Cronaca

Edilizia giudiziaria: Decaro scrive a Draghi e insiste sul Commissario, ma…

Parco o cittadella della giustizia che dir si voglia, siamo alle carte che vanno e vengono. Ieri mattina, infatti, il sindaco Decaro ha ripreso carta, penna e tastiera per inviare una lettera al presidente del Consiglio Draghi, rappresentandogli le preoccupazioni per il disagio, ultraventennale, della comunità barese per la funzione della giustizia, esercitata in spazi “inidonei e indegni di rappresentare la qualità del lavoro di chi vi opera”. Leggiamo. “Nelle scorse settimane ho informato il Presidente della Repubblica delle condizioni in cui versa l’organizzazione della giustizia in questo distretto – ha messo nero su bianco Decaro –riprendendo il percorso avviato il 16 dicembre del 2014, quando l’allora Commissione di Manutenzione deliberò all’unanimità il parere favorevole alla realizzazione del Polo della Giustizia della città di Bari sull’area di due caserme in disuso, pur avendo registrato alcuni passi in avanti (come la sottoscrizione del Protocollo di intesa il 30 luglio dello scorso anno), ad oggi non sortisce ancora gli effetti concreti e operativi auspicati da tutti gli attori istituzionali interessati. Anzi, il termine indicato dall’Agenzia del Demanio in ordine ai tempi di realizzazione e consegna del solo primo lotto per aprile 2028 sembra più una chimera che un segnale di attenzione per un territorio e una comunità che, francamente, meriterebbero una diversa considerazione. In questa situazione è doveroso per un sindaco invocare l’intervento diretto del Presidente del Consiglio per richiamare la dovuta attenzione ad un territorio che, anche grazie all’impegno della magistratura nelle azioni di contrasto alla criminalità, vuole continuare a progredire e crescere sul piano economico e sociale. E in questo percorso di crescita sociale –continua il primo cittadino barese – sono convinto che la funzione giudiziaria meriti una sede di lavoro che rappresenti un simbolo di legalità all’altezza dell’attività svolta dalla magistratura, dall’avvocatura e dai tanti operatori. Signor Presidente – si legge nella parte conclusiva della nota – mi rimetto alle sue valutazioni e determinazioni, anche in considerazione delle mie precedenti istanze rivolte al Governo, rimaste inascoltate, di procedere celermente, finanche mediante la nomina di un Commissario”. E adesso un passo indietro; sono trascorsi otto mesi e dieci giorni precisi da quando, sulla strada del trasferimento delle sedi giudiziarie nell’ex area delle caserme ‘Capozzi’ e Milano’, si firmava il tanto agognato protocollo, dopo che la giunta comunale guidata da Antonio Decaro aveva approvato la delibera con cui autorizzava a quell’accordo integrativo tra Ministero della Giustizia, Agenzia del Demanio, Comune e Città Metropolitana di Bari, Provveditorato interregionale delle Opere Pubbliche, Corte di Appello e Procura generale per la realizzazione dell’intervento “Polo della giustizia di Bari” presso l’area occupata dalle due caserme dismesse. Momento tanto importante per il sindaco che lui a Roma quel giorno di fine luglio non c’era e aveva delegato il direttore generale Davide Pellegrino al Tavolo tecnico istituito a via Arenula per sviluppare, come si leggeva anche nel dispositivo della delibera giuntale <<…la collaborazione interistituzionale finalizzata all’attuazione del protocollo stesso e alla risoluzione di tutte le criticità connesse alla vicenda>>. Un’assenza politicamente pesante, quella del capo della giunta che ora chiede al presidente del consiglio di sostituirlo con un commissario, fors’anche per i dubbi pesanti che gravano sul polo giudiziario in fondo a via Fanelli, a Bari. Eggià, quelle aree dove si vorrebbe erigere l’agognato <<parco della giustizia>> sono destinate dal P.R.G. di Bari a “Verde di Quartiere”. Una dotazione standard, “minima inderogabile”, a servizio dei quartieri del centro cittadino che – come scritto e riscritto su queste colonne – sono privi di verde, se non fosse per le centinaia di pini secolari posti all’interno dell’ex area militare. E realizzarvi un enorme intervento edilizio destinato a “Palazzo di Giustizia”, oltre che improponibile per l’eliminazione di alberi tutelati per legge, sarebbe anche “impossibile”, in quanto interverrebbe con sottrazione di “Standard Minimi di Verde” “inderogabili”, prescritti dalla legge urbanistica e destinati a garantire minimi essenziali requisiti di vivibilità e, quindi, della salute degli abitanti di quel quartiere.

 

Francesco De Martino

 


Pubblicato il 16 Marzo 2021

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