Cronaca

Emiliano a testa bassa contro Renzi a colpi di referendum

 

Il neo governatore pugliese del Pd, Michele Emiliano, ora forse ci sta prendendo gusto con i referendum e domenica sera, in occasione del concerto barese a piazza Fume, ha sottoscritto i quattro quesiti proposti dal comitato promotore del referendum abrogativo sulla “Buona scuola”. A rendere noto l’adesione di Emiliano alla richiesta di quest’altra iniziativa referendaria è lo stesso coordinamento pugliese che si batte per l’abrogazione di alcuni punti normativi della “riforma 2015” del governo Renzi sulla scuola e che, su Facebook, ha pubblicato anche le foto del governatore pugliese mentre firmava domenica scorsa ad un banchetto allestito a Bari nella piazzetta di fianco al teatro Petruzzelli dal comitato promotore, in occasione della manifestazione canora per il referendum sulle trivelle. “Il Presidente della Regione Puglia – scrive il Comitato nella propria pagina su Facebook – ha firmato per il referendum abrogativo di 4 punti della legge 107/15 (“Buona Scuola”). Questa si configura come un importante presa di posizione da parte delle istituzioni che da oggi dovranno battersi per la scuola pubblica, la democrazia e la giustizia sociale nel nostro Paese”. Però, questo ulteriore atto di Emiliano contro il governo guidato segretario del suo stesso partito, il Pd, è evidentemente un altro attacco a testa a bassa del governatore pugliese a Matteo Renzi. Ma che il presidente della Regione Puglia, pur avendo più volte dichiarato di non essere interessato a correre per una scalata alla guida del Pd al prossimo congresso, abbia ormai deciso di gettare le basi per mettere in discussione la leadership di Renzi, sembra un dato sin troppo evidente. Infatti, anche attraverso un’intervista rilasciata di recente ad un importante quotidiano nazionale (ndr – La Stampa) sulle ragioni del suo “Sì” al referendum di domenica prossima, il governatore pugliese non risparmia critiche all’operato del governo ed annuncia cosa lo guiderà al prossimo congresso del Pd per la sua scelta del segretario nazionale. Emiliano – intervistato da La Stampa –  ha affermato che la campagna astensionista lanciata dall’attuale segreteria nazionale del Pd al referendum sulle trivelle gli “provoca un grande dolore”. “Lo stesso governo – ha poi proseguito il governatore pugliese – che nella riforma costituzionale ha abbassato il quorum sul referendum fa campagna per far mancare il quorum”. Infatti, secondo Emiliano, nella base del Pd c’é  “immensa tristezza per aver sposato la parte peggiore del Paese contro la nostra storia. Renzi aveva giurato di rottamare le lobby, invece vive e lotta insieme a loro. E’ gravissimo: noi non siamo il partito dei petrolieri”. Il governatore della Puglia nell’intervista al quotidiano torinese rivendica che “tutti hanno capito che questi pozzi non hanno impatto né sull’approvvigionamento energetico, né sull’occupazione” e sostiene, inoltre, che il referendum si poteva evitare. “Io e Pittella (ndr – governatore della Regione Basilicata) ci presentammo al ministero chiedendo udienza” ha ricordato Emiliano. Però, né il premier, né il ministro (ndr – alla Sviluppo economico) li hanno mai ricevuti. Ed a tal proposito ironizza il neo presidente della Regione Puglia commentando: “Sbattuti fuori come migranti alle frontiere”. E, prosegue, sottolineando che, per il governo Renzi, era una trappola mantenere in vita l’ultimo quesito referendario, cioè quello per cui è stata ammessa la consultazione di domenica prossima e che il governo avrebbe potuto evitare intervenendo con qualche modifica sulla norma oggetto di referendum, come è avvenuto per gli altri 5 quesiti non ammessi, perché le norme su cui dovevano pronunciarsi gli elettori sono stare cambiate in tempo utile dallo stesso governo. Trappola che, sempre secondo Emiliano, doveva servire per far “schiantare contro il muro del quorum” ed umiliare, per l’appunto, i promotori del referendum. Parlando, poi, dell’inchiesta della Procura di Potenza sul petrolio, lo stesso Emiliano nell’intervista a “La Stampa” ha affermato: “Ci siamo accorti che il processo legislativo dello sblocca-Italia è stato inquinato. Anche se il premier è innocente, perché le lobby agivano sul ministero, casualmente lui la pensava allo stesso modo”. Con “la logica dello sblocca-Italia”, ha sottolineato Emiliano, “le lobby parlano con i ministri, i presidenti di Regioni con milioni di abitanti vengono sbattuti fuori dalla porta e la crisi dei partiti si risolve invitando la gente a non votare”. Ed ha poi concluso dicendo: “La mia (ndr – logica) é quella dello sblocca-democrazia” con l’avvertimento che questa stessa logica “sarà materia anche del prossimo congresso del Pd”. Infatti, ha terminato Emiliano: “Io sosterrò chi avrà la linea dello sblocca-democrazia”. Quindi, è ormai evidente che in questi ultimi giorni, che precedono il voto referendario di domenica prossima, il governatore pugliese si è accorto che il risultato della consultazione potrebbe mettere in seria difficoltà il premier Renzi ed il suo governo, a prescindere da fatto se si raggiungerà o meno il quorum per la validità della consultazione. Infatti, la scelta della segreteria del Pd di invitare a non recarsi al voto rischia di tramutarsi in un vero boomerang per Renzi e per il suo governo. Da evidenziare che persino il presidente della Corte Costituzionale, Paolo Grossi, ha invitato gli elettori ad esercitare comunque il diritto di voto al referendum, prescindendo dalla scelta del voto. Per cui non è da escludere che, se Emiliano che Renzi resterà isolato nel suo appello al “non voto”, altri duri attacchi politici al premier potrebbero arrivare da parte del governatore pugliese, prima della prossima domenica. Attacchi che se non arriveranno prima del voto, di certo arriveranno dopo. Infatti, la “guerra” a colpi di referendum di Emiliano a Renzi è forse appena agli inizi. Infatti, il meglio di questo “scontro al vertice” tra un premier ed un presidente di Regione, entrambi dello stesso partito, probabilmente è ancora da venire. 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 12 Aprile 2016

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