E li chiamano voli ‘low cost’: altri 17 milioni dei pugliesi a Ryanair senza bando
“Altri 17 milioni di euro per Ryanair dalla Regione Puglia, senza bando pubblico e con un rinnovo automatico dell’accordo di cinque anni, contrario anche alle nuove disposizioni dell’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile: adesso è il caso che la Giunta Regionale chiarisca i motivi, specie in presenza di altre compagnie aeree ‘low cost’ che volano da e per la Puglia, spesso anche con tariffe più convenienti. Adp continua ad elargire milioni di euro della collettività alla Ryanair”. Anche il Vicepresidente del Consiglio Regionale, Nino Marmo, s’è accorto dei milioni di euro elargiti alla compagnia irlandese dalla società di gestione aeroportuale pugliese senza bando pubblico. E finalmente anche lui chiede spiegazioni anche alla luce delle dichiarazioni del Presidente dell’Enac, Vito Riggio, che ha affermato che sulla questione degli aiuti alla Ryanair si debba applicare la nuova normativa nazionale che impone il bando pubblico. Insomma, la Giunta pugliese ha approvato, per l’ennesima volta, le linee di indirizzo applicate da Aeroporti di Puglia sulla pubblicità e promozione. Peccato però che, come ormai accade da anni, i 17 milioni vengano trasferiti ad Adp per il marketing, ma poi di fatto l’ente li dà alla compagnia sotto forma di aiuti di Stato, e dunque agevolando un privato rispetto ad altri con una semplice scelta discrezionale dell’ente stesso. A questo proposito, per Marmo, sarebbe utile prendere visione dello studio del Dipartimento di Studi aziendali dell’Università di Bari che evidenzierebbe, secondo la Giunta, che il saldo fra spesa complessiva dei passeggeri di Bari e Brindisi e l’importo sostenuto dalla Regione sia largamente positivo. <
Ma quello che più desta perplessità è la modalità con la quale questa ingente somma passa mensilmente dalle casse della società barese a quelle della Ams. Fatture con oggetto generico “Marketing Services Dec2011” che fanno transitare all’estero i 12 milioni puliti puliti, senza che neanche un centesimo resti in Italia, visto che l’Iva su fatturazione estera non è prevista. Immense zone d’ombra, insomma, che farebbero saltare sulla sedia anche l’ultimo degli impiegati dell’Agenzia delle Entrate.
A leggere il resoconto della relazione di Mimmo Di Paola all’assemblea dei soci in occasione del bilancio 2010 si percepisce la consapevolezza di essere di fronte ad un nodo gordiano che non avrebbe mai trovato il suo Alessandro Magno risolutore. Di Paola affermava che il mancato reperimento dei fondi da destinare a Ryanair comporterebbe: “Per il 2011 la registrazione di una perdita di esercizio superiore a Euro 4.316.667 (per fortuna non è accaduto, ndr.). Per il 2012 e successivi esercizi (causerebbe) l’inevitabilità della risoluzione anticipata del contratto con Ryanair, con elevata probabilità di contenziosi per risarcimento di ingenti danni e pagamento di penali”. La società aeroportuale pugliese, insomma, si è ridotta a “comprare” il traffico passeggeri da una compagnia aerea per sopravvivere. Altro che mercato. Questa singolare politica operativa della Ryanair, già nel mirino della Comunità Europea, comincia a trovare contestazioni in varie parti d’Italia. A Bergamo si indaga sull’ipotesi di evasione delle tasse italiane poiché la compagnia contrattualizza tutti i suoi dipendenti secondo la più favorevole normative irlandesi, anche se di fatto tutto il lavoro viene espletato in Italia. Molte società di gestione aeroportuali iniziano a chiedersi quanto possa risultare redditizia questa dipendenza da un singolo soggetto del mercato che, come abbiamo visto, in Puglia diventa la palla al piede ( o in aria, se si preferisce…) della società regionale di gestione degli aeroporti.
Francesco De Martino
Pubblicato il 9 Ottobre 2014