Cronaca

Dopo le proteste contro l’inutile pista ciclabile saranno accontentati i residenti della 167 di Palese

Sono state necessarie le tante proteste, anche sui social, dei residenti della zona 167 di Palese affinché l’Amministrazione comunale barese tornasse sui propri passi per i circa ottanta metri di pista ciclabile, in corso di realizzazione a Palese sul prolungamento di corso Vittorio Emanuele (ossia il tratto di strada che collega la storica piazza Capitaneo con viale Leonardo Del Turco), fortemente contestata non soltanto dai residenti della zona, ma anche da tanti utenti che quotidianamente transitano su quel tratto di strada utile a raggiungere le rampe di accesso e discesa alla Sp 91-bis (Bitonto-Santo Spirito), che dalla parte opposta lambisce l’area della 167 di Palese. Infatti, come si ricorderà, le prime lamentele e successive proteste sul mancato ampliamento del tratto di strada che collega piazza Capitaneo e viale Del Turco, per l’appunto il prolungamento di corso Vittorio Emanuele, si sono registrate verso la fine di maggio scorso, quando era ormai ben visibile a tutti che la porzione di suolo ceduta al Comune dall’impresa, che di recente ha realizzato un complesso residenziale sull’area ancora libera attigua a quel tratto di via ed in allineamento con gli edifici presenti sullo stesso lato in viale Del Turco, non sarebbe stata utilizzata per ampliare la carreggiata del prolungamento di corso Vittorio Emanuele, di molto più stretta rispetto al prosieguo della stessa strada, denominata per l’appunto viale Del Turco, nella zona 167, bensì per realizzare una pista ciclabile a doppio senso di marcia tra l’incrocio con via Pierpaolo Pasolini e piazza Capitaneo. Una pista ciclabile lunga in tutto meno di 100metri e che – a detta di molti – sarebbe inutile, oltre che pericolosa, perché i ciclisti che avrebbero dovuto percorrerla in uscita dalla 167 immettendosi in diagonale all’incrocio di via Pasolini ed avrebbero dovuto fare altrettanto uscendo dalla pista per immettersi nuovamente sul lato destro di piazza Capitaneo. E, quindi, con delle manovre di entrate ed uscita dalla pista pericolose per gli utenti delle due ruote a pedale, oltre che per questo verosimilmente proibite dal Codice della strada. Sta di fatto, però, che nel novembre del 2013 il Comune di Bari, con la delibera di approvazione definitiva della lottizzazione n. 187 del 2007 (ossia quella in base alla quale è divenuto esecutivo il Piano particolareggiato dell’area su cui sono stati di recente costruiti gli edifici residenziali che si affacciano in parte su piazza Capitaneo e per altra parte sul prolungamento di corso Vittorio Emanuele), aveva introdotto, tra gli obblighi previsti per il completamento dell’urbanizzazione dell’area interessata dalla lottizzazione, la costruzione di una pista ciclabile ampia non meno di 2,5mt per l’intera lunghezza del fronte stradale che congiunge la 167 a piazza Capitaneo. Un obbligo, quest’ultimo, introdotto evidentemente solo su basi empiriche e di routine, ma non dopo un sopralluogo preventivo o un’analisi attenta del contesto viario e cartografico di tutta la zona. Infatti, proprio quei 100metri di strada di accesso alla 167 costituivano, sin dalla fine degli Ottanta del secolo scorso, quando fu iniziato l’insediamento della 167 di Palese, una sorta di imbuto stradale, la cui eliminazione si attendeva sin da allora, ma che il Comune non aveva, però, mai effettuato perché avrebbe dovuto pagare l’esproprio di una porzione di suolo che, da Prg, era destinato ad edificabilità. E quindi, trattandosi di superfici edificabili, avrebbe dovuto farsi carico di un costo consistente di espropriazione. Infatti, da Bari, per evitare tale costo hanno atteso che i privati chiedessero l’autorizzazione a costruire per imporre, oltre all’allineamento dei nuovi fabbricati a quelli già esistenti, anche la conseguente cessione gratuita al Comune della fascia di suolo necessaria ad uniformare la sezione viaria del prolungamento di corso Vittorio Emanuele a quella di viale Del Turco. E questo è ciò che di fatti è avvenuto dopo circa trent’anni di attesa. Solo che, anziché prevedere in quel tratto l’adeguamento della carreggiata ai fini della circolazione stradale, considerato anche l’aumentata mole di traffico della zona dovuta alle cita rampe di collegamento con la Sp 91 bis, l’Amministrazione barese si è preoccupata nel 2013 di prevedere la costruzione di una pista ciclabile inutile e financo pericolosa. Pista che, dopo la sua parziale realizzazione, ha addirittura ridotto di ulteriori 40/50 centimetri la già ristretta viabilità di quel tratto di strada. Insomma, dopo tante proteste, accompagnate probabilmente anche da minacce di non voto o non consensi alle forze politiche che amministrano attualmente il Comune alle prossime amministrative, stante ad alcune indiscrezioni,  l’Amministrazione barese avrebbe ora finalmente deciso di fare su quel tratto di strada della 167 di Palese ciò che la stragrande maggioranza dei cittadini si aspettava da tempo ed ha chiesto di recente con le proteste. Ossia allargare la sezione stradale, per far circolare in maggior sicurezza i motoveicoli, ma anche i ciclisti. Però, in tanti a Palese si chiedo pure: “In tutta questa vicenda, la Circoscrizione prima e l’attuale V Municipio di decentramento amministrativo ora dov’era?” Ed ancora: “Ed i rappresentanti locali al Comune precedenti ed attuali, che conoscono bene il territorio, dov’erano?” Ma questo è un altro discorso. Ora, da quel che è dato sapere, i circa 100 metri di carreggiata del prolungamento di corso Vittorio Emanuele di Palese sarà allargata e la parte di pista ciclabile già costruita sarà demolita. Quando? Molto probabilmente la prossima primavera. Ossia con l’inizio della campagna elettorale amministrativa, perché a Palese, come forse a Bari, il consenso lo si raccoglie anche così. E ciò con la realizzazione di opere necessarie per i cittadini che invece vengono fatte passare, poi, come un’attenzione e concessione particolare degli amministratori locali che li realizzano, dimenticando però i danni (anche erariali) ed i disagi precedentemente arrecati agli stessi cittadini-elettori. Ma, come è noto, gran parte del popolo, al momento del voto, ha quasi sempre la memoria corta. L’avrà anche la prossima volta? Vedremo.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 18 Ottobre 2018

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio