Cronaca

E’ sempre allarme rosso nelle carceri pugliesi

Puglia: oltre tremila le persone detenute in carcere, altre 2mila e 500 scontano sul territorio le pene in misura alternativa, in tutto quasi seimila reclusi. E su 3.206 ben 3.051 sono uomini e 155 donne che affollano le undici carceri della Puglia, idonee ad ospitare una capienza regolamentare di 2.347 posti letto. E cioè meno della metà, mentre altre 2.544 scontano la pena sul territorio regionale tra misure alternative, misure di sicurezza e sanzioni sostitutive della detenzione. Ma inquietanti sono anche i numeri degli eventi critici in carcere: ogni giorno, tra le sbarre delle celle puglie, c’è più di un evento critico e di una colluttazione. E’ quello che emerge dai dati diffusi dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria sulla situazione penitenziaria della Puglia, riassunta dopo l’ultima visita parlamentare nelle nostre carceri. Ci sono, a conti fatti, quasi mille detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare delle carceri – credono nel proprio lavoro, che hanno valori radicati e un forte senso d’identità e d’orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano quotidianamente, soprattutto sventando molti suicidi di detenuti o contenendo gli effetti devastanti di altrettanto numerosi atti di autolesionismo. E non basta. Difficile individuare i lanciatori delle sostanze stupefacenti dalle parti di Corso Alcide De Gasperi, via Pogdora e dintorni, a causa del malfunzionamento delle telecamere interne ed esterne costate centinaia di migliaia si euro. Per questo si rende necessario  intensificare la vigilanza del muro di cinta in alcune occasioni sguarnito per carenza di personale di polizia penitenziaria, nonchè la riparazione dei sistemi di controllo. Facile dire che fino a quando ciò non avverrà, si renderebbe perlomeno necessario incrementare anche il pattugliamento delle altre forze di polizia intorno al carcere al fine evitare che la neve bianca continui a cadere all’interno carcere barese. In effetti la casa circondariale di Bari e la sua <fame> di droga non è una novità: la concentrazione di tossicodipendenti in carcere è molto elevata e costituisce un serio problema per gli operatori sociali che devono intervenire a gestire le situazioni più disperate: autolesionismo, Aids e sindromi da astinenza. La tossicodipendenza ha rappresentato, nel tempo, un fattore di cambiamento del carcere. La massiccia presenza di assuntori di droga negli istituti di pena ha richiesto la preparazione specifica degli operatori addetti, con particolare riguardo alla riqualificazione del personale di polizia penitenziaria. Come si ricorderà, infatti, tempo fa furono arrestati un paio di agenti penitenziari proprio a Bari accusati di introdurre la droga nel carcere di corso De Gasperi, in cambio di regali di vario genere e prestazioni sessuali da parte di una escort. In particolare furono due gli agenti della polizia penitenziaria arrestati ed altri quattro sono indagati, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari che condusse anche all’arresto di due carcerati. Le indagini, condotte dalla sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Bari hanno in pratica scoperchiato una lunga serie di particolari sulla facilità con cui si introducono non solo sostanze stupefacenti, ma anche altri beni utili ai detenuti come cellulari e generi alimentari e compact disc. Sarà solo colpa della penuria di agenti di custodia, o c’è dell’altro? Per​ questo, la Polizia Penitenziaria della Puglia merita attenzione e rispetto, tenendo presente che nei primi sei mesi del 2016 nelle carceri pugliesi si sono contati 247 atti di autolesionismo, 48 tentati suicidi sventati in tempo dagli agenti penitenziari, un paio di suicidi, tre decessi per cause naturali, 228 colluttazioni e 25 ferimenti: numeri che fanno capire, più di mille parole, con quale e quanto coraggio e sotto quale ‘stress’ operativo si confrontino ogni giorno donne e uomini della Polizia Penitenziaria in Puglia”. E il peggio è che nessuno, tra i quadri decisionali a livello ministeriale e locale, si decide a intervenire…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 26 Ottobre 2017

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