Cultura e Spettacoli

Egnazia, il fasto da ridimensionare

Gli anfiteatri romani avevano forma ellittica o circolare, mai rettangolare, quadrata, esagonale… L’assenza di forme geometriche spigolose si spiega con la necessità di assicurare la massima fluidità di movimento all’interno dell’arena, elemento indispensabile nel caso delle ‘venationes’, spettacolo consistente nella caccia e nell’uccisione di animali selvatici (cervi e cinghiali) inseguiti da arcieri a cavallo. Con l’anfiteatro di Egnazia, invece, siamo in presenza di una disarmonica figura ovoidale. Nessun architetto avrebbe mai disegnato così un impianto. La disarmonia non è tanto nell’acutezza dell’unico vertice, quanto nella base orientata a sud, che si presenta bruscamente lineare. Un muro infatti taglia il secondo vertice di questo mancato ellisse. Tale anomalia fa considerare due ipotesi. Nella prima, l’anfiteatro venne realizzato utilizzando l’unico (irregolare) spazio rimasto disponibile all’interno di un’area fortemente antropizzata. Nella seconda ipotesi il ‘taglio’ di cui prima dovette avvenire a danno dell’originale tracciato in epoca successiva alla costruzione, quando l’anfiteatro aveva esaurito la sua funzione. Un piccolo abuso perpetrato, forse, da un facoltoso patrizio nella necessità di ampliare la propria domus e che non dovette incontrare ostacoli, stante la sopravvenuta inutilità dell’impianto. In entrambi i casi stiamo parlando di una cosa alla buona, come attesta l’assenza di gradinate. A parte una tribunetta in pietra in direzione nord-est e una fila di sedili litici collocati all’altezza del vertice nord, non esistevano che posti in piedi, riservati a un cento- duecento spettatori accalcati dietro una staccionata. Definita anfiteatro con la stessa grandeur con cui oggi nella città di provincia si dà dello ‘stadio’ a ciò che in precedenza veniva più logicamente etichettato come ‘campo sportivo’, la struttura in questione venne edificata sotto il patronato di Marco Vipsanio Agrippa, braccio destro di Ottaviano, nell’ambito di un rilancio della città che doveva da un lato accrescere il consenso dei cittadini verso l’Imperatore e dall’altro ripagare la stessa popolazione dell’appoggio fornito ad Ottaviano nel corso della guerra civile (allo stesso periodo appartengono il criptoportico, il porto, la basilica civile, la piazza e le terme). Fumo negli occhi, in sostanza, l’equivalente odierno di una ‘cattedrale nel deserto’. Ma forse a parlare di anfiteatro siamo solo noi. Più probabilmente gli egnatini adoperarono quella spianata solo per pantomine religiose o spettacoli teatrali (peraltro senza che si parlasse di ‘teatro’). E se mai ludi circensi furono disputati ad Egnatia, il suo preteso anfiteatro non ospitò né corse di bighe, né naumachie. Al più quella spianata fu testimone di qualche scontro tra gladiatori. Spettacoli comunque di bassa caratura, forse allestiti da riccastri in cerca di consenso e perciò disposti ad ingaggiare le carovane circensi nomadi che battevano le piazze minori (i grandi nomi in Puglia preferivano le piazze maggiori, come Lecce o Canosa, uniche città da noi dotate di impianti capaci di migliaia di spettatori). In conclusione, almeno alla luce del mancato anfiteatro (del quale Orazio non fa cenno nella celebre Satira), il decantato fasto di Egnazia andrebbe ridimensionato.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 4 Febbraio 2023

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