Dopo i barbari venne la Diocesi
Evidenze archeologiche confermano la vitalità di Egnazia fino all’alto medioevo. Il merito di tale vitalità va riconosciuto all’affermarsi, già nel IV secolo, della presenza cristiana. A testimoniarlo sono gli avanzi di una basilica ricavata da un precedente tempio pagano, forse lo stesso tempio di Cibele sulle cui pietre si pretendeva che l’incenso si accendesse da solo (del che si fa beffe Orazio nel Libro I delle Satire). Alla fine del V secolo lo stesso edificio venne ampliato e ripavimentato con mosaico policromo, geometrico e figurato. La sua distruzione risale al tempo dell’invasione longobarda. Più avanti, tra il VI e il VII secolo il tempio venne sostituita da una seconda basilica, questa volta fabbricata ex novo, a tre navate e con pavimento a mosaico, ma più piccola, forse a ragione del contrarsi della popolazione in seguito alla guerra o al bradisismo che, ancora più avanti avrebbe segnato lo sprofondamento del porto e di una delle due necropoli. Alla costruzione della seconda basilica conseguì fra il 501 e il 502 l’istituzione della Diocesi di Egnazia, a dimostrazione del fatto che, malgrado il calo demografico, Egnazia continuava a restare un centro importante. Un terzo e ancora più piccolo edificio religioso prese vita all’interno della fortificazione eretta sull’acropoli reimpiegando blocchi di roccia squadrata appartenuti ad abitazioni abbandonate (segno di progressivo allontanamento degli egnatini dal primitivo centro abitato). Più che di una chiesa vera e propria si trattava di una cappella con abside mononavata e pavimentata con laterizi che presentano una croce a rilievo. Del lungo elenco dei vescovi preposti alla Diocesi di Egnazia sopravvive memoria pallida di solo quattro figure : Rufenzio, Basilio, Eucherio e Selperio. Quest’ultimo vescovo viene nominato in un documento del 720. Oltre, c’è il buio della Storia. L’estrema fase di vita di Egnazia si protrae sino al X secolo, epoca alla quale risalgono gli ultimi rinvenimenti di ceramiche. La vivace e ricca città descritta da Orazio è ormai l’ombra di sé stessa, i vescovi l’hanno abbandonata, non è più sede diocesana. Il degrado è arrivato al punto che alcune famiglie hanno cominciato a insediarsi nelle tombe a camera della necropoli dell’entroterra, ampliandole e adattandole alle esigenze abitative. Il fenomeno avrà termine con la progressiva concentrazione degli ultimi abitanti verso vicini e più sicuri centri abitati : Monopoli e Fasano. Quantunque del tutto abbandonata, la città continuò a conservare un significato, come già avvenuto per la costruzione della rocca, facendo da cava di materiale edile da reimpiegare per erigere fabbricati nelle suddette città.
Italo Interesse
Pubblicato il 18 Gennaio 2022