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Dopo le ‘rottamazioni’, largo agli stabilizzandi… ma quando?

La lingua batte dove il dente duole – si dice…- e alla Regione Puglia il tarlo che rode molti dipendenti in servizio anche da cinque o sei anni è sempre uno e uno solo. E cioè quella stabilizzazione definitiva dietro alla scrivania dopo anni e anni di onorato servizio tra i ranghi di quelli che hanno certificato la regolarità dei finanziamenti europei, Co.re.com o servizi collegati a turismo e agricoltura. Centinaia e centinaia di dipendenti assunti non certamente tramite regolare concorso pubblico ma che, la storia è vecchia, le sentenze succedutesi a tutti i livelli giurisdizionali hanno oramai riconosciuto in servizio permanente, con contratti che aspettano solo di essere tramutati a tempo indeterminato di rinnovo in rinnovo. Ci sarebbe da discutere, dunque, solo sul metodo di queste assunzioni nella burocrazia regionale, ma a cosa servirebbe, a questo punto, dopo che a scaglioni verranno finalmente sistemati anche i dipendenti delle fu province, in Puglia? Ricordate dodici anni fa, quando la Giunta regionale decise di sfoltire i ranghi del personale, convincendo un bel po’ di dirigenti e dipendenti ad avviarsi anticipatamente verso la sospirata pensione, dandogli la possibilita’ di incamerare 48 mensilita’ di stipendio anticipatamente? Bene, adesso chi ha preso il posto di Fitto – che quella rottamazione inventò e condusse in porto – si sta dando da fare proprio per ‘esodare’ –come si dice ora – dirigenti, funzionari e impiegati che dovrebbero far largo, appunto, agli stabilizzandi segnalati da segreterie, servizi, sindacati, partiti e assessorati. Pochi ricordano che già nel 2004 era stata preparata la pista di partenza per il personale che, dopo aver fatto un po’ di conti con contributi e anzianita’  di servizio, aveva deciso di abbandonare il posto dietro alla scrivania. Decisione sofferta, specie per chi non aveva mai pensato a prepararsi un posticino al sole dopo aver appeso al chiodo computer, scartoffie, fascicoli e incartamenti In ogni caso la Giunta Fitto procedette sparata per la sua strada, come detto, deliberando sull’esodo di 167 dirigenti e ben 570 dipendenti, previsto dall’art. 63 della Legge regionale n.1/04. L’uscita del personale fu allora scaglionata nel tempo e, pur essendo iniziata pian piano tre anni prima, procedette spedita fino a settembre 2005. Per esigenze organizzative e anche per programmare i futuri assetti burocratici dell’Ente, dicevano dalle stanze dell’assessorato alle Risorse Umane di Via Celso Ulpiani, però di fatto quasi in coincidenza con le elezioni regionali fissate proprio a giugno di oltre undici anni fa, quelle che avrebbero messo sulla poltrona più alta Nichi Vendola. La Giunta regionale stabilì, inoltre, che anche coloro che cessavano dal servizio secondo lo scaglionamento previsto, comunque avrebbe dovuto sottoscrivere i contratti di risoluzione consensuale a tempo debito, proprio per evitare brutte sorprese. Ma, come dicevamo prima, molti dirigenti che avevano fatto il salto della pensione anticipata non l’avevano fatto al buio, ma dopo aver fatto bene i conti con i “benefit” concessi dall’Ente, che, come detto, aveva concesso ben quattro anni di stipendio anticipati ai futuri pensionati. E fra i pensionati “eccellenti” della regione Puglia che incamerarono circa mezzo miliardo di vecchie lire, figuravano anche politici di grande esperienza. Come il presidente del Consiglio regionale Mario De Cristofaro, di Alleanza Nazionale. Fra i politici-pensionati della regione, pero’, vale la pena di rammentare anche Alberto Tedesco, socialista di lungo corso a capo dell’Opposizione, Domenico Magistro al Demanio Marittimo e Pompeo Traversi, anche lui dirigente per anni del Settore sanita’ alla regione. Ora il governatore Emiliano pare molto più impegnato a riempire i ranghi del personale coi suoi collaboratori ed esperti della macchina burocratica, che a sfoltirla pensando ai dipendenti da stabilizzare…..

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 17 Maggio 2016

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