Cultura e Spettacoli

Dolmen la chianca, andare oltre

Dai e dai, a Bisceglie ci sono riusciti ottenendo per il Dolmen la Chianca il riconoscimento Unesco. Secondo l’ultimo aggiornamento effettuato nella riunione del Comitato per il Patrimonio dell’Umanità dell’11luglio dello scorso anno la lista dei siti che presentano eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale si ferma a quota 936 (di cui 725 beni culturali, 183 naturali e 28 misti) presenti in 153 nazioni del mondo). L’Italia è in testa a questa speciale graduatoria con 47 siti. Di questi, tre sono pugliesi (i Trulli, Castel Del Monte e il Santuario di S. Michele Arcangelo). Aggiungiamone un altro e gonfiamo il petto. E’ tuttavia il caso di pensare pure a quanto singolare sia che non vengano degnati d’attenzione dall’Unesco le Grotte di Castellana, gli scavi di Egnatia, il Pulo di Molfetta… Se è per questo – direbbero oltre i confini regionali – nemmeno il Duomo di Milano, la Grotta Azzurra di Capri o il Parco del Pollino sono considerati siti Unesco… Ma allora, quali i criteri con cui ammettere in questa sorta di privilegiatissimo club ricchezze architettoniche o ambientali? Se c’è spazio per la costiera Amalfitana non si vede a che titolo escludere quella altrettanto meravigliosa del Gargano. E i graffiti della Grotta dei Cervi a Porto Badisco cos’hanno in meno rispetto a quelli della Val Camonica? Il riconoscimento Unesco tocca persino il tracciato della Ferrovia Retica dell’Albula e del Bernina. Allora sarebbe il caso di pensare anche alla grave di Faraualla, al Canale di Pirro, a Lama Balice… Il dolmen di Bisceglie non è certamente l’unico al mondo, in Italia o in Puglia. Soltanto in Terra d’Otranto sono più di trenta, alcuni dei quali meravigliosi e non meno ricchi sul piano antropologico di quello biscegliese. E’ allora il caso di allargare il valore del riconoscimento Unesco alle quelle realtà sociali che sanno adoperarsi per la difesa e la valorizzazione del proprio territorio. Dunque, se per esempio l’esistenza del bellissimo dolmen Li Scusi di Minervino è ignota agli alti vertici Unesco è solo perché nel piccolo centro salentino non hanno saputo raccogliersi forze sufficientemente ambiziose e autorevoli, lungimiranti e determinate a cercare in casa propria le ragioni dello sviluppo socio economico. Cioè tutto il contrario di quanto sta avvenendo a Bisceglie dove del celebre monumento megalitico si vuole fare l’elemento propulsore di una vasta opera di difesa e valorizzazione del territorio. Sembra cosa da poco ma a volte basta il solo nome di una cosa carismatica per trovare l’autorevolezza e il credito con cui andare oltre il valore della cosa stessa. Se nel nome di un monumento megalitico ora si organizzano reading, convegni, premi e mostre, un domani si può arrivare a considerare regate, cortei, ‘giornate’, tour, eventi…
Italo Interesse


Pubblicato il 2 Giugno 2012

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