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Emergenza stabili occupati a Bari: una storia infinita

L’estate è cominciata e con essa il caldo e i problemi che ne derivano sono subito emergenza: ne parlano i telegiornali, i quotidiani e prima ancora chi vive in questa città. L’argomento è sulla bocca di tutti ma chi dovrebbe migliorare le condizioni di vita stenta ad agire. Non è difficile capire che le alte temperature e l’afa che caratterizzano il nostro clima, creino disagi proprio in quelle zone che avrebbero bisogno di essere riqualificate a dovere. La lista sarebbe lunga ma tanto per citarne qualcuno poniamo l’attenzione sul condominio di via Beltrani nei pressi della stazione centrale, del mercato coperto di via Carrante nel quartiere Poggiofranco o la situazione del Ferrhotel…per non parlare di problemi ancora più vecchi come l’ex gasometro di quartiere Libertà o la scuola San Marcello in via Re Davide dismessa dagli anni novanta. Insomma la questione è seria: ogni anno in fondo le questioni rimangono le stesse ma le soluzioni scarseggiano. Naturali cause di questo processo sono le lamentele incessanti di chi vive in quelle condizioni e di chi abita nei dintorni, abbindolato da promesse mai mantenute e da silenzi ancora più gravi. Tutto è sulla bocca di tutti, come detto, chiunque a Bari ne parla ma l’indifferenza dell’amministrazione è una spada di Damocle davvero imponente. E’ sufficiente far visita ad uno di questi luoghi per capire quanto urgente sia diventata la situazione, non solo igienico sanitaria ma anche di vivibilità.
 
Il caso dello stabile di via Beltrani
 
Procediamo con ordine: in questi giorni è stata portata all’attenzione la faccenda del condominio situato in via Beltrani 1, stabile dichiarato inagibile ormai da tempo dopo accurate perizie, che rimane occupato da oltre sessanta persone tra famiglie baresi ed extracomunitari.Fin qui tutto “normale”: la storia cominciata lo scorso Dicembre prevedeva l’assegnazione dell’ immobile a chi non avesse un tetto, così da poter superare l’inverno. Inizialmente era destinato ad ospitare la sede dell’Agenzia del Demanio ma in un secondo momento venne presa la decisione di abbatterlo in quanto l’area in cui è collocato serviva alla società ferroviaria locale.Questo era il lontano 2006: da allora rimane disabitato ( ed inagibile ) fino a sette mesi fa. Affidato a chi ne ha più necessità da parte del Comune, ora la situazione è degenerata.Rifiuti lanciati sui binari, condizioni igieniche ai limiti della tolleranza e danni strutturali che peggiorano con lo scorrere del tempo.E’ una situazione di causa ed effetto: i rifiuti col caldo creano insetti e cattivi odori, le condizioni igieniche scarse possono dar vita ad infezioni ed infine le condizioni del palazzo ne minano la sicurezza ai danni degli ignari residenti. Per sopravvivere si fa di tutto e nell’arco di un anno le denunce sono diventate troppe e le lamentele anche.
 
L’occupazione dell’ex mercato di Poggiofranco 
 
Ora, valutando la situazione dell’ex mercato coperto di Poggiofranco, non possiamo che notare le medesime condizioni con l’aggravante di feste, concerti e manifestazioni organizzate da ragazzi, associazioni studentesche e movimenti politici giovanili. E’ così da oltre un anno, un vero e proprio punto di ritrovo che accende le polemiche degli abitanti delle zone limitrofe. Anche in questo caso il Comune aveva tentato di porre rimedio attraverso un avviso pubblico per concedere lo spazio in gestione ma fino ad ora non è stata presentata alcuna domanda.Che ci sia la necessità di eventi e manifestazioni, concerti e ritrovi a Bari nessuno discute ma che le zone debbano essere controllate e rese agibili a norma di legge dovrebbe essere un obbligo. Il sindaco Michele Emiliano aveva garantito pattuglie di ronda per controllare la situazione ma, stando alle testimonianze, i controlli non sono mai avvenuti o sono stati insufficienti e nessuno ne dubita. Riqualificare e valorizzare luoghi tenuti in disuso da un’amministrazione addormentata è sempre cosa giusta se consideriamo che le motivazioni che spingono ad agire così, il più delle volte, sono dettate dalla rabbia dei cittadini che vivono ogni giorno il degrado dei loro quartieri.
 La storia del Ferrhotel
 Quanto accade invece nello stabile di proprietà di Trenitalia, il Ferrhotel, è differente o da considerarsi quasi una storia a parte ma di uguale gravità. L’occupazione comincia nel 2009 da parte di alcuni rifugiati, persone uscite con permesso di soggiorno dal C.A.R.A. di Bari – Palese o rinviate in Italia a seguito della Convenzione di Dublino che attribuisce all’Italia il valore di stato competente per la procedura d’asilo e per la titolarità di soggiorno. Va specificato che la maggior parte degli immigrati tende ad andare verso altri paesi europei, proprio in virtù di quel sistema di welfare ed accoglienza, del tutto assente in Italia. Come si può notare qui il problema prende in esame l’intera regione e non solo Bari, eppure a distanza di tre anni siamo ancora qui a discuterne. A volte mancano luce, elettricità e beni di prima necessità come l’acqua rendendo invivibile lo spazio anche ai più elementari livelli di sanità. Torniamo a ripeterci, anche questa faccenda  è rimasta  “bloccata” al via.Le domande sono ovvie, ci si chiede quanto tempo passerà ancora affinché  l’amministrazione comunale decida di prendere provvedimenti seri in merito e soprattutto quanto ancora dovranno peggiorare le condizioni di questi uomini prima di voler agire.
 
Davide Antonacci
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 13 Luglio 2011

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