Primo Piano

Dubbi anche per le nuove aziende: bando ‘ristretto’ a imprese con due clienti

Sono un paio di anni che la Regione ha approvato il Piano delle Attività del Fondo “Nuove Iniziative d’Impresa” (NIDI) della Puglia, affidandone la gestione alla società Puglia Sviluppo S.p.A. (società interamente partecipata dalla Regione stessa) e da due anni dubbi, lamentele e critiche superano obiettivi, buoni propositi e risultati raggiunti. A riprova, casomai ce ne fosse bisogno, che quando si tratta di bandi, prestiti e finanziamenti (specie a fondo perduto) le ombre di favori e conflitti di interessi si addensano minacciose. E le luci promesse da presidenti, assessori e consiglieri gaudenti s’affievoliscono, fino a sparire quasi del tutto. Ma andiamo per ordine. I ‘nidi’ covati dalla seconda giunta Vendola si realizzano attraverso il solito, rodato accordo di finanziamento pubblicato sul Bollettino (Burp n. 151 del 19 novembre 2013) istituito – in questo caso – per favorire interventi per microimprese di nuova costituzione da parte di soggetti sfavoriti. E che ci vuole, sulla carta, a parlare di giovani con età tra 18 e 35 anni, donne di età oltre i 18 e disoccupati (che piacciono tanto quando c’è da reclamizzare fondi pubblici…) che non abbiano avuto rapporti di lavoro subordinato negli ultimi tre mesi, ma anche persone in procinto di perdere un posto di lavoro. E infine, non potevano mancare, lavoratori precari con partita IVA (meno di 30mila euro di fatturato e massimo due committenti). Insomma, la mano pubblica si rivolge ai giovani, affinché possano intraprendere nuove iniziative imprenditoriali <<…in un periodo di congiuntura economica non favorevole con l’istituzione di uno strumento di ingegneria finanziaria nella forma del Fondo per mutui con contributi in conto impianti, contributi in conto esercizio e prestiti rimborsabili>>, si legge sui siti aperti dall’Ente per informare i giovani imprenditori in erba. E così, sempre con la speranza di promuovere occasioni per l’autoimpiego e favorire la creazione di start-up, anche l’ultimo bando di quest’anno presenta alcune novità, consentendo l’accesso ai fondi anche alle attività e-commerce e altre tipologie di impresa (traslochi, magazzinaggio, servizi postali e attività di corriere), agevolando il passaggio generazionale nelle imprese esistenti, attraverso il rilevamento di attività in crisi da parte dei dipendenti. Insomma, il nuovo Avviso ‘Nidi’ sul quale, però, è cominciata anche a piovere qualche interrogazione, prevede la concessione di un contributo in c/esercizio raddoppiato grazie all’inclusione di nuove voci di spesa, relative principalmente alle attività e-commerce. Ed anche se non manca la “maggiore trasparenza” nella valutazione delle istanze di accesso alle agevolazioni, nel Bollettino n.125 del 24 Settembre, la Regione tra i requisiti previsti ci mette i lavoratori precari con partita IVA con un fatturato inferiore a 30.000 euro e massimo 2 committenti. E qui cascano le braccia all’imprenditore che vorrebbe partecipare: cosa vuol dire “massimo due clienti?” Il limite massimo del fatturato è già di per sè un criterio chiaro, inequivocabile e pienamente soddisfacente il requisito della precarietà del soggetto titolare di patita Iva, a prescindere dal numero dei clienti con cui ha intrattenuto relazioni commerciali. Insomma, il numero massimo dei due committenti, legato anche al tetto massimo del fatturato, in realtà pregiudica la partecipazione di tanti giovani che, avendo anche fatturati più bassi, ma con più di due clienti non possono beneficiare dei fondi messi a bando dalla Regione. Ne è convinto il consigliere forzista Domenico Damascelli, che ha già presentato una interrogazione scritta a capo della giunta e presidente del Consiglio. Convinto anche lui che in un periodo di stallo economico ed inoccupazione giovanile dilagante, <<…sarebbe opportuno sostenere le giovani generazioni, che decidono con coraggio di intraprendere un’attività economica>>. In effetti il bando dovrebbe avere la massima apertura, per agevolare tutti coloro che intendono avviare una nuova impresa o coloro che hanno un’impresa costituita da meno di sei mesi e inattiva. Impresa partecipata, si legge ancora nel bando, per almeno la metà, sia del capitale sia del numero di soci, da soggetti appartenenti ad almeno una delle categorie indicate nel bando stesso. Con ‘Nidi’, quindi, si possono avviare nuove imprese in attività manifatturiere, costruzioni ed edilizia, riparazione di autoveicoli e motocicli, affittacamere e bed & breakfast, ristorazione con cucina (escluse ristorazione senza cucina quali bar, pub, birrerie, pasticcerie, gelaterie, caffetterie, ristorazione mobile, ecc.), servizi di informazione e comunicazione, attività professionali, scientifiche e tecniche, ma anche agenzie di viaggio (con l’avvento di Internet sono scomparse quasi tutte…), servizi di supporto alle imprese, istruzione, sanità e assistenza sociale, attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (sono escluse le attività delle lotterie, scommesse e case da gioco) e attività di servizi alla persona. Ora dovrebbe essere direttamente l’assessore al Commercio Capone a spiegare perché la possibilità di poter partecipare al bando ‘Nidi’ a soggetti precari è concessa solo se, oltre al requisito del fatturato massimo, vi sia anche il limite del numero di due clienti. Solo un suo intervento presso l’agenzia regionale, quindi, potrebbe consentire, come auspica Damascelli, la partecipazione a soggetti veramente svantaggiati, cioè quelli che hanno un fatturato complessivo al di sotto della soglia prevista dei 30mila euro, pur avendo avuto rapporti con più di due soggetti economici. E visto che sui vari siti, nonostante i due anni trascorsi, non ci sono ancora graduatorie ufficiali, sarà la volta buona per sapere anche quante attività economiche sono state create attraverso il fondo, quanti fondi sono stati erogati e quanti sono ancora disponibili per finanziare nuove microimprese create da giovani pugliesi, ma anche numero e importo delle pratiche deliberate, le perdite a carico del Fondo e la situazione delle disponibilità attuali del Fondo ‘Nidi’. orientando al meglio i fondi comunitari a disposizione del nostro territorio. E infine, giusto per essere certi che nessuno abbia fatto il suo bel nido, vedere pubblicati sul sito ufficiale dell’Ente i risultati di verifiche e ispezioni periodiche, che la Regione è tenuta ad effettuare ogni anno, col monitoraggio dell’andamento dell’Azione, con particolare riguardo a quantità e qualità delle richieste di finanziamento e stato di attuazione. 

 

Francesco De Martino 


Pubblicato il 17 Novembre 2015

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