Cultura e Spettacoli

“Due gatte randagie”, una rivisitazione in chiave moderna dell’opera di Aldo Nicolaj

“Le donne e i gatti faranno quello che vogliono, e gli uomini e i cani dovrebbero rilassarsi ed abituarsi all’idea.” Diceva Robert Heinlein. Come dunque resistere all’idea di paragonare in un’opera teatrale certi aspetti caratteriali per così dire prettamente femminili, a quelli di un gatto? Specialmente se si tratta di un brillante spaccato sull’immagine della donna di oggi, socialmente dicotomizzata in tanti stereotipi diversi, dallo ‘strumento di riproduzione’ alla ‘sgualdrina’, passando per ‘l’irrimediabile nevrotica’, senza possibilità di essere considerata con altro (intelletto, creatività, indipendenza di pensiero), così come nel secolo scorso è avvenuto con la crasi operata dal ceto piccolo-borghese, da sempre nel mirino del noto drammaturgo Aldo Nicolaj, che ha voluto regalarcene alcune illuminanti analisi. È proprio da questo che il regista pugliese Maurizio Sarubbi trae ispirazione, per la deliziosa interpretazione teatrale moderna di “Due gatte randagie” in scena questa sera alle 21:00 al Piccolo Teatro di Bari Eugenio D’Attoma.

“Si tratta di due amiche che vanno in vacanza su un’isola del Mediterraneo, ma non riescono a trovare un alloggio soddisfacente, così alla fine si adattano a condividere la camera a tre letti con uno sconosciuto. La scarsa considerazione di quest’ultimo porta le due amiche ad una serie di congetture e riflessioni che mettono in scena le paure intime di tutte le donne e i loro comportamenti abituali, facendo riflettere lo spettatore su queste dinamiche tipiche del mondo femminile. Ho cercato di mettere in scena uno spettacolo minimalista, gli elementi della scenografia vengono più che altro suggeriti o immaginati, lo stesso uomo è rappresentato da un’ombra proiettata da un faro e non da un attore reale, questo perché amo l’essenzialità sulla scena, ciò che fa venir fuori un attore con il suo carattere e la sua personalità e bravura. Ho dovuto ridurre e ripulire un po’ il testo di Nicolaj, perché mi sembrava forse troppo aggressivo rispetto a certe tematiche, pertanto ho voluto conferirgli una maggior leggerezza. Alla fine la figura dell’uomo è rappresentativa del loro desiderio rispetto ad una vita futura. L’approccio dell’autore non è delicato e nemmeno poetico, è un approccio forte e incisivo che lascia il segno, ma è come se lui mettesse a nudo il mondo femminile cogliendone tutte quelle sovrastrutture in cui spesso restano imbrigliate. Credo che comunque comprendere del tutto l’universo femminile sia impossibile per qualsiasi uomo, riescono a farlo soltanto le donne stesse.” Le due amiche sono rappresentate sulla scena dalle attrici Sarah Pofi e Caterina Rubini, che interpretano due donne dalla personalità diametralmente opposta, ma complementare.“ Sulla scena interpreto il ruolo dell’amica più equilibrata, quella che sopporta le pretese e il delirio di onnipotenza dell’altra e cerca sempre le soluzioni migliori per ogni situazione. Ci troviamo quindi a condividere la stanza con un uomo che ci gira intorno nudo, e lì vengono fuori tanti aspetti caratteriali che poi in fondo appartengono a tutte le donne: il rapporto con gli ex, l’abbandono, la rivalità, Il complesso dell’età che avanza. Sono tematiche che affrontiamo in maniera leggera, ma che comunque lasciano spazio alla riflessione. Penso che tutte le donne possano ritrovarsi in questi due personaggi che sono ben definiti e  delineati. Tra noi due sulla scena non è mai nata competizione, anzi, stiamo pensando di fare veramente una vacanza insieme anche nella vita. Credo che il punto di forza delle donne di oggi possa essere proprio l’alleanza, superando quei preconcetti e presupposti di rivalità che impediscono questo sodalizio costruttivo tra loro”. Spiega Sarah Pofi, che, oltre a recitare, si esprime anche come cantante jazz. La parte della gatta dispotica e dittatoriale è interpretata invece da Caterina Rubini, che ha iniziato a recitare nel 2012, formandosi con il teatro classico.“ Aldo Nicolaj ha conosciuto gli orrori della guerra e della prigionia, da questo derivano certe scelte dure e ben definite sui personaggi. Io interpreto il ruolo dell’amica dal carattere intollerante e poco malleabile. Devo dire che pur non rappresentando propriamente le mie caratteristiche caratteriali, interpretare questo ruolo è stato una sorta di sfogo liberatorio e catartico. Il mondo femminile è qui colto in tutte le sue sfaccettature. È vero che i personaggi sono ben caratterizzati, ma con l’andare avanti della vicenda si comprende che il loro modo di essere è frutto di esperienze talvolta negative. Il personaggio che interpreto è un personaggio che vive di apparenza e che si preoccupa molto del giudizio altrui, che va apparentemente poco in profondità nelle cose. Le due amiche sono comunque complementari. L’una non potrebbe esistere senza l’esistenza dell’altra. Si completano a vicenda. Sarà poi la presenza dell’imprevisto, rappresentato dall’uomo, che le metterà di fronte all’immagine di se stesse in relazione alle loro esperienze passate, svelando al pubblico il perché delle loro caratteristiche. Ovviamente non mancherà il finale a sorpresa.”

Rossella Cea


Pubblicato il 29 Aprile 2022

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