Cultura e Spettacoli

Dolce o salata, quando l’acqua sale…

La Scienza mette in guardia: Per effetto del surriscaldamento planetario, i ghiacci polari, sciogliendosi, saranno causa di un innalzamento del livello del mare tale che, di questo passo ed entro cinquant’anni, non sarà più possibile vivere sulle coste. Se si considera che un quarto della popolazione mondiale vive in centri abitati che si affacciano sul mare, si fa presto a quantificare l’entità della tragedia. Intanto, già da secoli e per motivi indipendenti dallo stravolgimento climatico, esiste il caso-Venezia, che può essere assunto ad esemplificazione del futuro che ci attende. Il fenomeno della cosiddetta ‘acqua alta’ si registra in prevalenza nel periodo autunnale-primaverile, quando i venti di scirocco o di bora, combinandosi con particolari condizioni metereologiche, ostacolano il regolare deflusso delle acque dei fiumi che si riversano in laguna (ma l’uomo ci ha messo del suo con la costruzione del polo industriale di Marghera, dell’isola artificiale di Tronchetto, del ponte ferroviario, di alcune dighe foranee…). Il record dell’acqua alta, toccato il 4 novembre 1966 con 197 cm. (vedi immagine), minaccia d’essere presto demolito. Il lento (per ora) innalzamento dei mari sta dando manforte al fenomeno. Basti dire che la seconda misura più alta di tutti i tempi e pari cm. 187 risale a giusto tre anni fa (12 novembre 2019). Se i catastrofisti dovessero avere ragione neanche Bari avrebbe scampo : entro il 2072 il salire dell’Adriatico sino al piano stradale costringerebbe la popolazione ad arretrare oltre la cintura ferroviaria, punto in cui la terraferma comincia ad innalzarsi sensibilmente. Una catastrofe per la quale non ci sarebbero aggettivi. Circa l’aspetto che potrebbe assumere la nostra città se colpita da un cataclisma lento, o improvviso come un’onda anomala, un’idea è possibile farsela alla luce delle tre rovinose inondazioni che Bari dovette patire tra il 1905 e il 1926 a causa delle intemperanze del torrente Picone, i cui argini all’epoca non erano adeguati a contenere acque in discesa dalle Murge sotto l’effetto di precipitazioni anomale. La misura del danno fu crescente : 0,20 cm. nel 1905 ; 0,30 nel 1915 ; 0,80 nel 1926. Quest’ultimo picco indusse il Ministero dei Lavori Pubblici alla costruzione dell’imponente Canale Derivatore Lamasinata che, a nord dell’abitato, divide la pineta di San Francesco dalle case di Fesca-San Girolamo. – Nell’immagine la prima pagine dell’edizione del 7 novembre 1926 della Gazzetta-Corriere di Puglia in cui a titoli cubitali si annuncia la tragedia, che tolse la vita a diciannove persone producendo danni per cinquanta milioni di lire. La strada in fotografia corrisponde a via Manzoni.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 12 Novembre 2022

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio