Cronaca

Edilizia e piani urbanistici: una legge per snellire le procedure

Ci si perde tra piani urbanistici e generali, una matassa inestricabile di interventi, studi, affidamenti e progettazioni che allungano all’infinito i tempi di amministrazioni civiche distratte, se tutto va bene. O peggio cieche, sorde e mute, come le tre scimmie. Ecco allora la necessità di piani e procedure più snelle e veloci, come auspica l’ex assessore pugliese Fabiano Amati che vorrebbe eliminare le tante, troppe fasi inutili prima di approvare il Piano urbanistico generale (Pug). Ed entrare nel futuro, come dice lui stesso. “In pochi anni tutti i comuni dovrebbero avere un moderno Piano urbanistico generale, superando i vecchi Piani di fabbricazione e Piani regolatori generali”, attacca il presidente della Commissione regionale bilancio e programmazione Fabiano Amati, promotore e primo firmatario della proposta di legge di modifiche alla legge regionale 20/2001. Proposta sottoscritta anche dai consiglieri regionali Caracciolo, Mazzarano, Mennea, Paolicelli e Tutolo. Insomma, per un piano urbanistico generale regolarmente approvato e valido, ci sarebbe bisogno di semplificare la procedura per l’approvazione dei PUG, eliminando fasi del procedimento utili solo al conto corrente dei progettisti e alle manie dei burocrati. “Per questo motivo abbiamo depositato -continua Amati – una proposta di legge, con la quale si elimina la più clamorosa fase perditempo, ossia quella del Documento programmatico preliminare, in grado di risparmiare almeno tre anni sul procedimento. E tre anni nei procedimenti amministrativi sono un’eternità. Insomma, metterci alle spalle PF e PRG, per entrare nel futuro”. “Sono ancora troppi i comuni pugliesi non ancora dotati di Piano urbanistico generale (PUG) ai sensi della legge regionale 27 luglio 2001, n. 20. Infatti, dopo 21 anni dalla entrata in vigore della legge per modernizzare il governo e l’uso del territorio, ci ritroviamo ancora a osservare la gestione diffusa dell’edilizia attraverso il vecchio “Piano di fabbricazione” (PF), con concezione risalente al 1942, o l’altrettanto vecchio “Piano regolatore generale” con concezione più moderna risalente al 1980. A ciò si aggiunga che tali strumenti non si presentano generalmente adeguati al Piano paesaggistico territoriale tematico (PPTR). Questo stato di arretratezza non può essere più giustificato, per cui risultano necessari adeguamenti normativi appropriati per favorire l’adozione rapida dei PUG in tutti i comuni ancora sprovvisti. Il raggiungimento di quest’obiettivo è legato a una pluralità di rimedi, ovviamente e come sempre. Tra questi risulta utile la semplificazione della procedura di adozione del PUG, che attualmente sconta una fase di partenza diventata ormai inutile e farraginosa, quella del Documento programmatico preliminare (DPP), perché funzionale – soprattutto dopo l’approvazione del DRAG – a procedimentalizzare con notevole complessità e articolazione (risolvendosi in una duplicazione del successivo procedimento di adozione del PUG) una fase che in origine doveva essere di mero indirizzo politico, per natura caratterizzata da forme libere e con modalità di più ampia partecipazione dei cittadini, così come stabilito dai governi cittadini e sotto la loro responsabilità politica, ossia un bene della democrazia liberale che non può essere affermato per legge (come negli Stati etici) ma solo verificato attraverso il responso elettorale. In virtù di tanto, ieri è stato proposto, dunque, l’abrogazione della fase di approvazione del DPP e in conseguenza la riduzione del periodo temporale di validità delle norme di salvaguardia, e tutto al fine di istigare le più opportune accelerazioni, così da dotare i comuni pugliesi di strumenti moderni di gestione e uso del territorio. Chissà se anche stavolta lobbisti e uomini mascherati dietro le potenti società del mattone che infestano i nostri territori riusciranno a mantenere ancora lo ‘status quo’ nel settore edile. Quello che, forse, fa più gola ed anzi fa la differenza in tempi di bonus/superbonus nella nostra economia.

Francesco De Martino


Pubblicato il 30 Settembre 2022

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