Dopo i ricorsi per presunta ineleggibilità di Decaro e Leccese, in arrivo anche per gli assessori?
Un'istanza (ai sensi del Tuel) di Cippone e Del Giudice al Consiglio comunale di accertare e dichiarare l'ineleggibilità del neo sindaco e degli assessori che si sono candidati senza dimettersi dall'incarico
A Bari il clima politico, al pari di quello atmosferico, è ancora rovente e la pioggia in arrivo non è soltanto quella degli acquazzoni che si stanno abbattendo sulla città, ma è anche quella delle contestazioni di legittimità che stanno interessando la neo Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Vito Leccese. Infatti, il sospetto di ineleggibilità non riguarda solo il neo-sindaco, contro il quale lo scorso 8 agosto un barese di “Cittadinanza attiva”, Donato Cippone, ha già presentato ricorso in Tribunale, per aver Leccese continuato ad esercitare di fatto la funzione di Capo di Gabinetto di Antonio Decaro anche dopo la candidatura a sindaco (ovvero durante tutto il periodo di campagna elettorale), ma anche gli eletti che hanno svolto la campagna elettorale ricoprendo il ruolo di assessore. Difatti sul tavolo del Primo cittadino è già giunta un’istanza, ai sensi dell’ultimo comma dell’articolo 69 del Tuel (Testo unico degli enti locali) con la quale Cippone ed un’altra cittadina barese, Patrizia Del Giudice, hanno chiesto al Consiglio comunale (che si è insediato oggi per la convalida degli eletti) di accertare e dichiarare l’ineleggibilità, oltre che per il sindaco Leccese, il cui motivo è stato innanzi accennato ed è già oggetto di ricorso civile al Tribunale di Bari (il procedimento è già stato assegnato alla Prima Sezione), anche per cinque assessori della ex giunta Decaro, Francesca Bottalico, Vito Lacoppola, Carla Palone, Pietro Petruzzelli e Paola Romano, che alle ultime amministrative – come è noto – si sono presentati candidati al Consiglio senza dimettersi preventivamente dall’incarico e continuando, quindi, ad esercitare i rispettivi mandati assessorili anche nel corso della campagna elettorale. Situazione, questa, che – sempre secondo quanto eccepito da Cippone e Del Giudice nell’istanza inoltrata al Consiglio comunale attraverso il loro legale di fiducia, Giuseppe Mariani – dovrebbe essere causa di ineleggibilità per le stesse norme che renderebbero illegittima l’elezione del sindaco Leccese e che quindi dovrebbero rendere non convalidabile la sua elezione da parte dell’Assemblea. Però, appare alquanto improbabile che siano gli stessi eletti, sia di maggioranza che di opposizione, a confermare con un voto d’Aula l’ineleggibilità del sindaco Leccese e di alcuni di essi. Perciò è verosimile che l’Assemblea approvi la convalida degli eletti, ma poi è probabile che i casi di presunta ineleggibilità sollevati da Cippone e Del Giudice anche per i componenti di Consiglio finiscano in Tribunale, come è già avvenuto per il sindaco. In realtà, alla fine, a finire in Tribunale per presunta ineleggibilità potrebbe essere solo la consigliera Bottalico della lista “Bari bene comune”, poiché gli altri quattro ex assessori di Decaro eletti in Consiglio lo scorso giugno, essendo stati confermati assessori da Leccese, procederanno da subito alle dimissioni da consigliere, per la prevista incompatibilità di funzione. Perciò per questi, in seguito, il problema sicuramente non si porrà, essendosi comunque dimessi dal consiglio. Però, per tre delle quattro conferme assessorili nella neo giunta Leccese, ossia Romano, Palone e Petruzzelli, che – come è noto – hanno ricoperto l’incarico assessorile già per due mandati consecutivi ed ora si accingono a ricoprirlo per la terza volta, potrebbe profilarsi una diversa “grana” giuridica. Infatti, secondo indiscrezioni, nei confronti dei tre riconfermati assessori ci potrebbe essere il fatto che, pur essendo consentita dall’Ordinamento la nomina assessorile senza alcun limite per il numero di mandati (perché non vietato esplicitamente da alcuna norma al riguardo), detta possibilità potrebbe non essere ritenuta coerente con il principio alla base del limite dei due mandati consecutivi per i sindaci dei Comuni superiori a 15mila abitanti. Ossia quello di evitare incrostazioni di potere e favorire alternanza e rinnovamento democratico nella gestione dei pubblici poteri e, quindi, portare a sollevare una problematica giuridica di natura costituzionale. Infatti, al Comune di Bari, con la nomina per la terza volta consecutiva di Romano, Palone e Petruzzelli, siamo in presenza di una perpetuazione di mandato ai “nominati” che va addirittura oltre la possibilità di re-incarico al loro precedente “nominante”. Decaro, – come è noto – non si è potuto più ricandidare a sindaco proprio perché è espressamente vietato dalla legge una terza possibilità consecutiva, mentre ora tre dei suoi assessori per un decennio si apprestano a ritornare in giunta per una terza volta, con il successore Leccese. Un Primo cittadino, quest’ultimo, che – come è noto – già in fase di avvio ha avuto un problema politico (ma che potrebbe non essere il solo!) con la nomina ad assessore di Carlotta Nonnis Marzano, che subito dopo è stata costretta a rinunciare all’incarico per alcune affermazioni incitanti all’odio ed offensive nei confronti di Papa Francesco e dei vertici mondiali del G7, riportate dalla stessa sui social, durante l’assise mondiale svoltasi in Puglia, nel fasanese, lo scorso mese di giugno. Il motivo per cui due cittadini baresi, Cippone e Del Giudice per l’appunto, ultimamente si stanno rendendo protagonisti delle contestazioni di ineleggibilità al neo sindaco ed alcuni degli eletti in consiglio comunale? E’ stata la stessa Del Giudice a chiarirlo, affermando: “Nel recente passato sono stata tra le protagoniste, per motivi di pari opportunità, dell’introduzione della preferenza di genere alle elezioni del Consiglio regionale della Puglia”. “Ora, sempre per un motivo di pari opportunità, – ha esclamato Del Giudice – ho intrapreso, per dovere civico, una battaglia (anche in sede giudiziale, se sarà necessario) di legalità e giustizia, qual è per l’appunto quella di fare rispettare il noto principio costituzionale di ‘par condicio’ tra i candidati alle elezioni!”. “Perché – ha concluso, in fine, la stessa Del Giudice – in uno Stato di Diritto la democrazia non è sufficiente evocarla, ma è necessario attuarla effettivamente. E ciò avviene solo con l’applicazione ed il rispetto delle regole.” Più chiara e pragmatica di così la Del Giudice non avrebbe potuta essere nella risposta.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 21 Agosto 2024