Cronaca

Droni e tombaroli, amici stretti

Il cielo si affolla sempre più di droni. Ad impiegarli non sono unicamente i curiosi dei video panoramici. A fare uso di questi velivoli radiocomandati a pilotaggio remoto ora sono pure gli uomini delle forze dell’ordine, i militari, i malavitosi… e mettiamo in conto anche un buon numero di guardoni e ficcanaso. Da qualche tempo si ricorre ai droni anche per individuare siti archeologici. Come è noto, la ricognizione aerea permette di dare particolare significato a elementi del territorio che, stando sul suolo, possono passare inosservati. Per esempio, guardando le cose dall’alto al mattino o al tramonto quando la luce è radente, è possibile cogliere micro rilievi che segnalano rovine appena affioranti dal suolo. In assenza di micro rilievi si può fare caso alle anomalie della vegetazione. Le vestigia sotterrate, mutando la composizione minerale e chimica della terra che le ricopre, modificano la fitogenesi del terreno. Per cui, alcuni tipi di resti danno origine a suoli aridi e pietrosi, mentre nei terreni sabbiosi o instabili le piante tendono ad aggrapparsi a strutture ricoperte da terreno. Poi, alcune piante come erba medica ed asfodelo indicano la presenza di calcare, che da sempre è tipica pietra da costruzione…  In passato per la ricognizione aerea si faceva ricorso a velivoli da turismo ed elicotteri. Al costo dei mezzi andava aggiunto quello (non meno elevato) di una mole di fotografie, che successivamente andavano analizzate e comparate. Oggi, invece, seguendo su un monitor ciò che la camera attaccata al drone vede, diventa più facile e rapida l’individuazione di siti e necropoli. Ma se ciò allarga il cuore agli archeologi, rende felici anche i loro più acerrimi nemici : i tombaroli. Quelli di una volta vagavano per le campagne percuotendo il terreno con un bastone allargato in basso a tronco di cono : A seconda del suono prodotto i tombaroli potevano individuare ipogei artificiali. Altri tombaroli, quelli – diciamo così – di seconda generazione, adoperavano i metal detector. In entrambi i casi costoro avevano necessità di muoversi a lungo sul terreno, il che significava farsi notare e quindi esporsi alle trappole che le forze dell’ordine preparavano a notte, momento in cui ancora oggi operano questi abusivi dello scavo. Con la terza generazione di tombaroli (quella del drone), è diventato tutto diverso, tutto più facile. Risparmiando il 90% del tempo una volta riservato alla ricerca, il tombarolo dell’era globale va a colpo sicuro. Arriva, scava, prende, scappa. Difficile intercettarlo. Tant’è che ora si sente parlare più di traffico di reperti che di tombaroli colti con le mani del sacco. Insomma, si ‘pesca’ di più. Il che, inflazionando il mercato clandestino, ne sta facendo crollare i prezzi. In questo modo persino l’uomo della strada può permettersi di impreziosire il proprio salotto ostentando modesto vasellame dell’era romana. E la mappa dell’illegalità si allarga.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 28 Maggio 2016

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