Cultura e Spettacoli

Dorotea, ma quale masciara

Nell’archivio diocesano di Conversano si conserva un dossier composto da 39 carte parzialmente deteriorate e relative ad un’inchiesta risalente al 1611, condotta dalla locale autorità religiosa (‘informatio de maleficii’) allo scopo di accertare se nella diocesi di quella città vivessero “mascoli o femine che siano stregari, malefici che facciano incantesimo”. Le 39 carte in questione si occupano di un solo caso, quello che vede accusata di “magaria” tale Dorotea di Zingaro, moglie di Colantonio Romanello, accusata di aver praticato riti magici in favore di un certo Pietro de Belladuce, afflitto da oscuri malanni. I fatti : Un giorno Dorotea si presenta a casa di Belladuce al quale riferisce che ciò di cui egli soffre è conseguenza di una ‘magaria’ che lei sa come contrastare. L’altro si lascia convincere. Comincia così una serie di buffe terapie : un pezzo di piombo appeso all’alluce attraverso uno spago, un ramo di fico selvatico della stessa altezza del malato, diviso in tre pezzi e posizionato sotto il materasso… Nonostante i rimedi si rivelino improduttivi, Dorotea arriva a ripresentarsi dal malato pretendendo cibarie poiché, spiegherà poi Belladuce ai giudici, “teneva in casa sua genti magare che agiutavano a farmi sanare”. A questo punto Belladuce si ribella e denuncia la donna. Comincia allora quello che Francesco Saverio Jatta, autore di ‘Una masciara nella Conversano del Seicento’, un interessante studio edito nel 2014, definisce un ‘processo’. Processo il cui esito resterà ignoto a ragione della (supposta) incompletezza della documentazione. Perché Jatta parla di processo, e anche di possibili torture, quando tutto ciò che è di pubblico dominio consiste nella sola dichiarazione del Belladuce? Quelle 39 carte testimoniano l’apertura di un’istruttoria, che come ogni istruttoria prelude alla fase dibattimentale solo quando le prove e le informazioni raccolte giustificano un processo. Qui addirittura latita la versione dei fatti che Dorotea avrebbe dovuto fornire. Il condizionale è dettato dal sospetto che Dorotea non sia stata nemmeno ascoltata. Se l’autorità religiosa conversanese volle un giorno indagare se nel proprio territorio si praticasse la ‘magaria’ e se il risultato dell’indagine non andò oltre il tragicomico caso del povero Belladuce (alle cui spalle si dovette sghignazzare sino a Monopoli), è possibile che il caso sia stato archiviato subito : Nessuna ‘magaria’ a Rutigliano, a parte il caso di un ‘mascolo’ minchione raggirato da una ‘femina di mala fama’. Per cui tutto dovette risolversi in un solenne ammonimento a carico di Dorotea, donna in realtà imputabile di vivere d’espedienti ai limiti della legge piuttosto che di fatture e contro fatture. In definitiva quel dossier non sembra monco, bensì fermo a quanto si ritenne sufficiente raccogliere.

Italo Interesse


Pubblicato il 8 Agosto 2017

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