Educatori scolastici, missione possibile: “In Regione subito il tavolo di confronto”
I sindacati esigono l'internalizzazione di servizi basilari per la comunità, sfrondando la selva normativa
Una vertenza complicata, quella degli educatori che lavorano nelle scuole comunali, affidati a cooperative private che, molto spesso, applicano regole che tagliano diritti ed emolumenti. Ed anche se la figura professionale dell’educatore scolastico è disciplinata dalla legge Iori (n. 205/2017) che ne circoscrive funzioni, competenze e titoli accademici necessari, nel corso degli anni si sono accavallate variazioni tali da rendere quanto mai necessario un argine normativo, chiarendo finalmente le funzioni dei lavoratori. Insomma, anche in Puglia s’è verificata una preoccupante situazione di “ordinaria confusione e disorganizzazione”, come hanno sottolineato troppe volte i rappresentanti sindacali, dovuta al fatto che la figura dell’educatore è finita nell’ambito troppo ampio e complesso dei Piani di Zona. Educatori finiti per essere “scaricati” ad enti locali che non vedevano l’ora di “esternalizzarli”. E così, pur trattandosi di servizi basilari per la comunità come quello -ad esempio – dell’educazione nella fase prescolare, nel tempo si sono moltiplicati affidamenti e appalti esterni per gestire il servizio, a seconda dei comuni o ambiti di riferimento. E lo scorso 8 gennaio i lavoratori pugliesi, seguiti dall’Unione Sindacale di Base (Usb) sono tornati a manifestare sul lungomare di Bari dinanzi alla Presidenza regionale chiedendo l’apertura d’un “tavolo” istituzionale con Regione Puglia, comuni e Ufficio Scolastico Regionale. Ne parliamo con Federico Cuscito del Coordinamento Usb/Lavoro Privato che segue questi lavoratori. “Gli educatori sono assunti con contratti di dipendenza a tempo determinato o a tempo indeterminato e retribuiti secondo il Contratto Nazionale di Lavoro dalle cooperative sociali, prevedendo una paga oraria di circa 9 euro lorde, mentre le cooperative di appartenenza percepiscono dagli enti locali circa 22/23 euro/h): una cifra assolutamente inadeguata al livello di complessità, difficoltà del lavoro e responsabilità annesse e connesse”
Quali i ‘lati oscuri’ di questa vertenza?
<<Chiarito il disagio forte collegato all’esiguità del compenso, esistono anche altri fattori ad aumentare il disagio di chi lavora: primo fra questi i contratti che possono essere solo ‘part-time’ dato che, secondo i capitolati presenti nei bandi, devono essere retribuite solo le ore svolte in classe – e l’organizzazione del tempo scuola non arriva mai, in nessun caso, a trentasei ore – trascurando tutte le ore da dedicare alla fondamentale programmazione dell’intervento per ogni alunno, alla stesura delle relazioni per ogni singolo alunno, obbligatoria a cadenza mensile ma non rientrante, attualmente, nelle ore retribuite. Eppoi c’è quell’attività di verifica o di confronto con l’equipe scolastica, attualmente addirittura prevista solo una volta a quadrimestre. Insomma, una situazione che ci porta questi lavoratori a non poter svolgere altre attività lavorative e quindi a rinunciare a una parte di reddito>>.
E cosa succede quando le scuole sono chiuse, durante l’estate?
<<Semplice, la già difficile situazione è resa ancora più drammatica dalla sospensione delle attività che privano i lavoratori di tre intere mensilità di stipendio e senza possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali. Per di più caricando sui genitori costi aggiuntivi di un’assistenza che dovrebbe essere garantita per legge>>.
E allora, cosa propone l’Unione Sindacale di Base?
<<E’ giunto per noi il momento di metter fine a tutte queste ingiustizie, semplicemente provvedendo a internalizzare il servizio e gli educatori: è quanto mai necessario e urgente stabilizzare questa professione-ponte di alto valore sociale e aggregativo. Aggiungo che le esternalizzazioni del servizio avrebbero dovuto dimostrare la loro efficacia anni or sono, cosa che non è accaduta, anzi, ha mostrato tutte le fragilità e inadeguatezza d’un servizio prestato dal pubblico e per il pubblico>>
Cos’è successo con l’ultimo sciopero?
“La Regione, attraverso la politica, durante la manifestazione dell’8 gennaio s’è impegnata ad attivare subito un tavolo che, partendo dal lavoro che svolgono gli educatori, possa ragionare sull’impegno nell’immediato di trovare risorse per “coprire” i mesi estivi e avviare un ‘percorso virtuoso’ che porti all’internalizzaxione del servizio stesso. Tuttavia siamo ancora in attesa della convocazione e se non arriverà, torneremo coi lavoratori in piazza>>
Ma sono state impegnate in bilancio queste risorse, dall’ente regionale?
<<Intanto parliamo d’un servizio di cui non possiamo fare a meno; i casi in cui è richiesto l’intervento dell’assistenza sono in costante aumento, eppoi non possiamo sempre ridurre tutto a costi economici. Ma scusate, vogliamo cominciare una buona volta a usare le risorse, già disponibili, per stabilizzare il personale? Magari i soldi non basteranno, ma almeno s’avvia un discorso. In ultimo -…ma non ultimo – abbiamo avviato proprio in Puglia da tempo un percorso d’internalizzazione con le società ‘in house’ per i servizi ospedalieri: anche questa potrebbe essere un’ipotesi di trattativa in partenza, no? Insomma l’importate è che se ne parli e si provveda di conseguenza>>.
Francesco De Martino
Pubblicato il 31 Gennaio 2025