, ripete oggi il presidente dell’Associazione “Chiudiamo la discarica Martucci”, dottor Vittorio Farella. Per il quale, inutile ribadirlo, il processo per disastro ambientale si conclude nel peggiore dei modi, con l’assoluzione di tutti gli imputati, ma non perché il fatto non sussiste, bensì per insufficienza di prove, il che è tutto dire. Ed infatti tre anni fa, proprio di questi tempi, con la richiesta di costituzione delle parti civili, Ministero dell’Ambiente, Regione Puglia, Citta’ Metropolitana di Bari, ben otto Comuni del barese e l’associazione ambientalista, cominciava davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Bari Francesco Mattiace l’udienza preliminare a una dozzina di persone fisiche e due societa’ coinvolte nell’indagine sul disastro ambientale causato dalla discarica di Conversano, già posta sotto sequestro. I Comuni di Conversano e Mola di Bari erano stati i primi ad aver quantificato la richiesta di risarcimento danni in 100 milioni di euro ciascuno, ma avevano chiesto di costituirsi parte civile pure le amministrazioni di Polignano a Mare, Triggiano, Acquaviva delle Fonti, Adelfia, Valenzano e Bitonto. Stando alle indagini dei Carabinieri del Noe, coordinate dall’aggiunto Lino Giorgio Bruno e dal pm Baldo Pisani, la vasca che per anni ha raccolto i rifiuti (anche pericolosi e non autorizzati) non sarebbe stata costruita secondo il progetto e le norme di legge; in particolare sarebbe stata usata una quantita’ inferiore di argilla e questo avrebbe provocato l’infiltrazione del percolato nel sottosuolo. Cosi’ la falda sarebbe stata inquinata e, di conseguenza, anche i terreni agricoli dell’area. La Procura contestava quindi “omessi controlli”, la “falsificazione del collaudo” delle vasche della discarica, la “strutturale inidoneita’ geologica del sito”, “gravi violazioni nella realizzazione delle vasche”, il “tombamento e lo smaltimento di rifiuti non autorizzati anche pericolosi” e il “non corretto smaltimento del percolato anche mediante innaffiamento”. Tutti reati che non hanno superato il vaglio del Giudicante. <<Ciò che davvero dispiace –riprende Farella- è che chi ha coraggiosamente, a rischio personale, procurato l’avvio del procedimento, Domenico Lestingi, subisce lo smacco maggiore da questa infausta conclusione: tutto questo è profondamente ingiusto. Quel che è più è che ora la strada sarà ancor più impervia e in salita perché chi sta remando contro e contrastando la chiusura definitiva di ogni attività a Martucci rinfocolerà i suoi argomenti del “tutto va bene Madama la Marchesa”. E che ogni allarme è cessato. Noi abbiamo, da sempre, puntato sull’interlocuzione con le Pubbliche Istituzioni, deputate alle scelte politiche e continueremo sulla nostra strada>>. Parole pesanti, che preannunciano battaglia su tutti i fronti. Già da oggi, difatti, associazioni e comitati maggiormente impegnate saranno di nuovo al lavoro perché si riavvii il Tavolo Tecnico Regionale, finalmente a guida dei Comuni e del rappresentante delle Associazioni ambientaliste. Confidando di poter raggiungere risultati finora negati. <<Non sarà facile, ma ci proveremo>>, le ultime parole di chi non s’è rassegnato a conservare una discarica non pericolosa per via d’un Decreto di non impugnazione.

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 24 Gennaio 2019

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