Cultura e Spettacoli

Edgardo abbracciò il crocifisso

La sera del 23 giugno 1858, A Bologna (allora rientrante nello Stato Pontificio) gendarmi bussavano alla porta della famiglia di religione ebraica di Salomone Momolo Mortara per prelevare con la forza il sesto dei loro otto figli, Edgardo (che all’epoca aveva sei anni). La famiglia non potette opporsi. Sei anni prima era accaduto questo : la domestica di casa, la quattordicenne Anna Morisi – di religione cattolica -, all’insaputa dei genitori del piccolo, aveva battezzato il neonato Edgardo ritenendolo a rischio di morte imminente (in caso di pericolo di vita, il diritto canonico giudica valido il battesimo impartito in assenza di testimoni e con acqua non benedetta da persona non ‘ordinata’). Una volta giunto all’orecchio dell’Autorità pontificia, il caso mise in moto la Legge, che nel regno papale prevedeva l’obbligo di impartire un’educazione cattolica a tutti i battezzati. Così, i genitori di Edgardo persero la patria potestà e il bambino venne condotto a Roma, dove fece ingresso nella Casa dei Catecumeni, istituzione destinata agli ebrei convertiti al cattolicesimo. Pio IX prese interesse personale alla storia e  respinse tutti gli appelli alla Chiesa per il ritorno del piccolo preso i suoi genitori (oltre che da organizzazioni ebraiche e da figure politiche e intellettuali britanniche, statunitensi, tedesche e francesi, le proteste giunsero in particolare dal Regno di Sardegna, che intese sfruttare il caso per rivendicare la liberazione delle terre italiane dall’influenza temporale del papa ; non mancarono comunque prese di posizione all’interno del mondo cattolico). E il ragazzo nel frattempo? Ad una delegazione di notabili israeliti recatasi a trovarlo nel 1859 ebbe a dire : ‘Non sono interessato a cosa ne pensa il mondo’.  Inoltre nel suo memoriale annotò: “Allorché io venivo adottato da Pio IX tutto il mondo gridava che io ero una vittima, un martire dei gesuiti. Ma ad onta di tutto ciò, io ero gratissimo alla Provvidenza che mi aveva ricondotto alla vera famiglia di Cristo”. Un caso di violenza psicologica, di sapiente indottrinamento?… Dopo la Presa di Roma (1870) i coniugi Mortara tentarono di strappare il figlio al Papa, ma Edgardo rifiutò. Di fronte a questa posizione inaspettata, il nuovo questore della città, si presentò nel convento di San Pietro in Vincoli chiedendo al ragazzo di lasciare quella vita ottenendo un nuovo rifiuto[. Per sottrarsi a ulteriori sollecitazioni, forse anche dietro suggerimento di Pio IX, Edgardo lasciò la città e si recò prima in Tirolo, poi in Francia. In Francia Edgardo venne ordinato sacerdote. Venne poi inviato come missionario a Monaco di Baviera, Magonza e Breslavia per convertire gli ebrei, peraltro con scarso successo. Dopo una serie di conferenze in Italia (era diventato una notorietà) ristabilì i contatti con la madre e i fratelli, che tentò – inutilmente – di convertire. Nel 1897 fu negli Stati Uniti, ma l’arcivescovo di New York fece sapere al Vaticano che si sarebbe opposto ai tentativi di Mortara di evangelizzare gli ebrei in terra americana dal momento che il suo comportamento metteva in imbarazzo la Chiesa. Mortara morì l’11 marzo 1940 a Liegi dopo aver passato diversi anni in un monastero. Il caso Mortara fu una delle principali ragioni di opposizione (anche da parte cattolica) alla beatificazione di Pio IX, comunque avvenuta nel 2000. – Nell’immagine, Edgardo Mortara (a destra) insieme alla madre e al fratello.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 23 Giugno 2016

Articoli Correlati

Back to top button