Cultura e Spettacoli

Duse, quota diciannove

‘Madame Bovary’ al Teatro Duse diventa quest’anno il trait d’union tra vecchio e nuovo. A luglio, in coda di stagione, questa produzione Tiberio Fiorilli / Duse esordiva in condizioni affrettate per forze di cose. Quasi a volersi scusare con la platea della struttura di via Cotugno, lo stesso allestimento torna sullo stesso palcoscenico ad aprire la stagione ‘19/’20 (la diciannovesima) ; l’esordio è fissato già per domani. Ne è stato dato annuncio avantieri nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo cartellone. Sarà ancora Cristina Angiuli a dirigere Antonella Cappelli, Enzo Strippoli, Monica Angiuli e Luca Amoruso in una messinscena che si annuncia tirata a lucido e definita anche nei dettagli. Condizioni d’abbonamento particolarmente vantaggiose (sessanta euro per quindici spettacoli) fanno da ulteriore richiamo per un programma che si annuncia ricco. Oltre la Angiuli (e sua sorella Monica), daranno il loro contributo Giovanni Gentile, Ernesto Marletta, Vito Latorre, Pinuccio Sinisi, Enzo Strippoli, Lino De Venuto, Barbara Grilli, Silvia Cuccovillo, Nico Salatino, Leo Lestingi, Francsco Ferretta, Vittoria Bellomo.. La lista è lunga. Ancora per ragioni di spazio rimandiamo al sito del Teatro per l’elenco dei titoli in cartellone. E’ però doveroso sottolineare che, a parte un trittico pirandelliano e un Moliére (Il malato immaginario), le altre produzioni recano la firma di autori italiani, per lo più locali, e della seconda metà del Novecento, cioè quella generazione di drammaturghi cui di fatto ha messo il bavaglio la tendenza (commerciale) a riempire i cartelloni di classici, per giunta stravolti nel nome di un modernismo pretestuoso. Anche in questo la piccola creatura voluta da Mia Fanelli (e dalla stessa difesa a denti stretti in mezzo a cento polemiche) conferma la sua natura ‘sociale’. A riconoscerlo pubblicamente, mercoledì sera, sono stati molti noti teatranti. Anche per gli operatori d’arte scenica più bravi, ma non ‘inseriti’, è tutt’altro che facile a Bari trovare spazi dove esibirsi a costi sostenibili. Questa condizione, che per lo più è motivo di emigrazione, ha sulla coscienza non pochi casi depressivi, quando non d’abbandono fra quanti si ostinano a restare. Per fortuna il Duse si muove in controtendenza. E la politica del teatro in funzione tutto l’anno salvo agosto e i lunedì – certe volte nemmeno quelli – , ovvero un ritmo di attività che neanche un Teatro Stabile potrebbe mantenere, oltre ad aver sedimentato un pubblico (un altro merito da riconoscere), moltiplica le opportunità di lavoro. E c’è bisogno di lavoro. Oltre che lavorare (c’è ancora chi non crede a certe cose), gli attori mangiano. Qualche volta.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 6 Settembre 2019

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