Cronaca

“E se riaprissimo il caro, vecchio ex Albergo Diurno?”

C’era una volta a Bari, in Corso Vittorio Emanuele, proprio di fronte al Palazzo Municipale, quello che i baresi chiamavano da sempre l’Albergo Diurno. Un salotto sotterraneo, oramai chiuso, sepolto e murato da oltre una ventina di anni e, così, cancellando per sempre alla vista e dalla fruizione dei cittadini ospiti della città una ottima struttura utile e necessaria a chi – di passaggio da Bari – potesse beneficiare di un impianto di riferimento per un servizio sociale ed accogliente. Un servizio, tanto per capirci meglio, tale da favorire l’ulteriore sviluppo del commercio urbano attualmente in forte difficoltà per la crisi in atto. Giuseppe Calabrese già assessore comunale barese, non è solo per nostalgia che riporta integralmente tutto ciò, compresi i ricordi di una signora che parla dell’Albergo diurno, del cavallo con gualdrappa che cela sotto di sé un tesoro: solo i  più anziani possono sapere che cosa fosse un albergo diurno – queste le parole della Signora Carmela, che ricorda quando vi entrò per la prima volta a Bari nel 1944, tra saune, bagni, centri estetici sartorie, telefoni pubblici, una sala scrittura e negozi impressi nella sua memoria. Ed aggiunge: “…era possibile addirittura acquistare biglietti ferroviari. Questi servizi nacquero dall’idea di un imprenditore, Cleopatro Cobianchi, per rispondere alla mancanza del bagno in casa e alle esigenze dei viaggiatori, ma non solo: erano comunque luoghi di passaggio, di svago e di incontro”. A Bari il primo albergo diurno fu inaugurato il 12 dicembre 1926 in Piazza Aldo Moro, chiamata a quel tempo piazza Roma . I prezzi erano accessibili a tutte le classi sociali, dalle meno abbienti alle più agiate. Quei servizi igienici furono popolati sino agli anni ’60 successivamente le condizioni abitative migliorarono e l’albergo fu meno frequentato. La struttura venne letteralmente murata negli anni ’90 per evitare continui atti vandalici. E chi lo immaginava questo “tesoro” murato all’altezza di via Andrea da Bari, dove oggi sorge la statua del cavallo di Ceroli? In altre località d’Italia, queste strutture sono considerate “gioielli preziosi” dell’Art-Decò e come tali sono state restaurate e valorizzate. Bene, proprio per questo Calabrese ha preso carta e penna scrivendo direttamente al Signor Sindaco affinchè consideri la possibilità di rivedere la fattibilità di far rivivere la storica e “bella” struttura a suo tempo sepolta e consegnata senza alcun ritegno all’oblio totale. Valorizzando così uno dei tanti gioielli architettonici del patrimonio comunale e ripristinando un servizio sociale utile sia per i cittadini baresi che forestieri in transito dalla città di Bari, ormai del tutto carente dei servizi utili alla città capoluogo metropolitano, in tal modo da equipararla ad altre città italiane. <>, la conclusione dell’ex assessore barese che spera di recuperare un bene ormai morto e sepolto da una presunta modernità che macina tutto in fretta…troppo in fretta!

 

Francesco De Martino 


Pubblicato il 10 Marzo 2017

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