“E’ limitato l’impatto delle sanzioni alla Russia sull’export delle imprese pugliesi”
E’ limitato l’impatto delle sanzioni alla Russia sull’ export delle imprese pugliesi. Lo dichiara al Quotidiano in questa intervista il dottor Francesco Divella, Vice Presidente Confindustria Bari- Bat con delega alla internalizzazione.
Che impatto hanno sulle esportazioni le sanzioni alla Russia?
“Per nostra fortuna l’impatto delle sanzioni alla Russia sull’export delle imprese pugliesi e italiane è limitato. Il Centro Studi di Confindustria ha calcolato che il blocco riguarda 686 milioni di euro di vendite in Russia, pari all’8,9% dell’export italiano nel Paese e questa cifra rappresenta solo l’1,5% del totale dell’export italiano nel mondo. Quello che ci preoccupa è, però, il fatto che ci sono alcuni specifici prodotti italiani (ad esempio alcuni macchinari) per i quali il peso del mercato russo è importante, perché supera il 10% delle vendite estere. Nell’insieme la situazione internazionale deprimerà le esportazioni italiane nel 2022, rispetto all’ottimo 2021. Il conflitto avrà ripercussioni negative anche sulle importazioni, peggiorando la già difficile situazione dell’approvvigionamento delle materie prime sul mercato globale, che già si era manifestata con la ripartenza post-pandemica nel 2021. Basti pensare al fatto che ormai da molti mesi i container e gli imballaggi hanno raggiunto quotazioni che stanno diventando insostenibili soprattutto per le pmi. Per gli imballaggi, ad esempio, le aziende manifatturiere si vedono costrette anche a stipulare contratti a prezzo aperto con consegne ritardate rispetto alle normali tempistiche. Ma l’effetto più grave della guerra è l’insostenibile incremento dei prezzi dell’energia e del gas”.
In particolare qual è la situazione per il mercato del grano tenero?
“Russia e Ucraina insieme sono tra i maggiori esportatori mondiali di grano tenero. Il blocco delle esportazioni di grano tenero da questi Paesi verso l’Europa, dovuto alla guerra, ha generato un’impennata delle quotazioni di questa materia prima nelle Borse internazionali, che ha raggiunto il record storico di 400 euro a tonnellata. Questi rincari incidono in particolare su alcune nostre produzioni a base di grano tenero come quella di pane, biscotti e prodotti di pasticceria, anche perché si tratta di prodotti sul cui prezzo finale la materia prima ha un’incidenza altissima, fino al 60-70%”.
Prezzi di pane, farina e biscotti: che cosa aspettarci?
“E’ evidente che se, la situazione bellica perdurerà, le quotazioni del grano tenero rimarranno sostenute o potrebbero subire un ulteriore rialzo, generando ancora un incremento dei prezzi di pane, biscotti, pasticceria, e, a catena, un’ulteriore inflazione, con perdita di potere d’acquisto delle famiglie e calo dei consumi”.
Mais e olio di girasole, come risolvere il problema?
“Una soluzione può essere quella di aumentare la produzione nazionale e diversificare i Paesi delle nostre importazioni. La nostra agricoltura è in grado aumentare la produzione di mais per gli allevamenti, insieme a quella di grano duro per la pasta e di grano tenero per la panificazione per rispondere alle difficoltà di approvvigionamento dall’estero determinate dalla guerra”.
Quali politiche commerciali vanno seguite in momenti come questi?
“Le industrie della provincia di Bari e Bat stanno riducendo i propri margini per far fronte all’impennata delle materie prime e dell’energia in modo da non innescare una eccessiva inflazione che comprimerebbe i consumi. Così facendo l’industria sta dimostrando una grande responsabilità sociale verso il Paese. Va inoltre detto che, nonostante i rincari, attualmente le aziende sono perfettamente in grado di garantire una produzione costante e, pertanto, per quanto riguarda il settore alimentare, deve essere chiaro che la corsa all’accaparramento nei supermercati è del tutto ingiustificata”.
Famiglie e imprese alle prese con l’aumento dei costi di luce e gas: come muoversi e che cosa chiedete alle istituzioni?
“I costi energetici sono diventati insostenibili per le aziende, e non solo per quelle energivore. Se in questo primo periodo le imprese hanno fatto uno sforzo per assorbire gli aumenti, in una prospettiva a lungo termine tutto questo non sarà più sostenibile. Occorre pertanto un intervento strutturale sia nazionale, sia europeo. Il nostro Paese deve ripensare il suo mix di produzione energetica e deve porre mano con urgenza alle semplificazioni burocratiche per l’avvio di nuovi impianti energetici: oggi in Italia abbiamo oltre 400 nuovi impianti di rinnovabili bloccati per problemi burocratici. C’è da augurarsi certamente che la guerra termini presto, ma dobbiamo sapere che ciò nell’immediato non riuscirebbe ad azzerare del tutto l’impatto economico negativo generato. Nel caso del mercato del grano tenero destinato alla produzione di farine per pane e pasticceria, ad esempio, le quotazioni rimarranno sostenute e si dovrà aspettare più di un anno per tornare ad avere, con il nuovo raccolto, una normalizzazione delle quotazioni che, per la prima volta, hanno superato i 400€/t. Le conseguenze della guerra si potranno contenere solo con tempestive e incisive politiche pubbliche del Governo italiano e delle istituzioni europee”.
Vi hanno soddisfatto i provvedimenti ultimi del governo in tema di caro bollette?
“Come abbiamo già avuto modo di dire, ci aspettiamo dal governo non solo aiuti d’emergenza, che pure sono necessari, ma soprattutto interventi strutturali che riducano la nostra dipendenza energetica dall’estero e che puntino a ridurre il gap infrastrutturale del Mezzogiorno. Il PNRR va riscritto e aggiornato, puntando a forti investimenti nella produzione di energia”.
Bruno Volpe
Pubblicato il 6 Aprile 2022