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Dopo le amministrative una “boccata d’ossigeno” in Puglia per Pd e Fi

risultati delle amministrative di domenica scorsa, nei 45 Comuni pugliesi chiamati ad eleggere il sindaco ed a rinnovare il consiglio comunale, hanno fatto tirare una boccata d’ossigeno ai dirigenti locali dei partiti nazionali, che alle politiche dello scorso mese di marzo in Puglia hanno registrato un vistoso calo di consensi rispetto alle corrispondenti elezioni di Camera e Senato del febbraio 2013. Vale a dire il Pd e Forza Italia che, però, all’epoca – come si ricorderà – si presentò sempre con il nome di Berlusconi nel simbolo, ma con il logo del Pdl. Infatti, sia il Pd che Fi dalle amministrative pugliesi di domenica scorsa sono riusciti ad uscire in stato comatoso, anziché moribondo, soprattutto grazie ai successi accumulati dalle tante liste civiche con cui si sono alleati nei rispettivi centri chiamati al voto, per sostenere i candidati a sindaco delle rispettive aree politiche di appartenenza, ossia il centrodestra ed il centrosinistra. E sono state proprio le civiche a fare la differenza, facendo vincere già al primo turno i candidati a sindaco di ben tre Comuni pugliesi dei 14 complessivi con più di 15mila abitanti, od a ricondurre ben dieci sfide di ballottaggio, su undici in totale, esclusivamente tra esponenti di centrosinistra e centrodestra, lasciando fuori il M5S o esponenti di altre variegate coalizioni, come nei casi di Brindisi e Barletta, dove la Lega la si è presentata comunque separatamente dai tradizionali alleati di area forzista. In sostanza, le liste civiche in Puglia hanno svolto un ruolo determinante a tenere ancora in partita a livello locale sia il Pd che Fi, relegando ai partiti di Luigi Di Maio e Matteo Salvini il semplice ruolo di comparse, con la sola eccezione del Comune di Crispiano (meno di 15mila abitanti) nel tarantino, dove si affermato il candidato sindaco dei pentastellati, essendo risultato il M5S il partito più votato e, quindi, anche vincitore della competizione a turno unico. Quindi, il tentativo di capire almeno indicativamente chi, tra centrosinistra e centrodestra pugliese, stia meno peggio nella nostra regione, dopo le ultime politiche ed a livello comunale, ora si è spostato al successivo turno di ballottaggio del 24 giugno prossimo. Infatti, tranne che a Conversano (Ba), dove la sfida sarà tra contendenti sindaco entrambi di centrosinistra, nelle restanti dieci competizioni elettorali pugliesi la partita si giocherà tra esponenti contrapposti di centrosinistra e centrodestra. E solo dopo tali definitivi risultati si potrà fare un bilancio più attendibile sull’effettivo stato di salute politico-elettorale di Pd e Fi in Puglia. Entrambi i partiti di certo non scoppiano di salute in Puglia, ma non sono neppure agonizzanti, come si temeva che fossero dopo gli eclatanti risultati del M5S e Lega dello scorso 4 marzo. Infatti, i risultati delle amministrative di domenica scorsa, pur rappresentando un test elettorale molto limitato, hanno già agitato le acque interne di quasi tutte le più importanti sigle politiche nazionali. Ed in particolare di Pd e Fi (ma forse anche di M5S e Lega che, però, essendo al governo del Paese, in questo particolare momento sono verosimilmente più concentrati su altre questioni), che già hanno come orizzonti elettorali in Puglia le amministrative baresi del 2019 e le successive regionali del 2020. Infatti, su tale stessa lunghezza d’onda sono già sintonizzati sia il segretario del Pd pugliese, Marco Lacarra, che il coordinatore di Fi della provincia di Bari, Francesco Paolo Sisto. Quest’ultimo, infatti, potrebbe essere chiamato dal presidente Berlusconi a ricoprire un ruolo di maggiore responsabilità in Puglia, per ricostruire l’organizzazione del partito Azzurro, a seguito della recente non entusiasmante performance del centrodestra a trazione forzista a Francavilla Fontana (Br), – come è noto – luogo di appartenenza del coordinatore pugliese di Fi, Luigi Vitali, eletto a palazzo Madama nel listino del plurinominale lo scorso marzo, e dove il candidato sindaco sostenuto da Fi non è andato neppure al ballottaggio. E questo, forse, anche perché Berlusconi potrebbe voler impegnare maggiormente Sisto in vista delle importanti amministrative di Bari prima e delle regionali dell’anno dopo, per le quali Fi-Puglia deve non solo tentare di recuperare consensi rispetto al recente passato, ma deve soprattutto tentare di arginare le possibili emorragie elettorali a favore della Lega. Tutt’altro discorso è invece quello che riguarderebbe il segretario pugliese del Pd, Lacarra, che da tempo è stato messo in discussione all’interno del partito financo da alcuni significativi esponenti dell’area renziana, a cui egli stesso dichiara di appartenere. Ciò che – a detta di qualche bene informato – sembrerebbe certo è che anche per il Pd pugliese (come per Fi-Puglia) il rilancio dell’azione politica, e quindi anche del partito, dovrebbe passare a breve attraverso un rinnovamento radicale non solo dell’organizzazione territoriale del partito, ma anche del vertice regionale. E, quindi, della sostituzione di Lacarra da segretario regionale del Pd. Però, stante gli ultimi sviluppi, Lacarra sta nicchiando per procrastinare quanto più possibile la sua uscita di scena. Infatti, il neo-deputato barese del Pd ha adottato una strategia “autoassolutoria” e, onde evitare forse il rischio di non avere più una maggioranza a sua favore, tra i componenti della sua stessa segreteria, l’ha rottamata senza aspettare neppure l’esito dei ballottaggi delle consultazioni amministrative della scorsa domenica. E questo – a molti elettoli Dem pugliesi – forse da molto da pensare su quello che potrebbe essere l’esito finale di tali consultazioni.

 

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 14 Giugno 2018

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