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Elezioni Politiche:tabelloni vuoti per una strana campagna elettorale

E’ una campagna elettorale strana quella in corso, per le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio prossimo. Infatti, mancano appena venti giorni alla chiusura delle attività di propaganda, che per legge non può più essere effettuata oltre la mezzanotte del giorno 22 febbraio, però i tabelloni elettorali, appositamente installati dal Comune per le stampe propagandistiche di partito, finora a Bari sono rimasti inutilizzati. Le forze politiche maggiori, quasi tutte, da tempo hanno preferito utilizzare la cartellonistica pubblicitaria a pagamento, per far affiggere le stampe conosciute come i 6 x 3 e che, per la particolarità delle loro dimensioni, possono essere collocate soltanto sugli idonei impianti stradali normalmente destinati alla pubblicità commerciale, ma che in questo periodo  di fatto risultano in gran parte occupati da quella elettorale dei partiti. Una considerazione, questa, che sta dando adito a non poche riflessioni tra la gente comune sulle effettive capacità di spesa, e quindi di investimento, che taluni partiti e candidati hanno per affrontare la campagna elettorale. Infatti, il costo della singola gigantografia 6 x 3 è alquanto modesto, poiché si aggirerebbe intorno ai 25/30 Euro cadauna, ma quelli di affissione e nolo degli impianti è tutt’altro che contenuto, considerato che le tariffe praticate variano da un minimo di 500 Euro fino a raggiungere cifre di 1.500/2.000 Euro per settimana, a seconda della visibilità e del luogo dove è ubicato l’impianto che ospita il manifesto. In base a questi costi, si potrebbero facilmente calcolare, sia pur in modo approssimato, le cifre necessarie ad effettuare una campagna di propaganda elettorale attraverso la cartellonistica pubblicitaria a pagamento, per rendersi subito conto di che entità sono gli investimenti effettuati da taluni partiti e candidati in questa campagna elettorale, che apparentemente sembra finora svolgersi all’insegna della sobrietà nei costi e dell’austerità di manifesti. Però, questa situazione di propaganda elettorale effettuata soltanto con i cosiddetti manifesti 6 x 3, o con altre stampe più piccole comunque affisse su impianti pubblicitari a pagamento, difficilmente durerà per l’intero periodo della tornata elettorale perché, appena qualche partito comincerà ad uscire con i tradizionali manifesti da muro, la competizione dovrebbe scatenarsi anche sul fronte propagandistico delle stampe affisse negli spazi elettorali gratuiti assegnati ai partiti. E sarebbe davvero strano se ciò non accadesse almeno nelle ultime due settimane prima del voto. Ma la stranezza della campagna elettorale in corso – a detta di alcuni semplici elettori baresi – non è solo quella innanzi riportata, in quanto anche altre stranezze si constatano a livello locale, per il modo in cui la gran parte dei partiti in competizione si sono attrezzati nell’organizzazione comunicativa territoriale. Infatti, rilevano questi stessi baresi, gli apparati di alcuni dei partiti maggiori sembrano essere praticamente inesistenti sul territorio, poiché molti loro esponenti comunali, provinciali e regionali non interessati  direttamente, perché non candidati, finora sembrano del tutto estraniati dall’attività preparatoria di ricerca del consenso al proprio partito. Un’attività, quest’ultima, che è invece fondamentale quando si tratta di chiedere il voto di preferenza. Ed è proprio l’assenza della possibilità di scelta, dovuta alla vigente legge elettorale, meglio nota come “Porcellum”, che crea una sorta di disinteresse all’interno degli stessi partiti a ricercare voti in campagna elettorale, per una migliore affermazione politica del simbolo del quale si è espressione in uno dei consessi istituzionali citati. Una migliore affermazione di cui, notoriamente, si avvantaggiano solo coloro che alla fine scattano nell’elezione alla Camera, o al Senato. E, quindi, lascia fuori tutti gli altri, che hanno concorso al risultato, ma che sotto l’ aspetto strettamente personale rischiano di non vedersi a vedersi riconosciuto l’impegno profuso ad apportare consensi al simbolo. Ciò determina una mancanza di entusiasmo non soltanto in molti candidati cosiddetti di servizio, ma soprattutto nei referenti di base dei partiti, che spesso vengono pure misconosciuti per l’attività svolta, se coloro che sono stati eletti ritengono il risultato dell’elezione unicamente frutto della capacità attrattiva nazionale del simbolo. A questa difficoltà oggettiva delle forze politiche di mobilitare a pieno i propri referenti, sta volta si aggiungono sicuramente altri noti fattori d’incertezza. Fattori che, però, riserveranno molte sorprese a partiti e candidati all’apertura delle urne.                       

Giuseppe Palella


Pubblicato il 2 Febbraio 2013

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