Cronaca

Ecco come il PD pugliese tratta i suoi dipendenti e rispetta le sentenze…

E’ mai possibile vedersi licenziati telefonicamente, il mondo crollare addosso, non credere alle proprie orecchie, ma comunque continuare a lavorare, sperando in un ravvedimento?, fino ad arrivare a una sentenza emessa da un giudice che, però, il datore di lavoro continua a ignorare pervicacemente? Tutto vero, realmente accaduto e ancora più incredibile quando quel datore di lavoro che licenzia a mezzo telefono, continuando a non applicare quella sentenza, altri non  il Partito Democratico. E cioè quel partito progressista e di sinistra che, per antonomasia, dovrebbe tutelare prima di tutto i lavoratori. Ma veniamo ai fatti. All’inizio dell’anno scorso Carmine De Guido, funzionario politico e dipendente della federazione tarantina da oltre vent’anni, prima con gli ex Democratici di Sinistra dei Natta e Berlinguer e poi col Partito Democratico dei vari Blasi ed Emiliano in Puglia, riceve una telefonata con la quale i vertici del P.D. nazionale gli comunicano, appunto, il licenziamento: arrivederci e grazie. A niente servono contestazioni e rimostranze, tanto meno i successivi, concitati contatti telefonici coi quali i vertici nazionali e locali lo rassicurano del fatto che, comunque, avrebbero trovato una “soluzione”. Meglio per lui non allontanarsi dal posto di lavoro, pur senza ricevere retribuzione, ma nonostante le fornite anche nei mesi successivi perfino dai vari Fassina e compagni, la situazione rimane tale e quale: al lavoro senza stipendio. Cosicché il dipendente, a dicembre 2012, dopo confidato inutilmente in quel Partito che ha servito fedelmente per oltre vent’anni, si vede costretto a rivolgersi al Giudice del Lavoro di Taranto, Annamaria Lastella. La quale, con ordinanza di luglio scorso, dopo aver istruito il giudizio e ascoltato i testimoni, ha accolto in pieno le tesi prospettate dagli avvocati baresi Piero e Fabio Cardanobile nell’interesse del dipendente. Accertata la piena illiceità del licenziamento, infatti, il Giudice ha ordinato la reintegrazione del De Guido nel suo posto di lavoro, condannando pure il Partito a risarcire tutte le mensilità dovute per oltre un anno. Tutto risolto? Manco per sogno….A distanza di due mesi dall’ordinanza, e dopo le solite rassicurazioni a vanvera degli alti papaveri piddini, il Partito non ha provveduto a versare le somme spettanti al dipendente. Il quale, ormai incredulo e disperato, si è rivolto nuovamente all’Autorità giudiziaria per ottenere l’esecuzione del provvedimento del Giudice del Lavoro di Taranto. Una causa non facile, quella dei due legali baresi, che ha avuto ad oggetto un licenziamento disposto verbalmente, difficile da provare che, in ogni caso, costituisce l’ipotesi più grave di licenziamento prevista dal nostro ordinamento. <applica la reintegrazione anche nel caso in cui si tratti di partiti politici. La Legge n. 108/90 – peraltro scritta dalle forze politiche in favore di se stesse- prevede infatti che la reintegra non possa applicarsi nei casi in cui i datori di lavoro siano partiti politici. Il Giudice di Taranto ha accolto la tesi secondo cui, invece, in ipotesi di licenziamento orale, la fattispecie è così grave da non poter rientrare nella norma di favore di cui alla legge. 108/1990. E ciò, sulla base di una interpretazione costituzionalmente orientata dell’intero sistema normativo che non può consentire ai partiti politici di violare le norme essenziali del nostro ordinamento. E’ questa ragione che l’ordinanza del Giudice ha una particolare rilevanza anche sotto il profilo strettamente giuridico>>. E infatti proprio sulla scorta di questi elementi, che il magistrato del capoluogo jonico ha dichiarato addirittura l’inesistenza del licenziamento, che però, come detto, il P.D. continua a non ottemperare,  come se l’ordinanza non fosse mai stata notificata. Ora il dipendente ha incardinato un’altra azione giudiziale per ottenere l’esecuzione e, dunque, per conseguire il pagamento delle somme dovutegli, maggiorate delle ulteriori spese legali, ma anche da danno contabile. I due legali di Carmine De Guido, infatti, hanno assicurato che presenteranno denuncia alla Procura della Corte dei Conti contro quel P.D. che, grazie al finanziamento pubblico dei partiti, sta esponendo le sue casse ad altri sperperi di denaro pubblico. Ma in questa incredibile vicenda, giova ripeterlo, non soltanto il cosiddetto Partito Democratico ha licenziato verbalmente un dipendente, ma sta continuando a non rispettare un’ordinanza del Giudice del Lavoro, così esponendosi ad altre spese per le costose, quanto evitabili, azioni giudiziali che sta subendo e subirà. Alla faccia di chi ancora crede in certi valori, dei lavoratori e, soprattutto, dei contribuenti onesti…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 4 Settembre 2013

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