Cultura e Spettacoli

Doline di Puglia dimenticate

Tra le forme carsiche di superficie, le più vistose sono le doline. Nell’area murgiana, esse prendono il nome di ‘puli’. Quelli di Molfetta e di Altamura sono i puli più noti per il fatto di aver ospitato i primi insediamenti umani. Non ospitarono invece primitivi i puli di Gurgo e il ‘Pulicchio’. Ciò li ha fatti passare immeritatamente in second’ordine. Il pulo di Gurgo si allarga alla periferia di Andria, nei pressi del santuario del S.S.Salvatore. Gurgo viene dal latino gurges, ovvero vortice, il che fa pensare al movimento vorticoso di antiche acque fluviali all’interno di un inghiottitoio. Oggi che più alcun corso d’acqua alimenta quella dolina salvo acque meteoriche di deflusso superficiale, il fondo del pulo di Gurgo consiste in una superficie pianeggiante posta a 36 metri di profondità, di forma grosso modo circolare (il perimetro è di 814 m.) e in parte coltivata. Lungo le ripide pareti di questa dolina si aprono i fianchi di numerose caverne. Le più profonde (la Grotticella del Gurgo e la Grotta di S. Maria di Trimoggia, rispettivamente di m. 15 e 18) recano tracce di affatto primitivo utilizzo da parte dell’uomo ; nella prima pastori ricoveravano greggi, nella seconda cristiani adoravano la Vergine. Dal punto di vista botanico, è singolare come questa dolina, fino al dopoguerra coltivata a olivi, fichi, gelsi, noci, noccioli, viti e fico d’india, una volta abbandonata a sé stessa si sia ricoperta di una ricca vegetazione spontanea prevalentemente arbustiva ed erbacea. Il fatto che sia poco frequentato dalla gente, fa del pulo di Gurgo anche un’oasi faunistica e, nello specifico, un piccolo paradiso dei volatili. Vi nidificano il rigogolo, l’occhiotto, l’upupa, la gazza, il cardellino, il merlo, la civetta, il barbagianni e, episodicamente il rampichino, il verzellino, la capinera, la ghiandaia e il gheppio. Venendo al Pulicchio, quest’altro imbuto carsico dista 10 km da Gravina. Il fondo si presenta parzialmente rivestito da terreno alluvionale da cui affiorano speroni rocciosi. Di forma ovoidale, lungo 530 m. da nord a sud, largo 400 e profondo 90, presenta un perimetro di circa 1600 m. L’uniforme pendenza (55%) dei fianchi, privi di grotte, ha consentito negli anni cinquanta una discutibile opera di rimboschimento che ha alquanto modificato l’ambiente rendendolo, da pietroso, innaturalmente verde, considerando il contesto carsico in cui si inserisce il Pulicchio. E’ però obiettivamente suggestivo il contrasto del verde con le rocce bianche che sporgono dal bordo sovrastante. La parte del fondo lasciata libera dai pini e ricoperta da erbe è utilizzata per il pascolo.
 
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Pubblicato il 10 Maggio 2011

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