Cronaca

Disertare i “Question Time” rischia di diventare una prassi per la maggioranza

Al Primo cittadino di Bari, Antonio Decaro, ed alla maggioranza di centrosinistra che lo sostiene nell’aula “Dalfino” evidentemente non piacce rispondere alle interrogazioni che potrebbero pervenire durante la seduta mensile di consiglio comunale per i “Question Time”. Infatti, la seduta del mese di febbraio riservata alle interrogazioni di consiglio, prevista per mercoledì scorso in prima e seconda convocazione, è andata deserta anche il giorno successivo, in terza convocazione. E, quindi, analogamente a quanto già accaduto lo scorso mese di gennaio, la seduta consiliare di febbraio per le interrogazioni è saltata per mancanza del numero legale nella conta delle presenze in Aula. Un modo di fare, quello di far andare deserte le sedute riservate ai “Question Time”, che non fa certo onore alla democrazia, né tantomeno alla trasparenza amministrativa e, quindi, alla maggioranza di governo della Città di Bari che, così facendo, si sottrae sistematicamente al confronto in Aula su i temi e problemi che formalmente potrebbero essere sollevati dagli esponenti delle forze di opposizione, ma che sostanzialmente riguardano i cittadini baresi. Senza considerare, poi, che interrogazioni al sindaco ed alla giunta potrebbero essere presentate anche da esponenti di maggioranza. A denunciare il cattivo andazzo della maggioranza per le sedute di “Question Time”, oltre che la scarsa sensibilità del sindaco e dei suoi assessori a far sì che tali sedute non vadano deserte, sono intervenuti gli esponenti dell’opposizione di centrodestra a Palazzo di Città, Domenico Di Paola, Pasquale Finocchio ed Irma Melini, che non si sono limitati a protestare per l’accaduto, ma hanno pure rivolto un invito urgente al sindaco Decaro per introdurre una rettifica al regolamento, affinché nella massima Assemblea cittadina barese Bari non si continui a mortificare la democrazia interna sul confronto tra maggioranza ed opposizione, con l’espediente dei sabotaggi del numero legale alle sedute di “Question Time”. Infatti, il sospetto dei citati esponenti dell’opposizione è che ogni qualvolta i rappresentanti dell’esecutivo hanno sentore che i temi su cui saranno chiamati a rispondere in Aula sono particolarmente caldi per Città, e quindi per loro evidentemente imbarazzanti o poco graditi, allora l’ordine di scuderia nella maggioranza è di disertare la seduta di question time. “Chiediamo a gran voce una modifica urgente del regolamento comunale che permetta di ritornare alle ‘comunicazioni’ in apertura di seduta ordinaria, invece che questo ammutinamento della democrazia attraverso la voluta mancanza del numero legale ai question time” hanno esordito i tre innanzi menzionati consiglieri dopo il terzo flop di apertura della seduta di febbraio per i question time. Ancora più dura nel commentare l’accaduto la ex forzista Melini, da poco passata da indipendente nel gruppo Misto, che ha poi affermato: “Schiacciata ancora una volta la democrazia: nel’aula Dalfino le opposizioni sono private dello strumento democratico dell’interrogazione a risposta diretta o scritta”. “Senza considerare – ha rilevato inoltre Melini – che la giunta Decaro solitamente non risponde neanche per iscritto nei 30 giorni successivi”.  Un altro ex forzista, Fabio Romito, anch’egli da poco nel gruppo Misto, ma non da indipendente bensì da esponente fittiano (CoR), che ha invece affermato: “Decaro e la sua maggioranza dovrebbero restituire ai baresi i soldi spesi per questi consigli comunali deserti”. “E – ha esclamato Romito – dovrebbero vergognarsi”, sospettando che “alcuni consiglieri di maggioranza presenti al primo appello non si sono presentati al secondo, evidentemente richiamati all’ordine da Decaro per evitare un confronto di cui  evidentemente aveva timore”. Dubbio, quest’ultimo, che non è solo di Romito ma anche di molti cittadini baresi che ritengono non corretto di certo il comportamento del sindaco e del suo esecutivo di non ammonire i consiglieri di maggioranza, esigendo la presenza in Aula alle sedute di question time allo stesso modo come la richiedono quando si tratta di far approvare provvedimenti ritenuti importanti per la città. “Nel caso delle interrogazioni – ha commentato un cittadino – l’importanza della seduta risiede nel fatto che in gioco c’è il diritto dei rappresentanti consiliari a chiedere e conoscere pubblicamente taluni fatti o atti riguardanti la vita amministrativa dell’Ente di cui sono parte”. A parlare di “vergogna” per l’amministrazione Decaro è anche il consigliere di opposizione Giuseppe Carrieri della civica ‘Impagno civile’ che ha esclamato: “Volevamo parlare di scarsa sicurezza, di tasse esose, ma il Sindaco ancora una volta neppure si presenta”. Il neo capogruppo di Ncd-Area popolare, Michele Picaro, ha invece accusato di “indifferenza ai problemi della città” la maggioranza di centrosinistra che sostiene il sindaco Decaro. Un ironico commento è giunto alla vicenda da Filippo Melchiorre (unico esponente del partito di Giorgia Meloni nell’aula “Dalfino”) che ha affermato: “L’opposizione c’è mentre la maggioranza e la sua giunta latitano, come sempre”. Però, le accuse mosse al riguardo dall’opposizione pare che non interessino affatto né all’esecutivo, né tantomeno alla maggioranza che lo sostiene. Infatti, non si registra alcuna giustificazione all’accaduto, come pure non si registrò a gennaio scorso per l’analogo caso di consiglio andato a vuoto. Quindi, il sindaco Decaro evidentemente considera l’opposizioni di centrodestra in consiglio al pari di una frangia di dissenso interno alla propria maggioranza, oppure ritiene talune pratiche che caratterizzano la democrazia interna all’Istituzione comunale come una prassi di cui, a piacimento, potrebbe farne pure a meno. In un caso o nell’altro non ci sarebbe da meravigliarsi.  

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 19 Febbraio 2016

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