Macchine per il movimento terra nel cantiere sorto all’interno dell’area neolitica di via Vittorio Veneto, a Palese. Ed ecco che l’architetto Eugenio Lombardi, da anni in prima linea per impedire lo ‘scempio’ della copertura del villaggio preistorico proprio là sotto, per costruirci un complesso residenziale, torna a chiedere all’assessora comunale all’Urbanistica Carla Tedesco semmai sia stata rilasciata la relativa concessione, già indicata sul cartello di vendita di ville private (pdc n.80/2011) e se siano cominciati i lavori che porteranno “”…alla tragica conclusione della Storia degli Illiri iniziata 10mila anni fa”. Il comitato sorto spontaneamente per proteggere il sito palesino chiade pure cosa si è fatto per impedire, appunto, un intervento di cui parleranno le cronache di qui a venire, “…segnando con inchiostro indelebile i nomi di coloro che non impedirono la cancellazione dell’identità di un territorio dalle ricchissime potenzialità ma lasciato alla mercè della bassa speculazione?”” E così, dopo anni di ‘civilissime battaglie’, gli ambientalisti palesini hanno chiesto alle Istituzioni risposte chiare e soprattutto tempestive, prima che le ruspe ed escavatrici compiano un atto di cui, forse, saranno in molti a pentirsi. Circa quattro ettari, in gran parte già oggetto in passato di cementificazione selvaggia, l’area che adesso rappresenta effettivamente una “rarità archeologica”, come denunciato poche settimane fa anche dai politici 5Stelle, senza che finora, però, si sia riuscii a bloccare –o perlomeno sospendere per altre indagini – la costruzione di villette legittimamente concesse, visto che il suolo non è stato sottoposto a vincoli paesaggistici o altro, respiro agli ambientalisti locali. Infatti è stata proprio la stessa Sopraintendenza ad aver dato via libera alle ruspe, avendo rilasciato un’attestazione con cui si è dichiarata la “non rilevanza” ai fini storico-culturali dell’area posta sulla costa pelesina, a nord del capoluogo. Ed è esattamente da tre anni che poi il Comune di Bari non ha esitato ad autorizzare la costruzione delle villette. Eppure è da sempre che a Palese si sa dell’insediamento archeologico risalente a circa 7500 anni fa e considerato un sito tra “i più significativi” per estensione ed importanza dei rinvenimenti. Il sito, conviene precisare, è posto in un’area privata a neanche 40 metri dalla costa di Palese: occasione unica per la valorizzazione del patrimonio artistico che la comunità pugliese possiede. E’ dalla fine degli anni Sessanta che si conosceva, grazie alla casualità della scoperta di un vaso sul costone roccioso di Palese, la presenza d’un insediamento neolitico in un sito ampio circa sei ettari. Nei primi anni Novanta i nuovi proprietari dell’area, nel frattempo devastata dalla selvaggia edificazione di ville e della struttura turistico-ricettiva ora in stato di totale abbandono del ‘Poseidon’, avevano chiesto e ottenuto dal Tribunale Amministrativo della Puglia la rimozione del vincolo di inedificabilità posto dalla locale Soprintendenza. Superato questo passaggio, venne richiesta nel 2011 una concessione per una lottizzazione a villini e la Soprintendenza Archeologica richiese indagini prima della cementificazione, allo scopo di produrre una documentazione scientifica da poter poi archiviare. Ma l’esito degli scavi è stato di gran lunga superiore alle aspettative, individuando i resti di un villaggio neolitico e un gruppo di tombe con manufatti di eccezionale valore e rarità. Circa il futuro di quanto individuato, il Soprintendente ai Beni Archeologici La Rocca si è recentemente espresso, riconoscendo l’alto valore dei ritrovamenti, ma non individuando in quanto emerso fisicamente una giustificazione sufficiente a salvaguardare e valorizzare l’area, pur tuttavia mantenendo aperte altre opzioni a successiva verifica. L’architetto barese Eugenio Lombardi, come detto all’inizio, è sceso in campo da parecchio tempo, a tutela dell’importantissimo sito archeologico in pericolo, a Palese, rompendo gli indugi, come ripete lui stesso: <<Dunque, per discutere di tutto questo non basterebbero dieci pagine di giornale. Il fine, ovviamente, quello di stimolare ancora una volta un tavolo di confronto e concertazione per individuare soluzioni alternative alla cancellazione di una straordinaria pagina di storia del territorio. Soluzioni concertate che contemplino le giuste aspettative dei privati e il diritto della Comunità di salvaguardare e valorizzare la propria Storia. Ma il futuro deve saper guardare anche oltre, dialogando con un territorio storicamente molto più ampio, al fine di avviare una progettualità in linea con l’alto livello storico-culturale delle scoperte rispetto ad u territorio quanto mai esposto, specie negli ultimi anni, al rischio di una devastazione e cementazione senza regole>>. Rischio che si sta tramutando in tragica realtà, nel silenzio di partiti, gruppi e tanti – ma tanti – presunti amanti di storia, arte e cultura da queste parti…
Francesco De Martino
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