Cultura e Spettacoli

Elena, quanta esuberanza

Il Mito mente, parola di Philip Moeller. Elena non tradì nessuno, dal momento che fu proprio il marito (il vile Menelao) a infilarla nel letto di Paride al solo fine di liberarsi di una moglie volubile, vanesia e capricciosa. Ma l’indolente monarca ebbe presto a pentirsene dato che la conseguente guerra di Troia lo costrinse a smettere pantofole e giacca da camera per vestire l’armatura. Catturato dall’intrigante e modernissima rilettura del drammaturgo newyorkese, Carlo Formigoni confeziona un atto unico (‘Il marito di Elena’) nel quale l’ironia sgomita relegando l’epos in secondo piano. L’aspetto musicale evidenzia questa caratteristica. L’enfasi degli ottoni, infatti, è sostituita dallo sberleffo acustico di una trombetta, mentre nel sordo brontolio di un tamburo vivono gli ultimi echi di un mondo di Dei ed Eroi. La reggia di Sparta qui somiglia nello spirito a un salotto parigino fin de siécle. Sicché Elena è femme fatale da cinema muto, Paride ricorda la leggerezza degli amanti di Feydeau, Menelao e la sua eminenza grigia, Analiticus, hanno la consistenza di gallonati granduchi e consiglieri da operetta. La tragedia di un re, allora, la passione di una donna e l’audacia di un principe svaporano in un ‘marameo’ che tra le righe smitizza l’aspetto minore dell’epica, quello per esempio che ritrae divinità infantili e rancorose (come Giunone, Minerva e Venere in contesa per l’aureo frutto della discordia). L’ultima produzione di Teatro dell’Altopiano si distingue anche per l’eleganza asciutta della scena : Stagliata contro un vaporoso velario, un’ottomana (non c’è altro in scena) funge da ideale trono alla fedifraga regina. Ma più spesso Elena svolazza insofferente per la scena, contro il cui candore si staglia fasciata d’erotico bruno la sua invidiabile silhouette ; davvero buono il lavoro di Lisa Serio anche per quanto riguarda i costumi. Nell’insieme, una messinscena piacevole, briosa, piena di equilibrio. Quanto agli interpreti, Valentina Rota è un’Elena esuberante al punto giusto, mentre Dario Lacitignola (Menelao) disegna con misura la figura di un infingardo. Angelica Schiavone nel ruolo di Tsumu, la serva di casa saggia e succube, è brava nel togliere età al suo personaggio e farne il trait-d’union fra mondi lontanissimi. Senza sforzo il solito spassoso Francesco Lamacchia conferisce al suo Paride un tocco deliziosamente cialtronesco. Infine lui, il diversamente giovane Carlo Formigoni che, regista in campo, effonde simpatia nei panni di un inascoltato cortigiano-bibliotecario. Ottima l’accoglienza della platea per un lavoro che ha il pregio della completezza. ‘Il marito di Elena’ diverte e omaggia il buon gusto.

Italo Interesse


Pubblicato il 16 Settembre 2014

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