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E’ polemica sul corso gay friendly finanziato dal Comune

Il Sindaco di Bari -Antonio Decaro- ha finanziato un corso di indottrinamento LGBT per i dipendenti della città di Bari che ha acceso la polemica politica sia a Palazzo di Città che in Consiglio Regionale. 80 mila euro la cifra concordata tra il Comune e un apposito tavolo LGBTQI per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali con la collaborazione del dipartimento di Formazione dell’Università di Bari e dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad). Il corso, della durata di 4 giornate da 6 ore ciascuna, prevede un ampio indottrinamento sul tema gender ai funzionari più a contatto con il pubblico e quindi -a detta del Sindaco- a maggior rischio di incorrere in comportamenti “omofobi”.

La formazione, con mini classi da 25 persone ciascuna, riguarda tutto il personale di front office del Comune: insegnanti di asili nido e scuole dell’infanzia, addetti all’ufficio pubbliche relazioni, assistenti sociali. I primi ad essere arruolati per seguire le lezioni finalizzate a decostruire stereotipi e pregiudizi sono stati 160 agenti della Polizia Municipale che hanno seguito un corso complessivo di 24 ore dove l’attività educativa era organizzata in più moduli, ciascuno con il preciso obiettivo di formazione alla normalità omosessuale e di ogni tendenza sessuale. A fronte di questo copioso investimento da parte di Decaro c’è chi si domanda se la città, a fronte di ben più gravi ed urgenti necessità, avesse davvero bisogno di utilizzare queste risorse per un corso “Gay Friendly”. Il Consigliere regionale di Forza Italia- Nino Marmo- ha chiesto se questo fosse davvero necessario, posto che non risultano inclinazioni omofobe o avverse ai transessuali da parte dei destinatari. <<Non è nel nostro stile portare avanti proteste demagogiche e non lo faremo neanche stavolta- ha dichiarato Marmo- ma al Sindaco Decaro che ha finanziato corsi di formazione “per il superamento delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale” per i dipendenti comunali, le maestre degli asili nido e le scuole primarie, dobbiamo domandare: quanto è costato l’intero progetto e con quali risorse è stato finanziato? C’è stata una gara d’appalto? Far rientrare- aggiunge- questo tema nella formazione obbligatoria appare alquanto strano, dal momento che, appunto, non si sono mai registrati tra i partecipanti comportamenti discriminatori di tal genere. Ergo si tratta di una iniziativa del tutto superflua>>. Ma la polemica non finisce qui: a fronte di problemi ben più grossi per le famiglie baresi il Consigliere forzista insiste sull’ineguatezza delle politiche sociali del Comune e lancia una frecciatina anche al Presidente della Regione: <<Non vorremmo che la spinta ideologica ed il bisogno di raccattare un pò di voti siano le reali ragioni sottese all’iniziativa. Del resto, abbiamo già assistito ad una manovra simile da parte di Emiliano, con l’adesione alla rete Lgbt. Ma far rientrare il tema nella formazione obbligatoria sembra anche un indottrinamento forzato, oltre che ridondante data l’assenza di comportamenti anti-sociali sia dei dipendenti comunali sia degli insegnanti.Perciò è utile capire quale sia l’agenda delle priorità per il Sindaco di Bari: la sua è tutt’altro che una città ‘felice’. Ma se un corso pro omosessuali e transessuali- conclude Marmo- in una comunità da sempre estremamente aperta e rispettosa, vale più di un sussidio a chi è in difficoltà, allora ne prendiamo atto”. A quanto pare la dirigenza locale legata al Partito Democratico, perfettamente in linea con quella nazionale, preferisce inseguire le battaglie ideologiche piuttosto che quelle sociali, allontanandosi sempre più dalle reali necessità delle ‘masse’ per perseguire i “diktat” delle lobby, in questo caso, legate alla propaganda omosessualista.

 

Maria Giovanna Depalma

 


Pubblicato il 20 Luglio 2017

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