Cultura e Spettacoli

Editori, chi da noi ama le foreste?

Nel grande fermento del recente Salone del Libro di Torino è passata quasi   inosservata la distribuzione di un volantino ad opera di Deforestazione Zero e Greenpeace. Parafrasando lo slogan De Beers, il foglietto annuncia  che “una foresta distrutta è per sempre” e didascalizza il concetto con l’immagine di una lapide/libro  dove di legge “Qui giace la foresta indonesiana”. Sembra che in Italia non tutta l’industria del libro faccia uso di carta riciclata o ‘certificata FSC’ (che proviene da foreste gestite in maniera sostenibile) e che molte imprese facciano uso di carta prodotta da due colossi del settore (APP e APRIL) con ciò contribuendo pesantemente alla deforestazione in Indonesia. Attraverso operazioni illegali, queste due multinazionale trasformano preziose foreste tropicali in piantagioni procurando l’estinzione dell’orango, dell’elefante e della tigre di Sumatra, creando conflitti con le popolazioni locali e accelerando i cambiamenti climatici. Di qui l’invito ai visitatori ad acquistare solo libri stampati su carta ‘amica delle foreste’. E come individuare questi ‘editori amici delle foreste’? Il volantino contiene un elenco di imprese classificate in cinque fasce sulla base delle risposte ad un questionario comune. La prima, guarda  caso la più ristretta, considera gli editori virtuosi (lodevole la presenza del gigante, Bompiani). Nella seconda fascia si collocano quelle imprese che vengono sollecitate ad aumentare l’impiego di carta riciclata visto che fanno uso solo di fibra FSC. Vengono poi le Case cui si tira l’orecchio per l’utilizzo scarso di FSC o l’assenza d’impiego di riciclata (voto : Insufficiente!). Quasi un discendere per bolge dantesche, eccoci alla fascia pericolosa ; qui Castelvecchi e New Compton si beccano a testa una severo 0,3 per aver dimostrato “poca trasparenza e nessuna volontà di escludere dalla propria filiera carta proveniente dalla deforestazione”. E siccome non c’è limite al peggio, chiudono la graduatoria le editrici che “nonostante molteplici richieste” non hanno compilato e reso il questionario “dimostrandosi disinteressate, non disponibili al dialogo e irresponsabili nei confronti dei proprio lettori”. Duole dirlo, in coda compaiono numerosi nomi eccellenti. E la Puglia in tutto questo? L’unica editrice di casa nostra presa in considerazione da Greenpeace (Laterza) si colloca in seconda fascia. Può bastare perché si parli di Puglia virtuosa? L’analisi di Deforestazione Zero / Greenpeace prende di mira non più di un centinaio di editrici, ovvero le più grandi. Tanto equivale ad escludere migliaia e migliaia di piccole realtà. E allora, come si comportano le realtà meno appariscenti di casa nostra? Dubitiamo dell’esistenza di una sensibilità ambientale fra i tanti tipografi che da noi si improvvisano editori, questi imprenditori dannosi che incentivano la peggiore qualità dello scrivere e che a fronte di centinaia di titoli sfornati si dimostrano incapaci di diffondere e promuovere la cultura.
italointeresse@alice.it
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 18 Maggio 2011

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