Cronaca

Editoria pugliese: fare squadra per vincere la crisi

L’industria del libro in Puglia è in difficoltà. Gli editori osservano e vivono con apprensione le grandi trasformazioni in atto. I numeri, del resto, parlano chiaro: le percentuali di vendita sono in caduta libera, si sono chiuse negli ultimi anni importanti librerie e case editrici. L’affezione al libro cede il posto alla passione per gli e-book e il marketing delle industrie editoriali perde ogni progettualità e lungimiranza. Sembra resti solo una via di uscita: costituire una rete di “mutuo soccorso” che sfrutti le professionalità presenti sul territorio, abbandoni ogni individualismo e lavori in prospettiva per offrire ai lettori e, quindi, al mercato un prodotto editoriale di qualità e un modo di fare impresa positivo e dinamico.

 

Professore, qual è lo stato d’animo degli editori pugliesi?

Non si può negare che siamo preoccupati: sono in atto grandi trasformazioni e si aprono sempre nuove prospettive, ma le vendite sono fortemente in calo. La pubblicazione di un buon libro e il funzionamento ‘virtuoso’ di una impresa editoriale hanno costi che le vendite non riescono a coprire. A ciò bisogna aggiungere la mancanza di punti vendita e di solidi centri di lettura, oltre all’assenza di strategie politiche e di leggi che tutelino il libro (cartaceo o digitale) riconoscendone il peculiare valore formativo.

 

Polignano, Bisceglie, Trani: grandi nomi, belle vetrine ma poche vendite. Cosa non ha funzionato?

La Puglia è unica in Italia per numero di festival letterari e in genere culturali, ma in effetti anche nelle manifestazioni con grande partecipazione di pubblico non si registrano vendite di un certo peso: questo dipende dalla scarsa propensione all’acquisto da parte dei lettori. Manca la convinzione che il libro e la lettura siano strumenti necessari al sano vivere quotidiano.

 

Non sarà anche un po’ colpa degli editori?

Gli editori pugliesi combattono tra mille difficoltà. Il loro limite principale consiste nel non avere chiari progetti editoriali, nel non curare l’editing e nel non aprirsi a nuovi orizzonti quali quelli della letteratura scientifica o straniera. Ma per fare bene questo occorrerebbe essere sorretti da un volume di affari che permetta di retribuire equamente quanti operano a vario titolo nel complesso mondo editoriale.

 

Quanto conta nel successo di un buon libro la cura del testo?

Allo stato attuale delle cose si sta perdendo la percezione della bellezza di un testo formalmente corretto; sulla lunga distanza la cura del testo conta molto per il successo del libro e della casa editrice, ma purtroppo anche grandi case editrici oggi pubblicano libri pieni di errori. La necessità di fare economie sta spingendo a tagliare i costi del lavoro umano e particolarmente quello redazionale. Per essere completo, un buon libro ha bisogno di essere curato nei contenuti, nella forma e nella grafica.   

 

Quanti curricula ricevete in casa editrice? E quali sono i criteri di selezione?

Ne riceviamo molti e nella valutazione le qualità che contano di più sono buone basi di cultura generale, una solida conoscenza grammaticale, la padronanza della cultura umanistica, una propensione all’utilizzo della tecnologia e la padronanza dei linguaggi informatici.

 

Puntate, dunque, sulla formazione.

La formazione e l’aggiornamento sono fondamentali in un settore nel quale la competenza si acquisisce con il tempo e l’esercizio costante, ma occorrono delle basi teoriche e di inquadramento che possono fornire solo corsi specializzati. Noi organizziamo annualmente dei Corsi di formazione al lavoro editoriale per fornire queste basi che riteniamo necessarie.

 

Proviamo a fare qualche esempio: che valenza ha sul mercato del lavoro un correttore di bozze? 

Il correttore di bozze tradizionale non è più richiesto, occorrono figure polivalenti capaci di essere correttori, redattori e impaginatori. Allo stesso tempo la conoscenza delle nozioni fondamentali per la cura del testo è fondamentale in qualsiasi settore professionale.

 

E un distributore?

Nella filiera del libro il distributore è essenziale ma nel Mezzogiorno non ve ne sono di importanti; senza il distributore il libro non arriva dall’editore ai punti vendita e quindi al lettore. Occorrerebbe mettere a punto nuove strategie nel settore della diffusione libraria.

 

Quali consigli si sente di dare ad un ragazzo che intende lavorare nel vostro settore?

Essere polivalente, amare la letteratura, la scienza, essere aperto alle tecnologie e appassionato di marketing. Una miscela complessa. Senza la padronanza di questi elementi è difficile trovare spazio in questo settore, complesso ma affascinante. Inoltre è importante cercare quanto prima di fare esperienze e di acquisire competenze, senza perdere troppo tempo. Quello editoriale è un settore in cui è importante sapersi muovere con cognizione e rapidità.

Ma tutto questo non avrebbe importanza se non si avesse a cuore la letteratura e la cura del testo.

Il lavoro sulla parola è il vero lavoro della complessità. Senza buone parole scritte saremmo una società muta.

 

Le auguro buon lavoro

Grazie a voi.  

 Luigi Bramato


Pubblicato il 15 Settembre 2012

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