Cronaca

Emergenza depuratori: “17 su 30 sono fuorilegge”

Oltre la metà dei campionamenti eseguiti in Puglia dai biologi di Goletta Verde è risultata “fuorilegge”. In ben 17 casi (corrispondenti per lo più alle foci di fiumi e ai canali), rispetto ai 30 punti monitorati lungo gli 865 chilometri di costa, è stata evidenziata una carica batterica al di sopra dei valori consentiti dalla legge e per quattordici di questi punti il giudizio è “fortemente inquinato”. Non si tratta di assegnare ‘patenti di balneabilità’. Ma è la fotografia di Goletta Verde, la campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane.

“Acque inquinate da scarichi non depurati adeguatamente, con presenze di escherichia coli e enterococchi intestinali – si legge nei risultati del monitoraggio per i tratti corrispondenti alle foci dei fiumi e per zone di per sé non balneabili – che contribuiscono non solo a inquinare, ma mettono in pericolo la stessa salute dei cittadini. Quella scattata dai nostri biologi – spiegano inoltre i volontari – è un’istantanea che non può e non vuole sostituirsi alle analisi ufficiali effettuate dagli organi competenti. I risultati emersi, però, rappresentano non solo una denuncia della situazione, ma un monito affinché si intervenga per risolvere al più presto le criticità”.  Finiscono sotto accusa ancora una volta le foci dei fiumi e dei canali, ma anche gli scarichi degli stessi impianti destinati alla depurazione dei reflui urbani, che – denunciano gli ambientalisti – dimostrano ancora una volta le criticità che toccano il sistema depurativo pugliese. “La nostra regione – dice Tarantini – in questi ultimi anni si è particolarmente distinta per azioni di sostenibilità e tutela ambientale; gode di splendide aree e parchi protetti, zone di pregio turistico. È per questo che chiediamo alla Regione e ai sindaci di lavorare in sinergia per risolvere al più presto anche le criticità legate ad un sistema un sistema di depurazione obsoleto, laddove esistente, e non più in grado di gestire il carico di reflui urbani che vi arriva soprattutto d’estate”. I biologi di Legambiente da metà giugno stanno passando al setaccio foci di fiumi e torrenti ma anche spiagge e punti critici segnalati dai cittadini per scattare un’istantanea che consenta di verificare anche l’apporto inquinante che arriva dai fiumi. Proprio per questo preoccupa la situazione riscontrata in Puglia dove 17 campionamenti rispetto ai 30 realizzati sono risultati con un valore di carica batterica oltre i limiti consentiti. “È un quadro che ci preoccupa, ma di certo non ci sorprende – commenta Ciafani  –   vista la situazione di crisi in cui versa il sistema depurativo della regione. Alla mancanza cronica di impianti di depurazione, soprattutto da parte dei comuni dell’entroterra, si aggiunge anche il carico inquinante dei reflui non adeguatamente trattati che spesso non riescono a gestire i picchi estivi: si tratta di una situazione davvero imbarazzante che va sanata una volta per tutte”. Secondo le cifre in possesso dell’associazione, “il 23 per cento dei cittadini pugliesi, circa un milione di abitanti, scarica i reflui senza che questi vengano depurati. I 187 depuratori della regione hanno ancora problemi di funzionamento, criticità e questioni irrisolte che in alcuni casi rendono inefficace la depurazione. Tra questi ci sono ad esempio 11 vecchi impianti, tutti da dismettere, che rischiano di inquinare le acque sotterranee, scaricando direttamente in falda o ancora quelli con problemi nel funzionamento e i cui scarichi risultano non conformi, come certificano i dati Arpa (nel 2012 sono stati 52 quelli giudicati non conformi).

La situazione più critica è nella Bat, dove i depuratori delle cittadine che danno il nome alla provincia sono risultati non conformi. Ma non sono gli unici grandi impianti a risultare non conformi, come dimostrano i superamenti dei limiti riscontrati in uscita dai depuratori di Bari Ovest, Foggia e altri tra i più grandi. Ci sono poi 10 impianti sottoposti a procedimento penale. E se a tutto questo si aggiungono anche gli scarichi abusivi non controllati e gli altri illeciti legati all’inquinamento del mare, il risultato è un quadro preoccupante che impone una svolta da parte delle istituzioni. A confermare la situazione emergenziale in cui si trova la Puglia, lo scorso giugno la Camera ha approvato la proroga dell’emergenza ambientale legata alla depurazione fino a fine 2013″.

Questo il quadro provinciale delle analisi effettuate. In provincia di Bari nessuno dei tre prelievi ha dato esito positivo. Fortemente inquinati i due campionamenti effettuati al porto del capoluogo regionale (nei pressi delle foci di scarico di Radice del molo Pizzoli e del Molo dei pescatori). “Fuorilegge” anche il prelievo effettuato alla foce di scarico del depuratore di Monopoli Nord.  Preoccupanti anche le analisi che interessano la provincia di Brindisi, a partire dal comune capoluogo dove i prelievi effettuati nei pressi della foce Canale Giancola, nell’omonima località, è stato giudicato “fortemente inquinato”. Stesso giudizio per i prelievi alla foce del Canale Infocaciucci in località Lindinuso di San Pietro Vernotico e del canale di scarico del depuratore in località Villanova di Ostuni, su via dei Pioppi. “Inquinato”, invece, il prelievo effettuato nel comune di Carovigno, in località Torre Guaceto, nei pressi della foce del canale Reale.Tre i campionamenti effettuati in provincia di Foggia. L’unico punto nel quale è stata riscontrata la presenza di una carica batteriologica superiore a quella consentita, e giudicato “fortemente inquinato”, è stato quello eseguito nei pressi della Foce del torrente Candelaro nel comune di Manfredonia. Entro i limiti, invece, le analisi effettuate nei pressi della foce del torrente Carapelle in località Lido Rivoli/Foggiamare del comune di Zapponeta e alla foce del Canale Schiapparo, in località Lago di Lesina tra il comune di Lesina e Torre Mileto.

 


Pubblicato il 10 Luglio 2013

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