Dopo l’Arpal ecco un altro servizio per il lavoro. “Uno è doppione…”
Ecco un’altra agenzia regionale che nasce con la missione di risolvere i mille e più problemi del lavoro, per cui dopo l’Arpal che in acronimo vuol dire “agenzia regionale per le politiche attive del lavoro”, gemma la nuova sezione per i servizi per il lavoro. Eggià perché, giustamente, c’è subito chi dice che una delle due è praticamente “inutile”. E allora cerchiamo di capire cosa sta accadendo alla Regione in vista delle questioni che sorgeranno attorno alla distribuzione del reddito di cittadinanza, a partire dalla primavera dell’anno venturo. A distanza di soli quattro mesi dall’approvazione della legge che ha istituito l’Agenzia Regionale per le Politiche Attive per il lavoro, difatti, in Puglia nasce una nuova sezione che si occuperà di Servizi per il Lavoro in supporto alla stessa Arpal. “Delle due l’una: o era inutile istituire l’Arpal o è inutile questo Servizio”, sbottano le consigliere del Movimento 5 stelle Antonella Laricchia e Grazia Di Bari. Che già da ieri hanno depositato un’interrogazione indirizzata all’assessore al Lavoro Sebastiano Leo, per conoscere le motivazioni della creazione di un Servizio che si sovrapporrebbe all’Agenzia. Pochi giorni fa e precisamente il 2 ottobre scorso, la Sezione Promozione e Tutela del lavoro ha istituito il Servizio rete Regionale per i Servizi per il Lavoro, con la funzione di supporto alla Sezione nel coordinamento delle attività in materia di servizi per il lavoro e, in raccordo con l’Agenzia Regionale per le politiche attive per il lavoro (ARPAL), con i compiti di coordinamento della gestione del personale in servizio presso i centri per l’impiego e della gestione delle attività e dei servizi della rete territoriale per le politiche per il lavoro. “Considerato che tale Servizio appare replicare le competenze attribuite all’ARPAL e le sue attività potrebbero essere messe in capo alla stessa Agenzia – dichiarano Laricchia e Di Bari – chiediamo all’assessore Leo quali siano i costi per l’istituzione di questo servizio, quante e quali figure organizzative siano richieste e se la Regione abbia rispettato gli accordi sindacali e le relative procedure di consultazione e confronto, dal momento che questo Servizio va ad incidere sul modello MAIA. Infine – concludono – chiediamo ancora una volta di prevedere in ARPAL la figura del Valutatore Indipendente, da selezionare attraverso procedura ad evidenza pubblica, a cui spetterebbe il compito di valutare la qualità di tutti i servizi per le politiche attive e la formazione finanziati o comunque gestiti dalla Regione”. In effetti il ricorso ai Centri per l’impiego pugliesi, in particolare a quelli sparsi in Terra di Bari, è stato ritenuto utile da pochissimi utenti, che poi sono i tanti inoccupati e disoccupati in cerca, inutile dirlo, di occupazione». Ecco spiegate le numerose incognite legate al Reddito di cittadinanza, la misura più importante di quelle inserite nella legge di bilancio del 2019, forse la più costosa, ma anche la più impegnativa per la burocrazia sparpagliata all’interno dei centri per l’impiego che adesso sono tornati a dipendere dallo stesso ente regionale, dopo essere state per diverso tempo controllate dalle ex province. Una rete che fa acqua da tutte le parti, in cui lavorano poco più di 8mila dipendenti, dei quali circa 600 dovrebbero gestire l’asso nella manica promesso dai Cinquestelle, anche a costo di inventarsi agenzie che, alla fine, serviranno a poco o a niente. Motivo? Non sarà certamente la nuova agenzia regionale a sopperire all’esigenza di avere personale più qualificato, quando tutti i Cpi sono afflitti dall’eterna carenza di personale preparato e figure specialistiche. In effetti molti dipendenti dei Centri sono forniti solo la licenza media, moltissimi diplomati e un quarto con diploma di laurea. Ed ecco che in Puglia per cercare una soluzione ai tanti problemi del lavoro (magari dando significato concreto al reddito di cittadinanza) l’idea migliore sembra quella di dare spazio a un altro servizio, dopo l’apertura d’una agenzia regionale. Quasi sicuramente una delle due è di troppo…
Francesco De Martino
Pubblicato il 25 Ottobre 2018